di LUCA LAVIOLA
La parola d'ordine è massima cautela. E così, mentre si ragiona sul nodo dei viaggi di Natale, tramonta l'ipotesi di un ritorno tra i banchi a dicembre, caldeggiato dalla ministra Lucia Azzolina: il governo è orientato verso una riapertura delle aule il 7 gennaio, a festività concluse, accogliendo così le istanze dei presidenti di Regione.
Resta però ancora la questione degli spostamenti tra le Regioni, col rientro a casa per Natale, il principale nodo che il governo deve sciogliere in vista del prossimo Dpcm. Una questione non da poco anche perchè l'esecutivo, considerando il raffreddamento della curva dei contagi, si attende un'Italia quasi tutta gialla per metà dicembre, il che vorrebbe dire -stando alle attuali regole- libertà di spostamento: una mobilità che potrebbe fare da moltiplicatore ai contagi un po' come successe per Ferragosto.
"La curva si è raffreddata e nei prossimi giorni si andrà sotto l'1, per metà dicembre è probabile che tutta Italia sia gialla - è il ragionamento di un'alta fonte di governo - ma non possiamo riaprire a Natale e Capodanno con il rischio di dover richiudere di nuovo a febbraio a causa di una terza ondata".
Insomma, l'obiettivo potrebbe essere un nuovo Dpcm nei prossimi giorni con regole omogenee per tutto il Paese dal 4 dicembre in poi e una sorta di 'giallo rafforzato' per contemperare le esigenze sanitarie e quelle economiche. La dicotomia di sempre. Assodato che non ci sarà alcun 'liberi tutti' per le feste nè tantomeno vacanze sulla neve, si tratta nella maggioranza e nell'interlocuzione con gli esperti sugli spostamenti tra regioni per raggiungere i propri cari. Da stabilire ancora limiti e deroghe; un'ipotesi è di permettere il ritorno alla residenza e il ricongiungimento con genitori anziani (con autocertificazione). E' quest'ultima dei ritorni a casa per il Natale una delle questioni che stanno più a cuore agli italiani, che di fronte ancora a centinaia di morti al giorno - numeri che a volte sembrano rimossi - e decine di migliaia di tamponi positivi, vedranno vietate le tavolate fuori casa il 25 e a Santo Stefano. Il governo non stabilirà un numero massimo di commensali tra le mura domestiche, ma darà raccomandazioni. "Limitare al massimo anche nelle proprie abitazioni il numero di persone che si ritrovano", ha prescritto il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro.
Altri nodi sono le seconde case, quelle di vacanza, e i rientri dall'estero. Sul primo tema si valuta la soluzione francese: permettere di raggiungere le abitazioni in montagna, ma con impianti sciistici e ristoranti chiusi per evitare assembramenti. Ciò porterebbe comunque a un parziale svuotamento di grandi città - ad esempio Milano - e a spostamenti massicci e pericolosi di persone. Se invece ci si vuole inoltrare all'estero, magari in Paesi che non chiuderanno gli impianti da sci - come Svizzera e forse Austria -, al ritorno potrebbe esserci la quarantena obbligatoria (lo ha prospettato ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio). E comunque il tampone. A Natale sarà possibile invece andare a messa, anche a quella della vigilia, seppure in orario compatibile con il coprifuoco, che resterà probabilmente alle 22.
"Non ho mai dato un orario per le funzioni - ha precisato il ministro Francesco Boccia -, ma il coprifuoco funziona e va mantenuto". Un dialogo è in corso tra il governo e Conferenza episcopale italiana (Cei). E potrebbe essere quello delle 22 il limite dell'orario dello shopping, nel tentativo di spalmare la clientela nell'arco temporale più ampio.
Da domani torneranno arancioni Lombardia, Piemonte e Calabria, gialle Liguria e Sicilia. Sarà un test sugli effetti degli allentamenti delle misure rispetto al rallentamento ormai consolidato della curva epidemica. La Valle d'Aosta, invece, rimasta zona rossa, valuta un ricorso al Tar contestando l'analisi dei dati compiuta dal ministero della Salute. L'Italia punta a diventare tutta gialla, ma la strada non sarà priva di ostacoli nelle prossime due settimane.
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