Vibo Valentia. Si chiude la prima giornata del Festival Leggere&Scrivere: un tuffo nella cultura dalla storia all’attualità

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images Vibo Valentia. Si chiude la prima giornata del Festival Leggere&Scrivere: un tuffo nella cultura dalla storia all’attualità

  26 ottobre 2021 20:40

 Storia, attualità, prospettive diverse e letture non superficiali. La prima giornata del Festival Leggere&Scrivere non ha deluso le aspettative delle centinaia di visitatori che hanno potuto apprezzare la qualità di un cartellone vario, che non ha lasciato inesplorato nessun territorio dell’arte.

Tantissimi gli appuntamenti di oggi, giornata iniziata con l’inaugurazione alla presenza del presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, a cui è seguito il primo appuntamento letterario, con la presentazione del libro di Pietro Grasso, a chiudere la mattinata. Nel pomeriggio, particolare attenzione è stata riservata dal pubblico alla presentazione di “Prospettiva Afghanistan”, volume dello storico volto del Tg1 Paolo Di Giannantonio, che si è tenuta nello spazio Ammirà insieme ad Eliana Iorfida e a Francesco Leccese, ricercatore senior dell’Unical in Storia dei paesi islamici.

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«In 20 anni il mondo è cambiato - ha detto Di Giannantonio - per restare più o meno sé stesso nelle dinamiche di potere. Dopo l’11 settembre gli Usa avevano bisogno di fare qualcosa di eclatante per avere giustizia o forse per vendicarsi. Un doppio binario che, in un momento molto delicato, è diventato più vendetta che giustizia. Questa grande potenza - ha aggiunto - doveva compiere un’azione eclatante per scaricare la tensione e per far vedere al mondo che reagiva. Allora si è pensato di colpire il Paese che aveva dato ospitalità a Osama Bin Laden, e nel farlo gli americani hanno voluto che anche i loro alleati partecipassero a questa missione. Ma davvero il nemico erano gli afgani? Un Paese sfortunato, invaso da sempre, che ha dovuto subire perché si trova in un angolo di mondo crocevia per Russia e Cina? E allora, mentre nelle città si stabilizzava una situazione che portava benessere alle persone, nelle montagne e nelle campagne tutto il buono che avrebbero potuto portare gli occidentali non è arrivato mai, al contrario arrivavano i bombardamenti. E quando gli Usa decidono di andarsene non avvertono nemmeno i loro amici. Se c’è grande colpa dal punto di vista umanitario - ha concluso Di Giannantonio - è quella di non aver pensato alle conseguenze: il grande colosso militare ha lasciato in mutande tutti gli altri».

Nello spazio Capialbi, invece, Francesco Altimari e Brikena Cabej hanno presentato “Tra gli albanesi d’Italia. Studi e ricerche sugli Arbereshe di Eqrem Cabej”. È stato il professore Altimari a tratteggiare il profilo di una comunità «che ha saputo integrarsi nei secoli, senza rinunciare alla propria identità e senza porre muri con la realtà locale, fosse calabrese o siciliana». Altimari, per fotografare al meglio la peculiarità della comunità Arbereshe, ha citato Pasolini, quando disse che «rappresentano un vero miracolo, quello di essere ancora presenti dopo tanti secoli». A riprova dell’apporto offerto dagli “albanesi d’Italia”, un episodio emblematico: «Nel governo provvisorio di Garibaldi, su sei ministri ben tre erano della comunità Arbereshe».

Dalla storia all’attualità, ancora allo spazio Ammirà, con Carlo Freccero. Il celebre autore e critico televisivo ha offerto la sua “Lettura del presente”, analizzando in profondità il rapporto tra pandemia e narrazione mediatica. «Ho vissuto la pandemia davanti alla televisione e mi sembrava di essere finito nel film Contagion. Ogni tema, in tv, era dominato dalla pandemia. Anche lo sport veniva, o viene, declinato sulla pandemia». Freccero si è quindi soffermato sull’aspetto sociologico, e su ciò che a suo dire c’è «dietro tutto questo: il disegno delle élite per imporre un ordine nuovo». Per spiegare il concetto, ha richiamato la trama de La Casa di carta: «Non è più sufficiente rubare, ora serve entrare dentro una banca e... stampare moneta!». Si è così passati dalla contrapposizione degli anni Settanta, padroni-operai, basata sull’economia reale, a quella di oggi: élite-popolo. «Ma c’è una differenza sostanziale nell’agenda delle élite: prima decidevano a porte chiuse, ora vogliono l’approvazione del popolo. Ed in tutto questo, il controllo diventa l’ossessione del potere».

Ad animare la prima intensa giornata si sono alternati, sui palchi del festival, tutti gli altri autori che hanno arricchito l’evento: il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano col suo libro su Ronald Reagan; Giuseppe Buscema e Beniamino Scarfone con “Le origini dello Stato sociale in Italia”; Alessandro Caruso Frezza con “MoPAC”; Domenico Sorace con “È tempo di felicità”; Giovanni Scifoni con “Senza offendere nessuno” e col reading “Anche i santi hanno i brufoli”; Nicodemo Gentile con “Nella terra del niente. Storie di scomparse, storie di famiglie”; Vincenzo De Angelis con “Il carretto dei gelati e altri racconti”; e ancora, spazio all’archeologia con Margherita Corrado, Maurizio Paoletti, Filippo Demma, Fabrizio Sudano e Maria D’Andrea; Cinzia Scaffidi con “Il profitto e la cura”; Titti Preta con “L’abbraccio della notte”; Luisa Parrelli con “Nessuna solitudine è piccola”. 

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