Valditara presenta la sperimentazione della Riforma degli Istituti tecnici, Rotundo: "Pesanti ricadute sulla Calabria"

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Domani il ministro sarà in Cittadella

  08 gennaio 2024 16:52

Carla Rotundo, esponente del Pd catanzarese, in occasione della venuta a Catanzaro del Ministro dell’Istruzione in programma per domani, torna sul delicato e controverso tema del ridimensionamento scolastico e- a suo dire- delle pesanti negative ripercussioni che avrà sulla nostra regione. In particolare Carla Rotundo nella sua nota si sofferma su alcuni aspetti del complesso problema della sperimentazione nazionale della Riforma quadriennale degli istituti tecnici e professionali.

di Carla Rotundo

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“Domani Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del “merito”, verrà ricevuto alla cittadella regionale dalla vice presidente della Giunta regionale della Calabria con delega all’istruzione e all’università, Giusi Princi, e dalla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Antonella Iunti, per partecipare ad una conferenza stampa, nel corso della quale sarà presentata la sperimentazione nazionale della Riforma quadriennale degli istituti tecnici e professionali. Ci dirà che 4 anni di scuola superiore sono più che sufficienti per un percorso che integri la scuola con le esigenze del territorio e del lavoro. Ci dirà che l’alternanza scuola- lavoro deve essere anticipata al primo biennio, senza aspettare di aver superato gli anni della “pubertà”, quel periodo “privo di problemi” che traghetta l’uomo dall’infanzia all’età adulta. Ci dirà che l’“addestramento professionale” non ha bisogno di ore di storia o di letteratura o di educazione civica o ancora di conoscenze che aiutino i ragazzi nella crescita e nello sviluppo di una coscienza civica, morale e consapevole dei valori insiti nella nostra Costituzione, perché non è necessario che acquisiscano una cittadinanza consapevole, prima di entrare nel mondo del lavoro.  Ci dirà che non ha alcuna rilevanza se si anticipano le esperienze lavorative senza aver sviluppato adeguate conoscenze di base o la capacità di riconoscere i propri interessi e le proprie attitudini. Basta con questa noiosa scuola uguale da Nord a Sud, basta cercare di trovare strategie per recuperare chi è in ritardo. Abbiamo bisogno di una scuola diversa per ogni territorio, per creare lavoratori. Ci dirà ancora che i professori, a volte precari e fuori sede per anni e magari abilitati all’insegnamento, non sono assolutamente indispensabili, pur con le loro capacità di orientare e recuperare gap nella crescita individuale ed incentivare nelle difficoltà. Che piuttosto è utile affidare a soggetti esterni provenienti dal mondo delle professioni o dalle realtà degli uffici regionali, il compito non di educare, ma di inserire nel mondo del lavoro. Ci dirà così che stage e tirocini sono più utili di un percorso individuale e, nello stesso tempo, collettivo di educazione. Ci dirà che è fondamentale a 14 anni scegliere un percorso lavorativo definitivo e non flessibile, vanificando così la missione della scuola. Quella cioè di aprire le menti giovani e prepararle a qualsiasi opportunità o problema che si frapponga tra loro ed il mondo complesso che li circonda, perché solo questo potrà dare loro la possibilità di rigenerarsi ed essere pronti anche a cambiare lavoro se il proprio percorso di vita lo richiede. Apprendistato e alternanza scuola lavoro creeranno non il cittadino giusto per una società giusta, ma il lavoratore buono per il proprio territorio. E se poi il proprio territorio non sarà capace di offrire l’unico lavoro per il quale si è stati preparati, poco importa, c’è sempre la famosa emigrazione di massa che libera dai problemi i nostri amministratori. Insomma una autonomia differenziata non dichiarata, ma attuata di fatto. E tutto ciò nonostante il dibattito non sia stato portato in Parlamento e nonostante il parere contrario del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che si occupa appunto di….ISTRUZIONE e non di addestramento.

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Domani, il Ministro ci dirà tutto questo nel silenzio assordante e compiacente dei nostri amministratori regionali e della politica tutta. Mi auguro almeno che la Scuola, il suo direttore regionale e gli studenti facciano sentire la propria voce per difendere la LORO SCUOLA”

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