di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Uno, due, tre squilli, finalmente risponde: “Sì, pronto, con chi parlo?” Buonasera, chiamo da Catanzaro, lei è Massimo Marsich? “Sì, certo, sono io”. Se non la disturbo vorrei fare due chiacchiere su quanto sta accadendo in Italia a causa del Coronavirus che ha bloccato anche il calcio.
“Senta, ma perché io, ma è uno scherzo??? “Ma no, le garantisco di no, sono un cronista! La chiamo perché, nella stagione 98/99, ha indossato la maglia numero 9 del Catanzaro, segnando oltre 10 gol. La tifoseria porta un bel ricordo di lei in quel campionato di C2, che purtroppo finì con l’eliminazione ai play-off per mano del solito Benevento.
In tempi di calcio non giocato, abbiamo pensato di fare un tuffo nel passato e ripescare calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa. La volta scorsa è stato il turno di Luca Lugnan.
“Ok, va bene, mi scusi ma per un attimo pensavo davvero fosse uno scherzo!” Il biondo attaccante triestino si distende e attacca:
“Io sono di Trieste ma vivo da tempo in Lombardia e alleno l’Arsaghese calcio, una squadra di dilettanti che milita nel girone A della Prima categoria. Che dire: Lo stop del calcio in questo momento passa in secondo piano. La salute di tutti è la cosa principale. Ciò che sta accadendo oggi sicuramente rimarrà nella storia. Nessuno di noi due settimane fa poteva immaginare che si arrivasse a questo punto, ma ne usciremo”.
Quella del 99’ fu una bella stagione di C2 con Morrone in panchina. Giocata ad alta intensità, ma poi finita, come tante altre, nella drammatica eliminazione ai play-off, il 6 giugno 1999, in un Ceravolo gremito.
“Ho bellissimi ricordi di Catanzaro – afferma l’ex attaccante delle Aquile - del suo pubblico e della città. Ho fatto un anno buono sul campo come tutta la squadra. Quella stagione mi è rimasta nel cuore. Non è finita bene ai play-off perché siamo arrivati un po’ cotti. Poi, se non ricordo male, la società presieduta Soluri (sponsor Teknalsystem) era in crisi, e questa situazione ci ha frastornati. Quell’anno feci 11/12 gol. Ripeto quell’annata mi è rimasta nel cuore e mi fa piacere che ricordi le cose. Sono passati 20 anni, ma ti posso assicurare che ogni tanto incrocio persone di Catanzaro in Lombardia che si ricordano di quando giocavo in Calabria e mi chiedono ancora la maglia che indossavo. E questo mi fa molto piacere”.
A novembre ‘98 (mese di calcio mercato di quegli anni) Marsich fu molto corteggiato da diverse squadre e in particolare dalla Reggina che militava in B e quell’anno fu promossa in serie A. Ma qualcosa di insolito impedì il suo trasferimento.
“Sì, quell’anno stavo facendo bene e su di me aveva puntato gli occhi la Reggina, ma la tifoseria insorse, anche per questioni di campanile, ritengo, e non mi fu possibile andare a giocare in cadetteria. La Reggina quell’anno conquistò la serie A.
Poi, a fine stagione, la società mi fece aspettare fino all’ultimo giorno ma non mi confermò. Sarei voluto tanto rimanere a Catanzaro ma la nuova dirigenza mi lasciò andare senza rinnovare il contratto in scadenza. E così, dopo aver perso diverse occasioni mi accordai con il Trapani. Forse tanti all’epoca non ebbero chiaro questo passaggio, ma le cose andarono proprio così”.
Il tempo sbiadisce tutto, “ma negli anni successivi – ricorda l’allenatore triestino - sono rimasto in contato per qualche tempo con alcuni giocatori di quella rosa. Ricordo Ciardiello, Babuin, Selva ed altri. Ma poi abbiamo perso i contatti. Comunque, è stata un’annata ultra positiva che mi ha davvero segnato. E ti posso assicurare che ancora oggi vado sempre a sbirciare il risultato del Catanzaro”.
Di quella stagione Marsich ricorda in particolare un gol, anzi, due: “Quello realizzato al 90’, al "Celeste" di Messina, che ci regalò la vittoria e finì su, “Mai dire gol" (ecco il video dal secondo 23: https://www.facebook.com/watch/?v=1952863438081543) “per una papera di Criaco; e quello siglato, sul campo neutro del “Carlei” di Lamezia, ad inizio campionato, quando il Ceravolo era ancora inagibile per alcuni lavori di ristrutturazione. Pioveva a dirotto e pareggiamo 1-1 con il Catania. A fine partita, diedi la mia maglietta inzuppata ad un tifoso che entrò sul terreno di gioco”.
Ecco, Marsich, quel tifoso ero io. E quella maglia numero 9 la custodisco gelosamente. “incredibile!”. All’epoca, la squadra la seguivo da un’altra prospettiva... Un attimo di pausa, breve stupore, incredulità del brevilineo centravanti col il fiuto del gol. Una risata reciproca e caldi saluti. La storia andrò proprio così!
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