Vincenzo Speziali: "Il futuro di una città e le prospettive per Catanzaro"

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Vincenzo Speziali
  06 maggio 2022 18:51

di VINCENZO SPEZIALI

La campagna elettorale sta per incominciare, anche se essa ha già ha già avuto il suo calcio di inizio.
Al di là delle frattagliose liste, i candidati -non solo alla carica di sindaco (alcuni dei quali con barba alla Lenin)- incedono per le strade, attraverso propaganda pubblicitaria, martellante, senza scorgervi uno spessore programmatico concreto, reale, autenticamente serio.
Chiaramente, non per tutti è così!

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Non sto a giudicare, in quanto lo faranno gli elettori - gli unici a cui spetta la parola finale, poiché siamo in democrazia e non nell'Unione Sovietica tanto cara a qualche docente berlingueriano, per il quale non so come andrà a finire quando tornerà ad esercitare la sua professione di giurista preposto a pareri legali (chi troppo si scaglia contro altrui persone, sconfinando nei loro partiti di appartenenza, lascia strascichi inevitabili)- epperò la situazione rimane quella poc'anzi descritta.
Se non rimettiamo in asse il buonsenso e le relative pratiche connaturate ad esso, sarà anche questa un'occasione perduta. L'ennesima!
Catanzaro, deve recuperare non solo il suo ruolo di Capoluogo Regionale -anzi quello di 'Capitale della Calabria'- bensì riempirlo di un contenuto autentico, dignitoso e realistico.

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L'ho detto e ripetuto, più e più volte, negli ultimi mesi, ma la narcisistica (...in alcuni casi, persino sterilmente e cattedraticamente, perciò apoliticamente) fregola autoimpositiva, non ha contribuito ad un dibattito in merito, bensì a balcanizzare forze politiche, tessuto statutario, oltre che a riproporre campanilismi beceri, superati a suo tempo, a fronte di lotte territoriali cruente: già, persino il sangue di chi da una parte e dall'altra, fu versato per strumentali motivazioni di carattere municipale, oggi qualcuno lo vuole fare riversare, in virtù della sua avventata e misera visione programmatica.

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Qualche supporter -per di più erede genetico di autentici giganti del regionalismo calabrese- confondono date, ignorano storia, compiono disinformazione e propalano razzismo (guarda caso, li ritroviamo nell'arcobalenica alleanza civica, benché non municipale, quindi lontana dall'idea sturziana), anzi con la loro 'maligna' e arrogante insolenza, fanno emergere -assieme all'impreparazione che hanno- un forte nervosismo, originato dalla consapevolezza di essere deboli (elettoralmente) anzicheno`!
Nella vicenda di specie, nessuno nota un aspetto quasi iconoclasta, seppur dal punto di vista uditivo e cioè che l'idioma delle nostre contrade regionali, risulta essere per di più parlato nell'istimo centrale e tale considerazione rassegnatami dall' On.le Enzo Sculco, non può essere derubricata come esiziale o peggio ancora falsamente futile.
Per tali motivi, ora come non mai, è giusto impegnarsi a favore ed in favore del futuro della città per le prospettive connesse ad essa e per essa, poiché il sindaco che verrà -ed in tal veste e luogo, io sono per Talerico che ha energie positivamente credibili e costruttive- dovrà infondere la forza di una visione, giammai la variabilità interpretativa dell'emozione.

L'Avv. Antonello Talerico -intorno al quale si ritrovano forze politiche (anche nazionali) omogenee, credibili e strutturate, assieme ad un consistente drappello di liste ispirate al municipalismo sturziano e non all'effimero, vacuo e più o meno interessato civismo, di non sola marca sinistrorsa- dicevo l'Avv. Talerico, saprà interpretare questa visione contemporanea -le cui radici, però, affondano in una bellissima tradizione- che appunto avrà come riferimento 'l'ottica lapiriana', ovvero una comunità catanzarese che si fa promotrice e custode dell'incontro e dell'interscambio multiculturale, interreligioso e polipopolare, inteso come diversità di nazioni (spiegazione d'uopo per assicuratori senza assicurazione, di cui è notoria la pencolante scolarizzazione).

Vi è un mondo che accompagna il futuro, un bellissimo futuro -seppur nei drammi che oggi viviamo e ai quali assistiamo- e questo mondo fa da apripista al divenire incessante (rifacendosi al miglior Eraclito), ma non intendiamo abdicare -come qualche incauto rappresentante di un'identità moderata ha fatto, oppure come un trasformista arrogante e la cui origine è (fortunatamente!) diversa dalla nostra- né tantomeno permetteremo un rinnego programmatico, liberi e forti come siamo, delle nostre convinzioni. 
Già ancora una volta 'Liberi e Forti': sarà un segno del destino?

Se segno non è, certamente rappresenta la forma più alta di un'illuminazione di Fede, nella laicità della vita, nello svolgimento della rappresentanza istituzionale localistica, ma soprattutto nella pratica dell'esistenza, in quanto le cose passano e la storia continua.

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