di SILVIA MARINO
Si sa, i sogni esauriscono presto il loro tempo. Il nostro sogno collettivo è durato poco più di due anni e adesso impone un brusco risveglio.
Un anno fa il calcio insegnava ad una città silente e intorpidita che c’è sempre un’altra possibilità, che le cose fatte bene portano risultati. Che avere un obiettivo comune è il discrimine per raggiungere ogni traguardo. Un progetto sportivo virtuoso ha rappresentato il traino per la rinascita sociale della Città capoluogo e della sua provincia.
La Città si è aggrappata a questo sogno. La squadra di calcio è divenuta il simbolo positivo di una intera comunità.
Ritornano alla mente, quasi a tormentarci, le immagini di momenti indimenticabili, in cui ci siamo sentiti i migliori, i più bravi (…e non capita spesso!!).Ritorna il ricordo del tempo in cui tornavamo a casa sconfitti ma felici perché il nostro Catanzaro aveva perso,ma ci aveva regalato il più bel gioco di sempre.
Abbiamo visto la squadra crescere come collettivo e come individualità.Un modulo di gioco (quasi) perfetto che esaltava nel gioco collettivo le qualità del singolo calciatore. Ritorna alla mente il percorso vincente che passando da Genova, Palermo, Cosenza, Parma, Venezia, Brescia, ci ha portato a disputare la semifinale play-off per la promozione in serie A.
Abbiamo salutato quell’ultima sconfitta come il preludio di altre vittorie e altre possibilità.
E’una forzatura dire che a Cremona si è chiuso un ciclo. Sarebbe stato naturale andare avanti e scommettere su altre opportunità, che non avrebbero dovuto portarci necessariamente nella massima serie ma avrebbero dovuto regalarci una speranza.
Lo sport è speranza di superare i propri limiti, è investimento emotivo. Nessuno può chiederci di non sperare più.
Non è stato solo calcio, è stata la condivisione di momenti di felicità. Quante volte nella vita capita di condividere un momento di felicità insieme a tante altre persone?
Non siamo pronti a rinunciare a tutto. A veder andare via gli artefici della nostra rivalsa. Non siamo pronti a rinunciare al sogno. Non è pronto tutto quel mondo che oggi si incrocia sulle spiagge, nei negozi, per strada e che si riconosce in uno sguardo.
Non possiamo, ancora una volta, ritornare indietro. Alla fine abbiamo perso tutti: la Società, l’Allenatore, il Direttore Sportivo, i calciatori che resteranno e quelli che andranno via, i tifosi.Perché dovunque andremo non ritroveremo la speciale alchimia giallorossa, quel legame emotivo profondo che ha tenuto insieme un sogno.
E ha perso la Città che aveva trovato un gancio a cui aggrapparsi.
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