Vi racconto gli insulti razzisti contro mio figlio in una "scuola impreparata"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Vi racconto gli insulti razzisti contro mio figlio in una "scuola impreparata"
Il piccolo durante un'iniziariva degli scout
  14 luglio 2019 13:20

di TERESA ALOI

Sul foglio bianco, durante uno di tanti compiti in classe, aveva scelto di non scrivere la sua data di nascita, tanto meno il luogo che lo aveva visto neonato.  Eppure, qualche mese dopo, durante la Giornata mondiale dei Diritti dei bambini, su uno di quegli stessi fogli bianchi aveva illustrato e scritto il diritto di "essere adottato". Lui ha 8 anni. Occhi neri sbarrati sul mondo, sorriso contagioso. Disarmante. In Italia è arrivato molto piccolo, ma del suo Paese, il Kenya, conserva la solarità, la bellezza incondizionata, i colori, l'arancio di un tramonto, il blu dalle più svariate tonalità della vastità dell'oceano, il giallo che vira al verde delle sconfinate distese della savana fino a quell'incredibile rosso della terra.

Banner

Lui, 8 anni, è la voglia di vivere personificata. Eppure quel suo sorriso ha rischiato di annacquarsi. Colpa di un disagio vissuto nei primi anni di scuola primaria, nel dover provare a comprendere cosa vuol dire "pregiudizio" da parte di chi non si sforza di guardare oltre, di allungare la propria linea d'orizzonte. Quella linea che un genitore che sceglie l'adozione conosce bene. Perché la valica già nel momento in cui l'aereo decolla alla volta di Paesi che, sono certi, ti regaleranno una nuova vita.

Banner

In classe qualche parola di troppo, comportamenti irruenti nei confronti di chi ha non ha il suo stesso colore della pelle. Barriere razziali neanche troppo velate che diventano muri se non abbattuti in tempo.

Banner

"Mio figlio è un dono di Dio - spiega la giovane mamma - con lui cerco di essere una persona migliore, penso una "mamma in progress". Non sono mai stata inerme, ma, forse, non ho capito o, forse perché è stata la prima volta, ho pensato che dovessi aspettare che si placasse il momento. Con mio marito sapevamo che sarebbe potuto accadere e stavamo attenti ad eventuali segnali. Per mio figlio - aggiunge - è stato un macigno ricevere quegli insulti perché, si sa, i bambini sanno essere cattivi, ma non hanno sovrastrutture e se le hanno è perché qualcuno gliele ha costruite". Ancora peggio se si pensa che quel "disagio" è maturato nella scuola, ambiente che fino a quel momento l'aveva accolto e coccolato.

Parla di una una "scuola impreparata alla" diversità" della vita odierna", la mamma, sottolineando di non aver mai chiesto e mai chiederà "sconti", ma il tatto, la delicatezza, la comprensione di vedere oltre il volto, quella sì.  Perché un bambino lo si deve considerare tale "ma tenendo ben presente  anche il suo passato". E così quella scuola tanto amica è finita per diventare quasi ostile, fino al punto da far prendere  la sofferta decisione di cambiarla. Scelte sofferte, che, però, alla fine hanno premiato. Quel compito in classe assegnato durante la Giornata mondiale dei diritti dei bambini ha sancito per il piccolo il suo primo giro di boa.

"La scuola deve partecipare a un corretto processo di integrazione,  di socializzazione, accogliendo le eventuali diversità e valorizzandole. Purtroppo, però, spesso gli insegnanti vengono lasciati impreparati ad affrontare situazioni nuove e l'accoglienza è affidata al caso: mancano mezzi educativi adeguati, una formazione del personale e culturale aggiornata, disegni di collaborazione tra scuola e famiglia" tuona la giovane mamma. Adesso il suo "cucciolo di uomo" sta bene. La palla attaccata al piede e lo sguardo in porta. Un pezzettino del suo cuore lì. In Kenya dove il blu dell'oceano incontra il rosso della terra. Suona la batteria e a maggio  scorso da Cocci è diventato Coccinella facendo la sua promessa di scout. Scout  davanti agli occhi lucidi di mamma e papà. E ha suonato la batteria, un’altra sua grande passione, nell’ambito del progetto promosso dall'Associazione Primo cultura - presieduta da Davide Rotella  -   denominato  "Mille e ... una Nota" - un protocollo d'intesa tra la promocultura e   diverse scuole della città. Un progetto che ha rappresentato  un momento di sintesi del lavoro scaturito dopo ore e ore di  corsi di canto, chitarra, pianoforte, percussioni, violino.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner