di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Beh, se c’è un giocatore simbolo nella storia del Catanzaro quello è senza dubbio Massimo Palanca. Un attaccante singolare, fortissimo. Per chi lo ricorda come me a metà degli anni Ottanta, nella fase finale della sua carriera, conserva emozioni a dir poco inebrianti. Talento puro e sinistro al fulmicotone. Quell’incedere sornione che si accendeva all’improvviso e non lasciava scampo agli avversari.
E quel piedino fatato che calciava cannonate e lasciava a bocca aperta i portieri. Ma O’Rey, questo il soprannome, era un tipo riservato, schivo, e la sua semplicità forse strideva con il calcio dei grandi palcoscenici.
La sua esperienza al Napoli nei primi anni Ottanta fu deludente. Il suo vero grande club fu proprio Catanzaro. Un città di provincia dove "Massimè pari na molla" si "sente ancora a casa e conserva gli affetti più cari" – racconta a Rai sport, nello speciale pomeridiano dedicato proprio all’unico calciatore capace di segnare 13 gol da calcio d’angolo – .
Come dimenticare "l’esordio in serie A contro il Napoli, il primo gol all’Inter di testa tra i giganti della difesa. Fu un giorno bellissimo anche per i miei genitori. Giocammo quasi alla pari con i nerazzurri".
Classe ’53, è quinto di 8 fratelli, di cui 6 femmine e 2 maschi, e “avevo già un tifo numeroso a casa! Mio fratello Gianni ha giocato fino alla serie B con Taranto e Palermo, mio padre in serie C nel Porto Recanati. È una tradizione che si ripete. L’esordio lo devo anche a loro”.
Per chi ama le sue prodezze che ancora oggi fanno vibrare il cuore "i gol in rovesciata con la Lazio e con l’Atalanta" sono da incorniciare. Così come i trentamila nella terza promozione con il Como.
"Nel giro di due anni – racconta l’ex numero 11 del Catanzaro titolare di un negozio di abbigliamento vicino Camerino - siamo passati dalla serie A alla serie B e poi di nuovo in serie A. Fu un anno per me speciale in cui diventai il miglior cannoniere della serie B. Ma a Catanzaro fu qualcosa di indimenticabile".
E poi, "quel 3-1 a Roma che ai tifosi del Catanzaro rimarrà impresso per tutta la vita. Il nostro allenatore era Carlo Mazzone, romano verace, e la partita la sentiva molto. Noi gli volevamo un gran bene e per me è uno dei più grandi allenatori del calcio italiano. Così, abbiamo cercato in tutti modi di esaudire i suoi desideri. Il primo gol è avvenuto su calcio d’angolo. Per la verità – chiarisce l'ex attaccante di Catanzaro, Napoli, Frosinone e altri club - alla partita d’andata segnai alla stessa maniera, ma non me lo assegnarono, perché Francesco Rocca la sfiorò di testa e l’arbitro la considerò autorete. Al ritorno, stessa posizione, ho tirato e ho fatto gol direttamente dalla bandierina. Va detto pure che non si può segnare senza l’aiuto di un compagno. Allora, Claudio Ranieri faceva qualche azione di disturbo sul portiere e favoriva che la mia parabola finisse dentro".
Palanca fu convocato per la Nazionale sperimentale ai tempi di Bettega e Altobelli. "Da bambino tifavo Juve e il mio preferito era Paolo Rossi, ragazzo molto in gamba.
Nell’81, arrivai secondo nella classifica dei cannonieri in serie A".
E restano impressi nella memoria quei derby infuocati col il Cosenza. "Furono incredibili. Un anno andammo a Cosenza scortati. Trovammo lo stadio stracolmo un’ora e mezzo prima della gara. Un clima davvero ostile. Non dovevo neppure giocare, ma Claudio Tobia, allenatore dei allora, mi chiese di andare in panchina. Al secondo tempo subii insulti irripetibili e montò dentro di me una di rabbia che si tramutò in rabbia agonistica e così vincemmo 3-1. Feci due gol. Poi, in un altro derby realizzai una tripletta e vincemmo 3-0".
E infine, l’addio al calcio concesso da Fausto Silipo al 70’ nella partita casalinga contro il Barletta che sancì la retrocessione del Catanzaro. "E la mia commozione dopo 20 anni di carriera che purtroppo arrivò in un momento molto triste".
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