Vincenzo Speziali: "Il conflitto attuale e il popolo che verrà"

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images Vincenzo Speziali: "Il conflitto attuale e il popolo che verrà"

  06 marzo 2022 21:59

di VINCENZO SPEZIALI*


Mentre il Drago Cinese riemerge dalla bruma del suo "sistema dittatoriale", facendosi credere e passare come moderato ago della bilancia -nel conflitto ucraino- la guerra continua. E come continua.
Continuano i morti, i lutti, i dolori, così come aumentano profughi ed incertezze, senza sapere o immaginare -credibilmente- dove ciò ci porterà, oppure in quale modo finirà. Già il finale. Ma poi quale finale? Nessuno con onestà e lungimiranza, guarda in direzione Pechino, perché tutti rimaniamo, giustamente abbagliati dai fuochi moscoviti, che a loro volta rappresentano il baluginio crepuscolare -drammatico, per di più!- del Signor Putin e dei suoi vari accoliti -ex KGB (oggi FSB), generali autoritari, oligarchi spregiudicati, politici infimi e cortigiani infidi- i quali tutti assieme sono asserragliati nel Cremlino, la cittadella fortificata per eccellenza.

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Vi è poi "la città proibita" -il più grande complesso al mondo con 980 edifici, più di 8.500 camere, e maggiore di 700.000mq- che rappresenta il simbolo cinese da sempre: ieri, oggi e pure domani.
Ecco, sta anche in ciò "l'effetto abbaglio" (termine classico nell'intelligence), cioè il prodotto -o meglio, il sottoprodotto- di questa sporca guerra, sporca come tutte le guerre, ma essa lo è di più.
Ci ritroviamo a guerreggiare con il "nemico cadente" (e tra poco ufficialmente caduto), cioè il Signor Putin -mentre minaccia gli Stati indipendenti se dovessero fornire ospitalità ai caccia di Kiev, ritenendo pure essi parte in causa del conflitto in corso (ma i suoi generali glielo impediranno)- mentre in realtà alle nostre spalle e non troppo fuori le nostre porte, già si staglia la figura di un figuro, più sinistro e minaccioso.
Ovviamente il riferimento è in capo al Presidente (ad abbundantiam comunista) della Cina, che come Paese -tra l'altro, benché non sia un dettaglio da poco-  detiene la maggiore proprietà del debito pubblico americano e se per questo non solo di esso.

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Ciò, inevitabilmente, riporta chiunque  a considerare e fissare bene in mente la frase che coniò -negli anni 60 del novecento- Edward Lorenz (noto matematico statunitense), per spiegare la teoria del caos, cioè "Se una farfalla sbatte le ali a Pechino...": ecco, siamo alla materializzazione di essa e la cosa si fa sempre più seria! Ormai gli epigoni del "maoismo" -in chiave discutibilmente rivisitata- hanno capito alcune cose che, per loro, sarà estremamente facile certificare la fine delle democrazie ai loro confini; scalzare gli americani nell'area che considerano di influenza propria (Indo Pacifico); mantenere in vita grama e artificiale il nuovo "disfacimento" russo; occupare -a breve e alla prima occasione utile- Taiwan.
Il tutto avrà un contraccolpo? Certo che sì, ma al massimo attraverso sanzioni, le quali però pure se strutturate nel modo più rigido possibile, a lorsignori -i cinesi- potranno produrre per lo più un chatouillement (solletico in francese, lingua notoriamente sconosciuta a grillini e simil tali).

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Cosa fare, quindi?  In primis ricordare S.Giovanni Paolo Il°, non solo per la sua grandezza mistica e religiosa, bensì per la lungimirante frase "non abbiate paura", in quanto essa era un messaggio ed un concetto assieme e al tempo stesso -cristallizzante il fallimento di qualsiasi abominio marxista comunista- senza abdicare, però, ad un ritorno all'umanesimo integrale di Maritan, alla profondità illuminata di S.Paolo VI°, alla visione di De Gasperi, alla magistralità di Moro, al multilateralismo di Mattei, alla politica di Andreotti e all'Atlantismo di Cossiga. Mai dimenticare gli elementi di sopra richiamati, poiché è da essi che si dipanano le soluzioni per un nuovo futuro, nella concordia modulata in nome di uno sviluppo condiviso e di una convivenza solidale.
È a ciò che bisogna rifarsi, non per nostalgiche emozioni o nostalgie patologiche, semmai in quanto la storia ci ricorda di quando e come Amintore Fanfani nel Novembre del 1956 fu mediatore della crisi di Suez e poi nell'Ottobre del 1962 lo fu per quella di Cuba, riuscendo entrambe le volte a risolvere il tutto, senza far "perdere la faccia" alle parti in causa e a favore della pace. Risultati eclatanti, ma parliamo pure di un grande democristiano. E scusate se non è poco!

*Coordinatore Regionale Calabria dell'Area di Centro e della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani

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