di VINCENZO SPEZIALI
Gentili Direttore Editoriale e Direttore Responsabile de 'La Nuova Calabria', innanzitutto grazie per avermi sempre, coraggiosamente, 'ospitato' e riconosciuto il 'Diritto di parola e platea'. Purtuttavia, non nego, né ometto il drammatico momento che vive il sottoscritto assieme ai propri familiari conviventi, in questo meraviglioso Paese quale è il Libano, persino nelle attuali more della catastrofe imminente.
Chi mi conosce bene -e voi tutti della redazione siete tra costoro- sa perfettamente quanto io non sia certo un timoroso e un pavido e neanche uno 'aduso a mentir parlando': ho sempre cercato, magari utilizzando un'ironia parossistica, caustica e paradossale, di far passare messaggi, di spiegare le cose, di polemizzare costruttivamente e di rappresentare un'idea politica coerente, sempre disinteressatamente e a favore della gente, delle persone, insomma di una omnicomprensiva umanità.
È questo, per il sottoscritto, il significato di impegnarsi nelle istituzioni, in luogo agli insegnamenti del vero fondatore della Democrazia Cristiana, cioè San Paolo VI°, ovvero comportandosi e rapportandosi con un conseguaziale atteggiamento, che dovrebbe configurarsi realmente quale forma più alta di carità cristiana nella vita laica.
Qui, laddove mi trovo ora, sotto il cielo di Terrasanta (il Libano è anche ciò, per di più riconosciuto come tale dalle Sacre Scritture) e sulle strade di codesta bellissima, affascinante e contraddittoria Beirut, tutto è un costante crepitio di boati prodromici di sciagure, distruzioni e morte. Già, la morte, di cui poco sanno gli Occidentali, pur se qui è una compagna costante, inesorabile, ed implacabile, presente da sempre e puntuale per sempre. Spesso, nelle telefonate di parenti ed amici, ho lo stesso invito, cioè tornare in Italia, benché sono qui, pure per raccontare da politico e da giornalista, il dolore sconfinato, ma fieramente sopportato, da questa gente garbata e accogliente.
No, dunque, non torno, costi quel che costi, pur nel silenzio di tanti pavidi, incoerenti, pusillanini e imposturatamente abusivi, nelle istituzioni di una certa Calabria, che o per conclamata ignoranza o per insolente supponenza o anche per ingiusta crudeltà (in tal caso avverso a me che però me ne frego), tacciono nel modo più assordante, ma confermano e confortano la scelta dal sottoscritto compiuta.
Desidero, perciò far sapere a tutti, chiunque e ciascuno, richiamando anche moralmente, persino i colpevoli di mie sofferenze passate e cagionate da false accuse, mosse nei confronti del sottoscritto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nel lontano 2014, che ora come allora, sono intenzionato a dimostrare il coraggio che da sempre ho e sempre ho dimostrato.
Se non mi sono piegato a teoremi farlocchi e mai mi sono intimorito rispetto a prepotenze immonde e abominevoli e da costoro costruiti e poi crollati -difatti vi è un procedimento penale a loro avverso, sulla scorta di una denuncia, che mi vede parte lesa, proprio qui in Libano e procederà nel solco del Trattato Bilaterale con l'Italia, poiché l'attuale guerra di Israele, finirà prima o poi- dicevo se mai ho indietreggiato nella mia vita, non lo farò neanche adesso.
Sono così, forte della mia Fede in Dio Onnipotente, quindi resto nel martoriato Libano, pure in ossequio ad una forma di sincera e doverosa riconoscenza per questo Paese, che ha sempre tutelato e difeso i miei giusti e veri diritti, assieme alla mia stessa dignità.
Resto, pur subendo la probabile incursione di carri armati sin sotto casa, ma non scappo a gambe levate, con la coda abbassata, dopo aver tanto ricevuto dai libanesi, i quali nuovamente, ingiustamente, ferocemente, vivono per l'ennesima volta, un nuovo martirio.
È il martirio di una nazione, che mi ha adottato e di cui mi sento parte, immediatamente dopo aver ribadito di essere figlio orgoglioso della mia Bovalino che amo al pari di mia madre e inviando un abbraccio di tenerezza alla cara Catanzaro: a tutt'e tre, cioè mia madre, Catanzaro e Bovalino, va il mio pensiero amoroso.
E comunque, ovvero noi gente di Bovalino, non fuggiamo né mai fuggiremo, perché abbiamo coraggio e non conosciamo l'infame paura, tipica degli infami e dei codardi, i quali utilizzano le scorte di Stato, per Status Symbol: dimostrate con i fatti quanto dimostro e ho dimistrato io, sennò, zitti e a cuccia, anzi nulla siete e nulla sarete!
Pur in mezzo al disastro attuale e che stiamo vivendo, non derogherò al mio essere, giammai farò un passo indietro, pur ribadendo, in caso non auspicabile di essere tali parole a futura memoria, quanto io abbia sempre cercato di onorare l'Italia, in ottemperanza dell'art.54 della Costituzione, di cui mio nonno materno fu, nella veste di Costituente, uno degli estensori.
La nostra Italia, mi avrà pure dato i natali, ma in modo crudele taluni hanno cercato di segnarmi la vita con uno stigma mendace e apocrifo, ma non ho inteso fermarmi né intendo farlo adesso, perché la mia vita è stata e restera` una bellissima corsa.
Orbene, non intendo evacuare, semmai restare, per combattere e resistere, essendo la dignità e la riconoscenza, patrimonio prezioso.
E per dirla tutta, io, di questo patrimonio non voglio e non posso farne a meno!
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