di VINCENZO SPEZIALI
Entro nella stanza del Segretario Politico 'Regnante' della mia 'mitica' DC: si, è lui, Arnaldo Forlani -in precedenza già in tal guisa, tra il 1969/73, nonché ex Ministro delle Partecipazioni Statali e poi dei Rapporti ONU (Rumor I e II), Ministro della Difesa (Moro IV e V), Ministro degli Esteri (Andreotti III, IV e V), Presidente del Consiglio (18 Ottobre 1980, 28 Giugno 1981), Vicepresidente del Consiglio (Craxi I e II) e persino Presidente della DC (rielenco, parzialmente il 'cursus homorum', in ossequio, rispetto e dignità, alle vestigia statuali, poiché, per dirla con la frase del Principe di Salina nel romanzo di Tomasi di Lampedusa "noi fummo i leoni e gattopardi, mentre oggi ci ritroviamo con le pecore e gli sciacalli") - quindi, nel mentre mi accomodo al suo cospetto, è questo gran signore atletico e sportivo, elegante e sobrio, discreto e gentile, educato e felpato, colui il quale ricoprire la 'cattedra' di chi 'guida' il primo Partito d'Italia, cioè la Democrazia Cristiana, per l'appunto.
Difatti, siamo nel 1991 e incedo, con il Sen. Angelo Donato, leader dei 'Forlaniani' Calabresi, poiché sto per assumere incarichi di vertice al 'Giovanile' e quindi, giustamente, naturalmente, devo essere introdotto al Segretario, nonché nostro 'Capocorrente': da noi, in quel tempo, era 'cosa buona e giusta' far così, quasi fosse un rito laico, appropriato, consono, come una formula di disciplinare ed essenziale 'bon ton'.
Parliamoci chiaro, era l'epoca della politica, di quella sana e lungimirante, cioè il momento subliminale dei Partiti e del Partito per antonomasia, ovvero il mio, che tale resterà 'in aeternum et etiam ad libitum', in pratica la DC (la quale era cosa ben diversa dall'apocrifa maldicente leggenda del vorace 'Partito guida della Partitocrazia' tutta).
La preparazione, come l'appartenenza, la coerenza e con esse la militanza ma, soprattutto la formazione, erano stelle polari di un impegno costante, nel solco di disinteresse privato, ovvero volevamo rappresentare e compiere -almeno noi credenti impegnati in politica- "la più alta forma di carità cristiana, nella vita laica" (sulla base di quanto giustamente, indicatoci, da Giovan Battista Montini, futuro San Paolo VI°, vero fondatore della Democrazia Cristiana e unico leader, fin quando fu in vita terrena).
Ecco, penso a ciò, nel cuore di una notte di luglio, con temperatura e calura africana, allorquando mi giunge la notizia della morte di Arnaldo, che mi coglie nella mia Bovalino ed io... già io, per di più qui, a casa mia -in questo luogo, per me essenziale e vitale, alla stregua di un rifugio dell'anima, anzi, meglio ancora, nella Bovalino che è il sogno e il paradiso- comincio a piangere, a piangere commosso, travolto da struggente nostalgia, da soffocante tristezza, al solo pensare "...e Arnaldo non c'è più!".
Poi, si riavvolge il 'nastro della memoria' e tutto scivola via, lungo il sentiero di un insieme continuo -seppur composito- di mille e (forse?!) più di mille momenti ed eventi, tra Arnaldo e me, in tante situazioni, dove per richiamare all'ordine il sottoscritto, a seguito di una battuta o di una intemperanza fuori luogo o dell'esser stato 'déplacé' (pur apprezzandone la simpatia), mi apostrofava con indicibile tenerezza e al contempo ferma autorevolezza (amabilmente, è bene chiarirlo), con un fragoroso "frescone", al netto della sua eleganza inglese, con uno spruzzo di impercettibile accento marchigiano.
Non parliamo poi, di come lui, fosse solito alzare gli occhi al cielo, quando chi vi scrive, si 'impelagava' in qualche (apparentemente) tipica esuberanza caratteriale -benche` ho utilizzato quest'arma, solamente per fare 'breccia' e il più delle volte riuscendoci, sebbene in rare occasioni, lo confesso, fallendo- proprio nei confronti dei titolati interlocutori, i quali mi trovavo di volta in volta, innanzi a me, giovane di belle speranze.
A tal proposito, ho già raccontato il mio incontro con Amintore Fanfani, proprio propiziato da Arnaldo, il quale all'inizio vedendo che io stavo per debordare, sembrava seduto su un cuscino di spine e volgeva lo sguardo al soffitto, quasi ad indicarmi paternamente, di non eccedere oltre: Fanfani era troppo intelligente per non capirmi, ma Arnaldo era altrettanto troppo signore, per consentirmi ciò -e difatti, fu una delle poche volte che mi rimprovero` severamente - eppure non avrebbe esitato a farmi da 'scudo' paterno, nei confronti di colui il quale era il suo 'genitore politico'.
E qui, rientriamo nella visione forlaniana delle alleanze e del suo stesso modo di essere, così intimamente garbato, tipico di Arnaldo, il quale ha servito la politica, senza servirsene. Mai e poi mai e poi mai ancora!
Difatti -e ossequio va al mio caro amico Pier Ferdinando Casini, che lo ricorda nel suo ultimo libro, con precisione e puntualità- nei giorni del torrido maggio 1992, nel mentre era in corso l'elezione per la Presidenza della Repubblica dopo il settennato di Francesco Cossiga (e aggiungo io, quest'ultimo, in fondo in fondo mirava alla sua riconferma o in alternativa, avrebbe voluto 'tirare la volata' proprio ad Arnaldo e non a Giulio Andreotti), lo stesso Forlani, a seguito di un 'messaggio' recapitato da Pier -il quale teneva i contatti discreti con Fini, a sua volta già Segretario Nazionale del MSi-DN- dicevo a Pier che gli faceva presente come la 'Destra' dell'epoca (intendiamoci bene, parliamo del 1992, cioè un'altra era geologica, dal punto di vista politico), si aspettava anche un solo gesto di attenzione, pur di vedersi sdoganata e quindi giungere nel novero delle forze politiche della Repubblica.
"Non lo farò mai!", disse Arnaldo, perentorio e cortese, distaccato e disilluso, poiché non avrebbe inteso mai abiurare al 'patto costituzionale', che vedeva proprio quella forza parlamentare, fuori dallo schema popolare, liberale e progressista, sulle cui basi si reggeva l'Italia dal post-guerra.
Anzi, ad onor del vero e per onestà di cronaca -di Arnaldo che lo disse e di Pier che lo ricorda- Forlani stesso continuò in chiosa con la seguente frase -proprio per fargli capire che a seguito del non raggiungimento del quorum elettivo, non avrebbe più riprovato la sua candidatura al Quirinale, tra l'altro accettata controvoglia, ma per senso di responsabilità verso l'alleanza quadripartitica (DC, PSI, PSDI, PLI) di Governo (l'ultimo presieduto da Andreotti, ovvero il suo settimo!)- e le sue parole furono mitologiche e 'charmant': "Pier, è finita! E`finita un'epoca: prendiamone atto.".
Ecco, questo era l'uomo, il leader, ma soprattutto il gran visir dalla naturale affabilità, il quale aveva uno stile innato, autenticamente naturale, pieno di garbo e onestà, al punto che una sera di Dicembre 2021, allorquando andai a fare gli Auguri di Natale ad Agazio Loiero, prima della mia partenza per Beirut e passare le feste in Libano, ci fu tra di noi uno scambio di battute esemplificativo e al tempo stesso esaustivo: "Vicenzi`" -mi fa Agazio- "Martinazzoli (verso cui Agazio non ha mai nascosto amicizia e ammirazione) tu non lo hai hai amato, eppure è un profeta della politica" ed io che ribatto "Aga`, se Martinazzoli è un profeta della politica, personalmente non è il mio, ma certamente Arnaldo è, per tutti, il Principe di Galles Della DC".
Già, un 'Principe' elegante e conseguenziale, il mio Arnaldo, il quale seppur fosse lui stesso 'figlio' di Amintore Fanfani -che a sua volta affossò la leadership di Alcide de Gasperi- per il frutto di un destino, non "cinico e baro' (alla Saragat maniera), bensì ragionevole e coerente (quindi proprio alla Forlani), lui, cioè mio prestigiosissimo 'papa` politico (e adottivo!)', è rimasto sempre ancorato -persino per un aspetto caratteriale- all'impostazione degasperiana, ovvero sia la politica 'centrista', quindi traducibile con le risultanze della governabilità moderata, concreta ed efficace, sebbene con l'apporto delle forze laiche, per meglio e maggiormente allargare la platea di condivisione, di responsabilità e di rappresentatività.
Pure ciò mi ha insegnato Arnaldo, assieme al 'titulus crucis' di accettare le condanne 'infauste, strumentali, mendaci e golpiste' con sopportazione cristiana e dignità umana.
Insomma, Forlani ha trasfuso e trasposto, in me, molti esempi, dei quali bisogna fare tesoro e per come potrò, lo farò, anche se adesso, preparando nella mia Bovalino, il 'bagaglio di dolore', mi accingo al viaggio per accompagnarlo con Alessandro, Luigi, Marco, le mogli e i nipoti, sino alle porte del cielo, laddove riabbraccerà la sua amata Alma e il 'vero Tribunale' , saprà ricompensarlo rispetto a quello infingardo, bugiardo e sovversivo, degli 'ominicchi italici in toga komeynista' di un lontano passato, di cui non ci può dimenticare, anche per i guasti che viviamo a tutt'oggi. E, in ogni modo, giungo da lui, con il cuore che mi sanguigna, nel mentre un'ultimo pensiero vorrei rivolgergli: buon viaggio e grazie. Resti affianco a me? Certo che si!
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