di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Un Catanzaro davvero brutto quello visto ieri al Ceravolo. Se si aspettava una risposta in termini di carattere e motivazione dopo la sconfitta con il Padova ieri non è arrivata.
Squadra senza idee ma soprattutto senza cattiveria.
Gli uomini di Vivarini mostrano involuzione sul piano del gioco. Squadra troppo bassa con un centrocampo sterile un attacco non pervenuto.
Questa è la fotografa di un match dove si registra una sola conclusione in porta di Welbeck che scheggia il palo. Poi, il nulla.
Dall’altra parte, il Palermo prova a fare di più con l’esordiente Baldini in panchina. Tre tiri per i rosanero, di cui uno insidioso nel finale.
La prima occasione sui piedi di Soleri nella ripresa con un bel diagonale che finisce di poco fuori.
Il secondo di Luperini che, accortosi del portiere fuori dai pali, prova a beffarlo senza fortuna.
La terza, la più insidiosa, con Brunori appena entrato, che si libera dal suo avversario in area di rigore e tira a colpo sicuro da due passi ma la palla finisce fuori bersaglio.
La fine del match riserva bordate di fischi per Martinelli e compagni e il coro “andate a lavorare” della “Capraro”.
Insomma, giornata da dimenticare per i giallorossi che fanno una brutta figura, alcuni più di altri, e danno la sensazione di aver perso la propria identità e quanto di buono visto nelle prime gare dell’era Vivarini.
La prossima sfida di Catania sarà durissima e dirà se il Catanzaro può ancora dire la sua in questo torneo o se invece si è inceppato qualcosa nel lavoro del tecnico di Ari o ancor di più se ci sono ulteriori problemi di natura strutturale e/o dirigenziale.
Si ha come la sensazione che questa squadra abbia perso la propria identità di gioco, quella consapevolezza di sé maturata nel corso di oltre un anno di lavoro fatto con mister Calabro esonerato con troppa facilità a campionato in corso.
Lo stesso tecnico sui cui la Società aveva puntato per migliorare e provare a vincere dopo il secondo posto in campionato e i successi inaspettati su campi difficilissimi e contro corazzate come Bari e Ternana.
Tutto ciò senza ostentare un grande gioco ma mettendo in campo una forte determinazione e una coesione di un gruppo unito sui valori umani, che si identificava nel mister, nel gruppo squadra, e nella sua idea di un calcio semplice, a volte anche noioso, spartano ma fatto di senso d’appartenenza e di valore per la maglia, ma soprattutto capace di regalare grandi emozioni.
Così è stato l’anno scorso: un campionato entusiasmante, sempre nel vivo, con una squadra sulla carta non certo superiore a quell’attuale ma che di fatto ha saputo ottenere grandi risultati.
Oggi tutto questo sembra essere smarrito.
L’allenatore confermato a fine anno ma poco ascoltato sul mercato estivo e pochissimo su quello invernale precedente non riesce più a ritrovare quel filo conduttore che lo aveva reso condottiero alla guida dei sui uomini.
La Società non lo sostiene più come l’anno precedente e nel giro di pochi mesi il tecnico di Melendugno, ormai isolato, perde popolarità nello spogliatoio privato dei suoi uomini simbolo.
La classica vacca è servita per mano di pochi infedeli mentre la dirigenza guarda in silenzio e lascia fare.
E così arriva l’esonero che accontenta una fetta della tifoseria ma che di fatto cancella di colpo tutto il lavoro precedente programmato con tanto di proclami.
Un lavoro certosino, curato nei minimi dettagli e portato avanti con anima e cuore per oltre un anno, per cercare di migliorare in ogni aspetto.
Da un giorno all’altro, la dirigenza messa sotto pressione dalla piazza e condizionata da alcuni big dello spogliatoio decide di azzerare tutto e ripartire da capo.
Si parla di un nuovo progetto tecnico con un allenatore scelto in meno di 48 ore che arriva come seconda scelta dopo il mancato accordo con Mimmo Toscano.
Tutto molto strano, tutto poco comprensibile.
Ecco cosa accade a Catanzaro. Ecco perché non ci si ritrova più e i calciatori sono disorientati.
Ecco perché i nuovi arrivati hanno difficoltà a trovare la propria dimensione. È tutto da rifare e quindi un’incognita.
Tuttavia, le aspettative generali sono altissime, i risultati e le prestazioni non soddisfano e così la delusione prende il sopravvento.
Ecco perché il tecnico Vivarini ribadisce serenamente che il Catanzaro ancora non è una squadra e deve affidarsi ai singoli, perché sa bene che si parte da zero.
Ma siamo sicuri che proprietà e dirigenza vogliono partire proprio da zero? O invece si aspettano ben altro da questo tecnico???
Il mercato trionfale di gennaio fa pensare al contrario confermando che la famiglia Noto ci crede fin da subito e vuole vedere risultati immediati e un Catanzaro competitivo e capace di vincere.
Quello che ieri non si è visto e che sicuramente lascia perplessi tutti, non ultimo il presidente Noto che si è impegnato tanto a gennaio ma ancora una volta deve ingoiare amaro.
Le prossime gare decideranno verosimilmente il futuro del tecnico di Ari a cui non sarò concesso molto tempo per dimostrare quanto vale.
Il rischio che venga travolto dagli eventi è molto alto e i prossimi risultati faranno la differenza.
Il futuro potrebbe riservare anche clamorosi ritorni di fiamma e la prosecuzione di un progetto interrotto troppo presto per dire di essere fallito.
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