di JESA AROMA
Quella di cui vi scrivo è la storia di 4000 persone, 3000 delle quali vivono in Calabria. Già, la Calabria, questa nostra amata e tanto martoriata terra. La Calabria, terra di 'ndrangheta, di di malasanità e di corruzione.
Ebbene, in questa terra ai confini dell' Italia - Si, perché di confini dell' Italia parliamo e non d' Italia ( Anche se da questa terra l'Italia prende il nome ) si creò qualche tempo fa, una realtà diversa, una realtà fondata sul lavoro e sulla competenza di pochi pionieri coraggiosi e con quell' incredibile voglia di cambiare che solo chi vive una realtà come la nostra può comprendere . Una realtà nella quale ognuno di noi ha creduto fin dall' inizio. Il sogno del riscatto dagli stereotipi che ci portiamo dietro da secoli, fin dai tempi dei briganti. Quei briganti creati ad arte dai mille del già famoso Garibaldi. In quella realtà iniziai a muovere i primi passi circa 18 anni fa. Entrai per caso e, soprattutto, solo per pochi mesi. Almeno così credevo. Da allora sono ancora qui. Se me lo avessero detto, a quei tempi, avrei sorriso. E invece la realtà spesso supera di gran lunga la fantasia. Certo è che se io, insieme a tutti gli altri siamo ancora qui un motivo ci deve pur essere, vero?
E il motivo c'è, o almeno c'era, fino a poco tempo fa. Un' azienda, la Nostra, all' avanguardia. Il fiore all' occhiello di questa terra abbandonata da Dio e dal mondo. Un'azienda che ci ha consentito di vivere onestamente, di realizzare piccole cose ma importanti per ognuno di noi. L' auto nuova, il mutuo, la convivenza oppure il matrimonio. Ci ha consentito di mandare i nostri figli all' università per consentire loro di potersi permettere quello che a molti di noi è stato negato, un futuro migliore. Questa azienda, la Nostra azienda, è inutile negarlo, ci ha dato tanto e tutti noi le siamo grati, così come lo siamo a quella famiglia, la famiglia Abramo che, dal nulla, ha creato un impero. Ma allo stesso tempo noi, riconoscenti, le abbiamo dato tantissimo. Le abbiamo dato abnegazione, professionalità, sacrifici e soprattutto tempo. Lo stesso tempo che avremmo potuto trascorre con i nostri cari.
Quanti di noi hanno trascorso la mezzanotte del 31 dicembre a rispondere all' unico cliente sfigato, o forse troppo solo. Quanti di noi, si sono alzati alle 6:00 del mattino di capodanno per essere in postazione alle 8:00. Io c'ero, così come c'erano i miei colleghi e c'eravamo a Natale, a ferragosto e nelle afose estati, anche a 40* con i condizionatori rotti. E c'eravamo nei lunghi e freddi inverni, con i cappotti, nonostante i condizionatori, per consentire agli operai di costruire le porte d' emergenza. C'eravamo quando molti dei nostri colleghi sono state vittime di mobbing da parte di capetti incompetenti e c'eravamo a quella grande festa, a Catanzaro, al Politeama, il più grande teatro del sud, quando il nostro presidente, il patriarca di quella grande famiglia, così gli piaceva chiamarla, Gianni Abramo, disse che aveva grandi progetti per noi. Un asilo nido, una palestra, una mensa, come quelle delle più grandi aziende del nord, una struttura all' avanguardia diceva. La cosa bella è che ci credeva davvero, così come ci abbiamo creduto tutti noi E c'eravamo quando a Natale tutti gli operatori ricevevano il pensiero della proprietà. Pensiero che negli anni è andato via via sparendo.
L' ultimo anno ci chiesero se volevamo devolvere il nostro "Panettone" in favore di un reparto pediatrico. Come avremmo potuto dire di no. Da allora neanche la possibilità di scegliere, che poi avremmo comunque scelto di devolverlo, sia che fosse per un reparto pediatrico sia che fosse per un reparto di geriatria. Siamo brava gente sa? Abbiamo dato tutto ciò che potevamo alla Nostra azienda, portandola, nel tempo, a diventare quella che, fino a qualche tempo fà era diventata. La prima azienda in Italia per qualità e professionalità. Si, perchè se qualcuno ha ancora dubbi, noi calabresi non siamo tutti ndranghetisti o bamboccioni scansafatiche o pecorai . Noi calabresi siamo in grado di diventare il TOP a livello nazionale e lo abbiamo dimostrato nel tempo. Poi, però all' improvviso qualcosa è cambiato. Cattiva gestione? troppi rami secchi milionari? Disinteresse? Io non so quale sia stata la motivazione, so solo che, ci svegliamo una mattina e quelle che , fino a quel momento, erano state le nostre certezze, si sono all' improvviso sgretolate e inostri sogni andati in frantumi e adesso il terrore per un futuro incerto è da giorni il nostro incubo peggiore. Per questo oggi voglio rivolgermi a lei sig. Presidente.
Le scrivo pubblicamente ,perchè così oggi ho , forse ho la possibilità di arrivare direttamente a lei.
Forse non lo ricorda, ma già qualche anno fa le scrissi, quella volta però era una lettera. Quando le chiesi se l' avesse letta mi rispose di no, non l' aveva letta. Mi disse che lei si rattristava a leggere le lettere dei suoi dipendenti perchè era consapevole del fatto che, se qualcuno le scriveva era per lamentarsi di qualcosa. E, siccome non voleva perdere il suo proverbiale sorriso, le faceva filtrare dalle sue segretarie. Bene, questa volta le scrivo pubblicamente, così oltre a me e alla sua segretaria, leggerà, tutto quello che ho da dirle, anche la sua città.
Illustre sig. Presidente, chi le scrive è una sua dipendente. Tengo a sottolineare una cosa fondamentale, questa dipendente ha un nome e un cognome e non è un numero o una matricola. Sottolineo questo per farle comprendere che dietro ai suoi numeri ci sono persone. Persone che vivono con uno stipendio di 1000/1100 euro. Lo so, lo so, con queste cifre lei ci fa colazione. Vede quanta differenza tra noi e lei? Eppure con quei 1000 euro, io e i miei colleghi abbiamo costruito il nostro presente e il nostro futuro, Abbiamo messo su famiglia, abbiamo cresciuto figli e, magari non ci crederà, siamo anche riusciti ad andare al ristorante qualche volta e a farci anche qualche viaggio. Perchè poi, alla fine, non è la quantità delle cose che fai che conta, ma la qualità.
Di certo non ci siamo potuti permettere gli hotel a 5 stelle, magari siamo andati in B&B a buon mercato, ma comunque abbiamo visitato città e le abbiamo guardate con gli stessi occhi con cui le ha guardate lei. Magari non da un attico, ma questo è relativo. Quando stai bene anche un panino su una gradinata può renderti felice. Certo non viviamo nel lusso, ma a noi sta bene anche questo. Viviamo del nostro lavoro onesto e non ci serve altro, illustre sig. Presidente.
Ora si chiederà perchè le scrivo. Glielo dico subito. Sa, io non riesco a credere che stia davvero succedendo tutto questo. Non riesco a immaginare una persona come lei, con il suo intelletto , la sua forza, la sua intraprendenza nonostante l' avanzare degli anni, possa accettare che la sua creazione, il suo fiore all' occhiello, l' orgoglio della Calabria imprenditoriale, il sogno di rivalsa del nostro territorio, finisca così, Io non posso credere che la sfilza di tecnici e ingegneri laureati con 110 e lode di cui andava così fiero, da lei incaricati per assumere il comando dell' azienda , e che si sono succeduti nel corso degli anni, non siano in grado di salvarla questa creatura.
Non ci credo, perchè una persona come lei ha sempre saputo da chi farsi affiancare e le sue scelte sono sempre state ponderate.
E allora cosa devo, cosa dovremmo pensare, io e i miei colleghi, che sia tutta una manovra architettata ad arte? Ma neanche a questo voglio credere. Lei che ha avuto sempre a cuore il bene dei suoi dipendenti non si sarebbe mai lasciato impantanare da interessi così sordidi. E allora sig. Presidente, davvero vogliamo che tutto finisca così?
Sono certa che, se come penso, le rimane un minimo di buon senso, il modo per salvarla la sua creazione, lo trova. Con fiducia, 1 di 4000.