di GABRIELE RUBINO
La spirale del contenzioso divora le casse dell'Asp di Catanzaro. Ma attenzione alle sorprese nei "cassetti".
L'azienda con la delibera n. 85 del 14 febbraio ha fatto ricorso contro la clinica Villa Sant'Anna. La casa di cura ha bussato al Tar chiedendo l'esecuzione di una sentenza della Corte di Appello di Catanzaro (la n. 1704/2017) che riconosceva alla stessa la bellezza di oltre 6,4 milioni di euro. L'ammontare di per sé è una bomba. Soprattutto se quella cifra dovesse andare a gravare sul disavanzo dell'Asp, che già viaggia ad oltre 50 milioni di euro. L'Asp tuttavia ha deciso di opporsi al ricorso di ottemperanza con l'atto firmato da solo uno dei componenti dell'attuale terna prefettizia (Salvatore Gullì).
La delibera dell'ente prevede la nomina di un avvocato di Gioia Tauro che dovrà tutelare l'azienda sanitaria provinciale. Ma il diavolo sta nei dettagli. Nel documento compare una motivazione schock sul motivo dell'opposizione al privato. "Dall'esame degli atti d'ufficio sono emerse circostanze di fatto e di diritto riguardanti i rapporti economici fra le parti, che rendono priva di fondamento la domanda di ottemperanza proposta dalla società Villa S. Anna", si legge nell'atto aziendale. Attenzione alla sorpresa: "avuto riguardo alla possibile esistenza di duplicazioni di pagamento, alla pendenza di contenziosi tra le parti ed alla natura del credito, a dichiarazioni rese dalla stessa parte successivamente all'emissione della ottemperanda sentenza".
Si gioca ormai a carte scoperte, l'Asp, in un atto ufficiale, prospetta "duplicazioni di pagamento" nei rapporti con la clinica privata. Non sarà casuale se recentemente, come rivelato in esclusiva da La Nuova Calabria, di queste complicate faccende contabili si è interessata la Guardia di Finanza e finanche la Corte dei Conti (LEGGI QUI).
La relazioni "difficili" fra Asp e Villa Sant'Anna erano addirittura comparse nel verbale del Tavolo Adduce (quello dei ministeri che vigilano sull'attuazione del Piano di Rientro) dell'1 agosto del 2019. "L'ASP di Catanzaro ha iscritto 15,157 milioni di euro, di cui 10,55 milioni di euro alla voce EA0220 - Insussistenze attive v/terzi relative all'acquisto prestazioni sanitarie da operatori accreditati, riconducibile alla verifica dell’estratto conto fornito dalla “Casa di cura Villa S. Anna Hospital” nel quale è stato riscontrato che diverse partite alla data del 31/12/2018 risultavano ancora aperte come debito v/strutture private accreditate ma che le stesse erano state già onorate attraverso procedure esecutive azionate dallo stesso fornitore". "L’azienda - continuava il verbale del Tavolo- ha trasmesso i file di analisi dai quali si evince che i relativi documenti contabili emessi dalla struttura risultavano tra le “partite debitorie aperte” e non chiuse con il relativo mandato di pagamento, in quanto la casa di cura aveva posto in essere delle procedure esecutive e l’azienda, non essendo a conoscenza dei titoli azionati dalla struttura, aveva subito i relativi pignoramenti senza chiudere le suddette partite in contabilità".
Anche qui c'era puzza di bruciato. Quest'altro filone della disputa Asp-casa di cura si era chiuso con il successivo riconoscimento anche da parte del collegio sindacale della possibilità che l'Asp potesse contabilizzare quei circa 15 milioni come sopravvenienza attiva nel bilancio 2018. Ma è evidente che c'era già qualcosa che non tornava in alcuni passaggi contabili.
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