di VINCENZO SPEZIALI
Il tempo scorre, veloce e inesorabile, però le lancette restano ferme, nel meridiano della cara Catanzaro.
Onestamente, ad esser immobile è il 'tavolo permanente' -vedi pure... è un tavolo!- poiché la mia area politica, continua l'autoflagellante incartamento, imputabile a tutti e a nessuno.
Rimane, comunque, tale ed in capo a ciascuno (me compreso), il fatto -oppure la responsabilità o la colpa, che dir si voglia- ma tant'è, quindi c'è da rimboccarsi le maniche, cospargersi il capo di cenere, armarsi di buoni propositi, per poi chiudere e non solo in fretta, bensì al meglio.
Abbiate pazienza, ma persino la consapevolezza che non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo, scivolare nell'oblio e andarcene nel silenzio della notte, ammainando la bandiera e dichiarando la sconfitta.
Non mi sento di spargere ironia, non perché oggi rimarco le nostre debolezze, bensì per ossequio al dramma di una città -la mia città- che viene violentata dal 'non sense' e dall'imponderabile, il quale non è l'ineluttabile.
Ormai l'unica cosa seria -e risolutiva- da auspicare, è trasferire d'urgenza 'il tavolo' a Roma, proprio per porre fine al consumificio nominale, oltre che rasserenare gli animi, svelenire il clima, produrre certezze autentiche e non speranze vane.
Diceva lo slogan dell'Immobiliare Carlino: 'non vendo sogni, ma solide realtà'!
Ecco è ciò che si deve fare, costruire un presente proiettato nel futuro, non dimenticando come sia essenziale avere rispetto e preservare la dignità di un Capoluogo di Regione, il quale al pari di altri Capoluoghi di altre Regioni , non è superiore ma nemmeno inferiore.
Lacrima il cuore, si piaga l'anima, epperò non ci si arrende al tanto peggio tanto meglio -in riferimento alla 'balcanizzazione' del fumoso, insipiente, giustizialista e perciò, in toto e sillogisticamente, fallimmentare 'campo largo' del PD (made in Fiorita) con accoliti radical chic e innesti grillini piuttosto che demagitrissiani- perché dalle parti a noi alternative si intravede un raffazzonato culturame.
Quest'ultimo, difatti non è, anzi non può essere, cultura, in quanto i deliri di sopra elencati mai potrebbero corrispondere ad essa.
Senza forze e senza ma, è vitale oggi più di ieri la seria politica, al posto del maleficio utopico, ed è per questo che se a un lato c'è qualcuno che discute di campo largo, noi non parleremo, bensì saremo area popolare.
È ciò la chiave di volta, subliminalmente racchiusa in una parola che ha religiosità (seppur nella laicità), spiritualità, visione, cultura, programma, identità e se mi si consente -soprattutto- credibilità.
*Coordinatore Regionale Calabria dell'Area di Centro e della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani
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