Vertenza Fondazione Betania. I sindacati: "No ai prestiti di corto respiro, serve un vero piano di rilancio"

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images Vertenza Fondazione Betania. I sindacati: "No ai prestiti di corto respiro, serve un vero piano di rilancio"
Fondazione Betania
  22 novembre 2020 18:13

I sindacati non sono d'accordo con i 'piani' attuali per salvare Fondazione Betania. Le tre siglie CGIL-FP, Salvatore Scicchitano e Antonio Cristofaro, CISL-FP, Nino Critelli e Saverio Viscomi, e UIL-FPL, Stefania Riga e Salvatore Venuto contestano che l'ipotesi prestito possa essere quella più adeguata nel lungo periodo. Di seguito la nota integrale.

"Premesso che in data 19/10/2020 hanno annunciato lo stato di agitazione proclamando lo sciopero dei lavoratori di FONDAZIONE BETANIA ONLUS DI CATANZARO per la drammatica situazione in cui versano, avevano chiesto di esperire il tentativo di conciliazione prevista dalla normativa vigente in materia di sciopero, ai sensi della Legge 146/1990 e successive modificazioni ed integrazioni, con le modalità della videoconferenza, in ossequio alle prescrizioni impartite dal DPCM del 18 ottobre 2020.

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In seguito alla richiesta di conciliazione il Sig. Prefetto di Catanzaro convocava le OOSS e i rappresentanti legali della Fondazione Betania, Il 3 novembre 2020 alle ore 15:30, per espletare le procedure di raffreddamento e conciliazione Preliminarmente le OOSS rappresentavano al Viceprefetto Aggiunto Dott.ssa Valeria Richichi, che l’incontro urgente richiesto, era dovuto alla relativa mancanza delle retribuzioni mensili da parte della Fondazione Betania ai propri dipendenti relative alle mensilità di gennaio, febbraio, marzo ed aprile 2019, nonché gli stipendi di agosto, quattordicesima, settembre e ottobre 2020 a cui si inseriscono gli arretrati delle indennità contrattuali (ROL) per gli ex contrattualizzati ANASTE e ARIS. Nella occasione della riunione Il Consigliere Delegato della Fondazione Betania dott. Antonio De Marco rappresentava di essere consapevole della situazione di grave difficoltà economica che il personale stava attraversando, aggravato, fra l’altro, dal contesto emergenziale determinato dalla pandemia da Covid-19.

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Lo stesso, raffigurava che l’attuale esposizione debitoria della Fondazione risultava particolarmente grave anche a causa dei ritardi accumulati da parte della Regione e dell’Asp nel saldo dei pagamenti per le prestazioni erogate in regime di accreditamento con il servizio sanitario regionale, ed in relazione al contenzioso con l’ASP di Catanzaro e con la Regione Calabria in ordine all’ex Progetto SAID che ha determinato l’avvio di una procedura di riconoscimento di spese per indebito arricchimento per circa 5 milioni di euro e di un pignoramento presso terzi di circa 7 milioni di euro subito da Betania da parte della Società finanziaria SPV Project cui era stato precedentemente ceduto il credito. Per la soluzione  di tale problema, che nei fatti ha bloccato circa 12 milioni di euro di crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione. La Fondazione Betania in merito ha attivato due proposte di transazioni: una con l’ASP per la definizione dei crediti vantati, ed una con SPV Project per la liberatoria del pignoramento, che dovevano essere a breve definite e risultare esecutive. Inoltre, Il Consigliere Delegato illustrava il piano di risanamento, messo in atto dalla stessa Fondazione per il
superamento di tale stato di crisi.

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In sintesi, tale piano si articolava in tre fasi: il saldo di tutte le spettanze arretrate è condizionato all’esito delle transazioni avviate con l’Asp e con la Regione Calabria; dove doveva essere garantito il pagamento delle retribuzioni arretrate del 2020 entro fine novembre a seguito della sottoscrizione delle convenzioni con i Comuni capofila delle Comunità d’ambito per i servizi socioassistenziali, finora bloccate; ricerca di immissione straordinaria di liquidità finanziaria con due istituti bancari per far fronte al complesso della debitoria. Purtroppo, fino ad oggi nessuna risposta. Il Vice Capo di Gabinetto, dott.ssa Richichi, esortava pertanto la Fondazione a saldare, almeno parzialmente i suoi debiti con i lavoratori, già entro la fine di novembre a seguito delle sottoscrizioni delle convenzioni con i Comuni Capofila. Dinanzi a tale esortazione il Consigliere Delegato dott. De Marco confermava: che l’ente provvederà al pagamento di
quanto dovuto ai lavoratori, quando, e se, verranno sottoscritte le suddette convenzioni con i Comuni capofila delle comunità d’ambito, indicativamente per fine novembre. In conclusioni le OO.SS. manifestavano il loro disappunto per quanto proposto dalla Fondazione, non addivenendosi così ad una risoluzione della vertenza nonché per il protrarsi di tale situazione di incertezza economica dei lavoratori. La procedura conciliativa si riteneva conclusa con esito negativo.

Ad impensierire tutti i lavoratori di Betania non è solo la situazione inerente agli stipendi, diradatisi sempre più nel tempo (gli arretrati iniziano ad essere parecchi ed il presunto "recupero" promesso dall'azienda viene continuamente rimandato e non si sa se e quando avverrà), non comprendono un piano programmatico che possa tranquillizzare, e per lungo tempo, i lavoratori.
Doveva anche sortire una certa fiducia il finanziamento chiesto a Banca Etica: i lavoratori in merito avevano espresso perplessità circa la "capienza" di tale istituto. Non già per altri motivi ma per le dimensioni della banca, da poter risolvere DEFINITIVAMENTE i problemi di Betania, fino ad oggi non si ha contezza di tale prestito. A tale situazione poco tempo fa alcuni lavoratori di propria iniziativa si sono recati da Sua Eccellenza il Vescovo di Catanzaro, Mons. Bertolone, il quale li ha accolti bonariamente e, dimostrando loro che stava mettendo tutto il suo impegno personale rassicurandoli sulla certa prossima soluzione dei problemi economici dell'azienda. Ovviamente parlava di prestiti anche lui. Questa è la principale perplessità dei lavoratori: essi non vedono un piano di azione, consistente in tempi e modalità diverse, che certo costi anche magari "lacrime e sangue" (ma difatti è già così) ma che preveda un inizio, dei tempi di
esecuzione ed una fine programmata. Non vedono una serie di idee a lungo termine, qualcosa cioè che rilanci l'Azienda, non che risolva il problema solo a breve periodo. Non si può dare sempre la colpa ai ritardi nei pagamenti da parte dell'ASP e della Regione (ora ci si mettono pure i Comuni per quanto riguarda il Sociale): sono storie vecchie, che i lavoratori ormai non possono più accettare. Esiste qualcosa che si chiama "rischio d'impresa": i manager di una azienda devono prevedere anche questi ritardi, tanto più che essi non insorgono da poco tempo ma da decenni.

Ecco di qui la necessità che dei veri, abili, Manager prendano in carico l'azienda, sia pure sotto la supervisione, ad esempio, oltre che di Sua Eccellenza l'Arcivescovo anche dal Vicepresidente della Fondazione, persona esperta nella gestione di altre strutture, visto che (Don Maurizio Aloise non intende rimanere in veste di Presidente) La domanda che tutti i lavoratori si pongono è la seguente. Pur comprendendo che coloro che oggi sono ai vertici della Fondazione, ovvero il Presidente e tutto il Consiglio di Amministrazione non siano responsabili della pesante situazione economica (che hanno ereditato), sono sicuri che l'idea dei finanziamenti (meglio chiamarli prestiti!) siano una soluzione vincente e, soprattutto, a lungo termine, definitiva?

I LAVORATORI , visto le esperienze negative pregresse in merito: esortano i rappresentanti dell’azienda di intraprendere
altre strade PER SALVARE (E PER SEMPRE) L’ AZIENDA DEVONO AVVALERSI NON PIU' DI PRESTITI E PRESTITINI CHE RISOLVONO SOLO PER BREVE TEMPO LA SITUAZIONE DEBITORIA, CHE POI, COL PASSARE DEL TEMPO GRAVANO DI
INTERESSI, COMPLICANDO POI IL TUTTO IN QUEI PERIODI IN CUI ASP E REGIONE TARDANO A PAGARE!!!
SECONDO I LAVORATORI PER SALVARE LA FONDAZIONE (COSI’ GRANDE E PRESTIGIOSA, UN VERO GIOIELLO DELLA
DIOCESI CATANZARESE), DOVREBBERO AVVALERSI DELL'AIUTO DI BANCHE VATICANE E MAGARI DI PROPRI ESPERTI!
O IN ALTERNATIVA DI INVESTITORI DI UN CERTO SPESSORE CHE POTREBBERO DARE UN AIUTO NON SOLO A SALVARE
I POSTI DI LAVORO MA CHE, INVESTONO FONTI DI REDDITO IN MODO DA ACCORCIARE I DISAVANZI E CHE OFFRANO
UN PIANO DI RILANCIO A MEDIO-LUNGO TERMINE.
Al di là dello stato di agitazione e lo sciopero che è stato indetto, per il quale si prevedono nuove, prossime, iniziative, compatibilmente con l'emergenza da coronavirus, I LAVORATORI CHIEDOMO AIUTO A TUTTI COLORO che abbiano idee programmatiche serie e voglia di investire in qualità ed aiuto verso chi soffre!! Implorano a chi può investire di non lasciare che la Calabria perda anche questo grande tassello di Sanità, Socialità e Carità Cristiana. Innalziamo tutti insieme che Fondazione Betania possa scrivere ancora non per altri 75 anni ma per 750 anni pagine meravigliose di solidarietà, nel segno di una qualità che, pur diminuendo sempre più le risorse, non è mai venuta meno! I LAVORATORI DI FONDAZIONE BETANIA CHIEDONO AIUTO PER SALVARE 400 PAZIENTI E 400 FAMIGLIE!".


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