Vincenzo Speziali: "Fede e Chiesa, le luci della vita. Il bagliore di esse: don Mimmo (Battaglia)!"

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images Vincenzo Speziali: "Fede e Chiesa, le luci della vita. Il bagliore di esse: don Mimmo (Battaglia)!"
Vincenzo Speziali
  23 settembre 2022 17:19

di VINCENZO SPEZIALI

"Nicolas, cosa saremmo noi senza Cristo?". Queste sono state le mie parole testuali, quando qualche giorno prima della passata Santa Pasqua, discutevo in atto di confessione, con il Priore del Convento di San Basilio a Beirut. Il convento, infatti, funge da mia parrocchia, quando mi trovo in quella città, la quale è -sebbene un po'- casa mia, ma meno, molto meno di Catanzaro e molto, molto, molto di meno della mia amata Bovalino.

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Ero lì, nel salone, con questo Monaco melchita -amico vero e grande uomo di Fede- pure a discutere delle prove della vita, ovvero siano esse gioie, ma anche dolori, così come trepidazioni e, pure sollievi.
Ciò premesso, è a Dio e a Cristo, che ci rivolgiamo tutti, veramente tutti -anche chi dice di essere laico, eppure prega, discretamente, nel suo intimo e in privato- poiché la Fede, ci riscalda, ci rasserena, ci consola, ci sorregge, al pari del sorriso evocato da San Giovanni XXIII°, la notte tripudiosa dell'11 Ottobre 1962, quando, per ringraziare i fedeli (nel giorno in cui si aprì il Concilio Vaticano II°), dal balcone del Palazzo Apostolico, proferì la frase "date la carezza del Papa". Già, cosa saremmo noi senza Fede, senza questa dolce e materna carezza? Niente! Materia che diviene polvere e null'altro! Ne ho avuto conferma oggi, nel vedere un grande sacerdote, il don Mimmo che a Catanzaro ciascuno conosce e chiunque ricorda, ovvero Mons. Battaglia, attuale Arcivescovo Metropolita di Napoli, ma sempre don Mimmo resta, qui da noi in Calabria, come lo è diventato nella metropoli campana. Confesso -non colpa, bensì emozione- quanto grande, bello, intenso, gioioso, è stato incontrarlo di nuovo, con un non stupore di vederlo sempre e comunque, uguale a se stesso, con la coerenza comportamentale, con la incrollabile Fede, ovvero la stessa eterna dolcezza, insomma con il suo essere don Mimmo e nient'altro di più.

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Invece, il niente di più, è il tutto ed ancora più del tutto, poiché indica l'esempio della persona qual è, la strada religiosa, morale ed etica, da seguire, oppure su cui rimanere. Mi scende una lacrima sul viso, dopo aver baciato l'anello pastorale e averlo abbracciato con calore affettuoso -come fa un figlio con il proprio padre- al punto che la mia amica Mariastella Gelmini (accorgendosi di tale mia dolcissima e privatissima, emozione), mi sfiora il braccio e quando incontro il suo sguardo mi regala -anche lei- un sorriso, altrettanto delicato.
E poi, nell'incedere verso l'uscita, riecheggiano -eccome riecheggiano!- le parole, pronunciate, da questo 'dolce porporato' (poiché è ciò per me e non solo per me!), con persino il tenero tono vocale, nel mentre parla -sinceramente, appassionatamente- degli ultimi, cioè di quelli che lui ha sempre 'inseguito' e da sempre continua ad inseguire, in qualsiasi 'sua' città, cioè da quella natale, fino ai luoghi che ha retto in luogo alla missione di Pastore.

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Quanta ragione hai avuto, nel solco e nel corso degli anni e continui ad avere, don Mimmo mio, poiché la tua vita, il tuo continuo rifarsi a Cristo Re, non solo ci fa comprendere come dovremmo e dobbiamo essere, ma ci illumina -insieme alla Fede- non permettendo alle tenebre di avere il sopravvento, durante le umane tribolazioni, quotidiane e non. Certo, essendo uomini non siamo perfetti, bensì perfettibili, ma, almeno, vista la nostra natura e ammirandoti -da vicino e da lontano!- ciò, possa farci essere i più perfetti tra i perfettibili. Io ci provo, senza peccar di presunzione, rimettendomi a Dio con la preghiera e tu -ne sono sicuro!- rimani sempre vicino. A tutti,  me compreso!

 

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