di STEFANIA PAPALEO
Minacce gravi, gravissime. Richieste estorsive sempre più pressanti. Fino a quando, stanca di subire in silenzio, aveva preso il coraggio in mano e deciso di varcare la soglia della caserma dei carabinieri per denunciare i suoi aguzzini. E dalle dichiarazioni di un'imprenditrice del Catanzarese era scaturita "Cravatte piegate", il nome in codice dato all'operazione che, all'alba del 14 luglio del 2011, aveva fatto finire agli arresti domiciliari cinque persone, di cui 4 condannate in primo grado fino a 5 anni di reclusione. Oggi la sentenza in Corte d'appello (presidente: Antonio Giglio; consiglieri: Giovanna Mastroianni e Barbara Saccà), che ha confermato la decisione del Tribunale per Giuseppe Turrà (5 anni di reclusione e 2 mila euro di multa) di Steccato di Cutro, Mario Falcone (4 anni e 10mila euro di multa) di San Leonardo di Cutro e Antonio Froio (3 anni e 6 mila euro di multa) di Botricello, assolvendo solo Marco Falcone (in primo grado condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusine e 6 mila euro di multa).
Ha tenuto, dunque, la ricostruzione accusatoria che, fin dall'inizio, è stata supportata dall'avvocato Salvatore Iannone, costituitosi parte civile per conto dell'imprenditrice e del marito di quest'ultima, i quali, su un prestito iniziale di 30.000 euro, necessario a fronteggiare temporanee difficoltà, si erano visti applicare tassi di interesse mensili fino al 10% (120% annuali). Da lì le difficoltà nella restituzione di capitale ed interessi, che avevano provocato, da parte degli imputati, pressioni e minacce, sia telefoniche che mediante frequenti visite, che avevano portato il marito della donna anche ad allontanarsi per un periodo dal suo paese, salvo rientrare e, per far fronte ai debiti, cedere le attrezzature aziendali per un valore di circa 40000 euro a due dei 4 soggetti coinvolti.
Usura ed estorsione, nello specifico, le accuse a carico degli imputati, alle quali si era aggiunta quella di violenza privata, per aver costretto la donna ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie davanti ai carabinieri con frasi rivolte al marito del tipo “tua moglie non deve parlare altrimenti si merita una fucilata”. Minaccia che non aveva fermato le due vittime che, a conti fatti, sono riusciti a consegnare alla giustizia i quattro presunti criminali.
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