Videsorveglianza allo stadio Ceravolo: "il sindaco non poteva non sapere"

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Lo stadio Ceravolo
  15 luglio 2019 15:53

"La vicenda relativa all’impianto di videosorveglianza dello stadio “Nicola Ceravolo” di Catanzaro è l’ennesima dimostrazione di manifesta incapacità di questa Amministrazione e, in particolare, del settore Gestione del Territorio. Nessuno poteva, sindaco in testa, dire che non sapeva nulla. La Questura ha avvertito per tempo (al termine dei play off) Sergio Abramo sui lavori necessari per adeguare il sistema di videosorveglianza del principale impianto sportivo del Capoluogo di Regione, con il primo cittadino che a sua volta ha interessato l’Assessore al ramo, Franco Longo. Un impianto, è bene dirlo, vetusto nonostante i lavori di adeguamento strutturale che negli ultimi dieci anni lo hanno interessato", lo sostiene l'associazione Catanzaro in movimento.
"Una marea di soldi, circa 10 milioni (5 milioni per l’orrenda palazzina, due milioni per le vetrate e i seggiolini, altri 420mila sono serviti per i nuovi seggiolini con schienale in fase di installazione e il collegamento alla cabina elettrica dell’impianto di illuminazione, e almeno un altro paio di milioni serviranno a breve per la copertura delle tribune) per avere uno stadio vecchio e inaccessibile, uno stadio posizionato in una zona infelice urbanisticamente (è bene ricordare che quando fu realizzato agli inizi del 1900 tutto intorno non c’era nulla), uno stadio ormai brutto e non degno di una città Capoluogo e di una squadra di calcio importante come il Catanzaro. Bando ai sentimentalismi che spesso si leggono in giro sull’importanza di tenere in piedi una struttura in cui si è fatta la storia del calcio in Calabria. In altre zone del pianeta hanno raso al suolo stadi ancora più importanti.
Lo stadio “Ceravolo” ha fatto il suo tempo. E le continue spese che i cittadini devono e dovranno sopportare dimostrano l’incapacità di questa Amministrazione di progettare una città moderna e al passo con i tempi. Un’Amministrazione approssimativa che ci consegnerà una città devastata urbanisticamente e senza un minimo di progettualità. Ma questa è un’altra storia, di cui torneremo a parlare. Per rimanere alla quotidianità (termine “sconosciuto” agli amministratori di Palazzo De Nobili), la questione della videosorveglianza rischia di penalizzare sia il Catanzaro calcio che la tifoseria giallorossa. Si rischia seriamente di eguagliare la vicina Cosenza in termini di figuracce da stadio (vedi la partita di campionato non giocata con il Verona per campo impraticabile). Stessa cosa potrebbe avvenire il 4 agosto quando al “Ceravolo” si dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) giocare la prima gara di Coppa Italia, si badi bene, non la Coppa Italia di serie C ma quella nazionale. Visto quando successo con il depuratore, per il quale, guarda caso, sono stati interessati gli stessi uffici (Gestione del Territorio) e lo stesso Assessore (Franco Longo) nulla fa presagire niente di buono. Tra puzza e mare sporco ci manca non avere uno stadio funzionale e che rispetti i minimi standard di sicurezza richiesti dall’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni Sportive. Ci auguriamo- conclude Catanzaro in movimento- di non dover subire l’onta di dover giocare la prima partita ufficiale del Catanzaro Calcio a porte chiuse, altrimenti sarebbe opportuno che questa Amministrazioni chiuda definitivamente e anzitempo questa triste e inconcludente avventura. Sarebbe la naturale conclusione di una vera e propria armata Brancaleone".

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