Vincenzo Speziali: "Gli italiani, le vittime innocenti, la Meloni e l'intuizione di Moro"

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Vincenzo Speziali
  25 marzo 2023 18:15

di VINCENZO SPEZIALI

Giovanni De Luna, ha 'bacchettato' il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, poiché ha definito, giustamente "Italiani" ed anche "vittime innocenti" -pur se tale definizione, secondo lo storico non sarebbe consona- i caduti, nell'eccidio delle 'Fosse Ardeatine'.
Orbene, dice De Luna "questo è proprio un aggettivo che non meritano. L'innocenza presuppone il candore di chi viene ammazzato senza colpe, travolto da un evento inspiegabile. Non fu così. Quelli ammazzati alle Fosse Ardeatine erano colpevoli, di sicuro lo erano per chi li uccise. E la loro colpa era stata proprio quella di scegliere da che parte stare" e fin qui, posso pure convenire, pur se vi sarebbero, da parte mia, plurime eccezioni con mille 'se' e altrettanti 'ma'.

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Difatti, questa tragedia, folle e cruenta, come lo sono tutte le tragedie di guerra -e le viviamo, ancora oggi, attonitamente sbigottiti, per quanto accade sul fronte dei valorosi patrioti ucraini, aggrediti da una Russia mixata di paleozarismo e tardo sovietismo- dicevo la tragedia delle Ardeatine, si innesta in una fase storica di guerra civile, politica e di classe, quale fu la seconda guerra mondiale, la quale a sua volta, conteneva in nuce, un 'fiore del male', il cui effluvio di chiama 'ideologismo che sconfina nel bellicismo'. 
Intendiamoci, vi sono -eccome se vi sono, aggiungendo grazie a Dio!- ideologie positive ed anche (o di converso specularmente) negative, pur se per ciascuno di noi, la propria ideologia è quella giusta o migliore, al pari di chi in religione, considera il personale credo, quale l'unico rivelato e manifestato'.
Non discetterò in questa occasione circa religiosità e pensiero, pur se tutti sanno come la penso, quindi confermo la tal cosa e me ne approprio, nuovamente e con (modesto!) vanto.
Eppure parole di verità, bisogna dirle, sempre, comunque, in qualsiasi epoca o condizione, poiché a differenza delle guerre passate, perciò sino al conflitto del 1914/18 -eccezion fatta per le 'Crociate in Terrasanta'- e riprese con l'odierna 'manovra' Ukraina, la seconda guerra mondiale ha un suo 'unicum', per di più ancor maggiormente virulento e devastante: fu, infatti, un'azione bellica, non soltanto militare, bensì ideologica.
Insomma, non ci trovavamo, soltanto, innanzi allo scontro militare, per fini geopolitici, ma financo e soprattutto, per motivi 'culturalideologici'.

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Scontrarono, perciò, fascismo ed antifascismo, nazismo e comunismo, non solo in Italia e tra gli italiani, ma pure in Francia, tra De Gaulle e Petain -ovvero tra 'Francia Libera' e quella dell'effimera Repubblica di Vichy- così come in Belgio o in Olanda, perciò in Croazia tra gli Ustascia e il resto degli slavi, quindi ovunque in Europa e per certi versi nel mondo.
Da noi, nel nostro Paese, assunse persino i connotati di una guerra bellica, politica, civile e di classe, come ho detto prima, e qui come nel resto del mondo, sempre con i cattolici democratici al centro, non certo per ignavia, bensì a rappresentare e presidiare, il campo della moderazione, inteso come via di uscita e di ricostruzione. 
Ancora una volta, per l'ennesima volta: superiorità manifesta di una democristisnita` indomita, la quale oggi come ieri e come lo sarà domani, è qui, presente, sotto le insegne di uno scudo con la croce costantiniana, sulla quale vi è impressa in calce, la parola 'Libertas'.
È il simbolo della "buona e giusta causa" paolina -per intenderci dalla lettera di San Paolo a Timoteo (e tra l'altro, motto di Paolo VI°, anch'egli Santo, grande Pontefice, nonché fondatore e fino in quando fu in vita, vero ed unico leader della Democrazia Cristiana)- ma parliamo, anche, del simbolo di un riscatto che si vuol dare a questa nostra comunità politica, la quale vuole avere ruolo per meglio servire, non certo il proprio ego, bensì le persone, intese come esseri umani, giammai l'indefinitezza (strumetalmente)materiale di quel che rappresenta un collettivismo comunistoide, quale sarebbe il termine di gente.
Epperò, ciò ci riporta alla Presidente del Consiglio Italiano, la quale rappresenta una comunità intera, quindi popolo e nazione, che affonda le sue radici non nel fascismo, ma in una destra italiana e politica e tale destra -lo si voglia o no!- è da sempre parlamentarizzata ed ha persino avuto  suo Presidente, un certo Ammiraglio Gino Birindelli.
Quest'ultimo, infatti, lasciò il suo posto di comandante delle Forze Nato del Sud Europa, nel 1971, alfine di assumere il ruolo apicale con Giorgio Almirante, alla guida del MSI (che divenne, infatti, Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale) e permise anche l'elezione del democristiano Giovanni Leone, a Presidente della Repubblica, il 29 Dicembre dello stesso anno.
Ecco, questa è la storia, perciò onore ai caduti di ogni parte, delle Ardeatine (e non solo) -e tra i caduti, di questo massacro, dobbiamo mettere pure e a giusto merito, il padre gesuita Antonelli, che con indomito e adamantino coraggio sfido',  armato della sua sola fece in Dio onnipotente, il Colonnello della Gestapo, Herbert Kappler, regista ed autore di tal scempio, sulla vita umana- e tali caduti sono, come ha detto bene la Meloni, "Italiani" e  "vittime innocenti".

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Poco importa se per qualcuno era o da una parte rispetto all'altra, poiché la parte che loro avevano scelto, era quella vera. Quella giusta. Insomma, quella dell'Italia e della libertà, perciò sulla via di una pacificazione nazionale, ben intuita, per primo, da Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro), nel suo discorso a Radio Bari, nel 1944, e successivamente da lui perseguita. 
Persino a prezzo e a costo della sua vita, quasi fosse lui stesso l'ennesima vittima , tra quelle vittime innocenti ed italiane, seppure a lui toccò anni dopo.

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