Vibo Valentia, su di lui pende il Daspo Willy ma viene ‘beccato’ in un esercizio commerciale: scatta la denuncia

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  01 dicembre 2025 20:10

Fine settimana all'insegna di straordinari servizi interforze volti a innalzare i livelli di ordine e sicurezza pubblica in città, al fine di garantire una movida sicura. I servizi in questione vengono ripetuti con cadenza settimanale e sono finalizzati alla prevenzione e contrasto della c.d. mala movida, quindi innanzitutto nel centro città e ciò per assicurare la dovuta tutela ai frequentatori delle vie e piazze ove insistono diversi esercizi pubblici, oltre alla prevenzione e contrasto di ogni altra forma di reato.

Come di consueto imponente l'impiego di uomini e mezzi della Polizia di Stato, impegnata oltre che con le varie articolazioni della Questura anche con l'ausilio del Reparto Prevenzione Crimine "Calabria Centrale", della Sezione Polizia Stradale di Vibo Valentia, di militari dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e con il contributo anche della Polizia Locale. Nell'ambito delle attività di polizia, sono state identificate nr. 378 persone, di cui nr. 79 penalmente censite, controllati nr. 190 veicoli, nr. 6 persone sottoposte a controllo con l'etilometro e controllati diversi soggetti sottoposti agli arresti domiciliari ed ad altre misure restrittive.

In questo contesto i poliziotti della Questura hanno denunciato alla competente. Autorità Giudiziaria un uomo per la violazione dell'art. 13/bis, comma 6 del D.L. 14/2017, poiché lo stesso, essendo sottoposto alla misura di prevenzione personale del D.A.C.U.R, veniva sorpreso all'interno di un esercizio pubblico della città. Si ricorda che il Il DACUR (divieto d'accesso alle aree urbane) conosciuto anche come

"Daspo Willy", è una misura di prevenzione di competenza del Questore introdotta dal legislatore al fine di impedire, a chi si è reso responsabile di gravi disordini in pubblici esercizi o nei loro pressi, di frequentare le zone della città più affollate e della movida e, la sua violazione viene sanzionata dalla legge con la pena della reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 10.000 a 24.000 euro.


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