Vibo Valentia. Dante, rap e letteratura: Murubutu infiamma il pubblico del Festival "Leggere&Scrivere"

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  28 ottobre 2021 13:01

Rileggere Dante reinterpretando, o meglio rappando, 13 canti dell’Inferno ed immergendoli nella realtà contemporanea. È l’ambiziosa e riuscitissima operazione condotta dai rapper Murubutu e Claver Gold - il primo docente di letteratura, il secondo fumettista - sul filo che lega musica e letteratura. Questa mattina Murubutu, al secolo Alessio Mariani, ha infiammato il pubblico di giovani (e meno giovani) del Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia, grazie al linguaggio del rap prima di tutto, ma grazie anche alla sua capacità comunicativa e alla forza della musica.

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Nel dialogo con Nella Morano, Murubutu ha parlato di come è nata l’idea, di come sono state “costruite” le canzoni a quattro mani, «cosa non comune nel mondo del rap, ed un bel messaggio per tutto il movimento». La collaborazione con Gold è nata in maniera spontanea: «Lui disegnava ai miei concerti mentre io cantavo».

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Murubutu ha poi parlato del suo stile, certamente non comune: «Sia dietro la cattedra, al liceo dove insegno, che sul palco, per me è importante veicolare un contenuto in modo intrigante: studio di continuo per il mio lavoro, la letteratura è stata la mia passione, nata prima del rap. Un genere che, sul finire degli anni ’80, non amavo particolarmente. Poi pian piano ne ho scoperto il potenziale». Testi profondi, temi importanti. Ma non contano solo le parole: «Sto sempre attento - ha evidenziato Mariani - a mantenere alta l’attenzione anche con lo stile musicale».

Il prof-rapper si è poi esibito in quattro brani, coinvolgendo e travolgendo i giovani presenti, attenti e desiderosi, con diverse domande, di sapere di più sulla sua musica. Un modo per avvicinare ancora i ragazzi alla letteratura. Ed il metodo usato con “Dante a tempo di rap”, secondo l’autore, si potrebbe replicare benissimo con altri scrittori come «Manzoni o Boccaccio».

Alla fine, la domanda delle domande, di natura etica: «Quando leggiamo l’Inferno ci viene da chiederci: ma noi, che colpe abbiamo? E come dobbiamo espiarle?». Seguendo Dante, anche Murubutu, dovendosi collocare nei gironi dell’Inferno, è stato indulgente con sé stesso: «Beh, io, per la legge del contrappasso, mi sono visto agli angoli delle strade, senza più né verbi né aggettivi, ad elemosinare parole...». Risate generali e grandi applausi.

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