di VINCENZO SPEZIALI
Non c'è niente da dire e nemmeno da fare, perché Cafiero de Rhao è veramente impareggiabile, quasi alla stregua di una donzella ben abbigliata, con ai piedi scarpette e tanto di tacchi, i quali (cioè i tacchi) sono paragonabili ai rinforzi calzaturieri di alcuni uomini noti, per di più attempatelli e con il vezzo delle cravatte simil Marinella (sarebbe troppo, infatti, per costoro, chiedere la griffe originale, poiche`essi sono per buon ultimo barricaderi -anzi, di lotta e movimento- sebbene qualcuno di essi abbiano origine familiare, apparentemente, aristocratica).
Già, Cafiero de Rhao, il quale se l'altro giorno era stato da me accostato allo slogan della Panda, versione anni '80 ("se non ci fosse, bisognerebbe inventarla"), quest'oggi, invece, si ritrova, calzante più che mai, in un altro spot, questa volta però in capo alla Rai -sempre sul finir del decennio sopracitato- il cui ritornello era: "di tutto...di più".
Si, non vi è dubbio alcuno, anzi, per nessuno, però quando parla costui, il risultato è sempre assicurato, ripetuto, ovvero certo, identico, bensì, persino, inesorabile, come il sole (posto che egli non lo è affatto e per niente) che risorge al mattino: o sono contraddizioni o amenità o gaffe, per di più a gogò!
Spariglia maldestramente una stigmatizzazione di Matteo Renzi, il quale infatti ha riportato la 'folgorazione' cafierana (o cafieresca, fate voi!) in merito al Reddito di Cittadinanza, stante le dichiarazioni del procuratortennista, quindi confermando quanta ragione -ma, soprattutto, quanta buona memoria- avesse e ha il fenomenale fiorentino, nonché unico Statista dei nostri giorni.
"Ritengo si riferisca ad un incontro, al quale ho partecipato, con i ragazzi delle scuole sui temi della legalità" sostiene in incipit, per rispondere all'ex Presidente del Consiglio (e leader centrista), l'odierno smemorato non di Collegno, bensì del Vomero, quartiere, notoriamente chic (al pari di tanti 'radical' che si rispettino...ma mi faccia il piacere, direbbe il grande Totò), per poi proseguire "Non capisco quindi a cosa si riferisca Renzi, se non a una volontà di polemica da campagna elettorale", cioè come a dire, ho detto tutto e ho detto niente (ma le arringhe, nelle udienze, le faceva così? Sic transit gloria mundi!). Poi, il florilegio lessicale continua planando sulla vicenda Ingroia, al quale ha risposto solo ora e dopo mia richiesta pubblica e nel merito - che combinazione!- con una ricostruzione (di parte, ovviamente la sua!) talmente ovvia, da sconfinare nel boatico luogo comune: insomma tutto un profumo di borotalco e manicure, in luogo alle stilettate che Palamara ha ben raccontato, circa la categoria di cui costoro (perciò pure de Raho) facevano parte!
Sulla vicenda Di Matteo, accennata da quell'altro fulgido virgulto di legalitario garantismo, dal nome Antonio Ingroia, si vuole un esempio? Presto fatto e notate, immediatamente di seguito, il cafierismo divulgato dallo stesso candidato (anzi cooptato) alla Camera, grazie ai grullini (pardon grillini, ma poi è la stessa cosa): "Il problema nacque da una intervista di Di Matteo che conteneva una serie di elementi che riguardavano il contenuto di una riunione dei Procuratori Distrettuali che si occupavano di stragi. Quell'intervista, a mio avviso, non rispettava le regole che ci eravamo dati. Da qui la mia decisione di segnalare la cosa al Csm a cui dissi anche di verificare l'accaduto, aggiungendo la mia piena disponibilità di riaverlo nel gruppo, a patto ovviamente che si muovesse nei paletti".
Le testuali parole, la dicono tutta su ognuno dei personaggi, in quanto già l'impostazione pseudoconcettuale di costoro, sarebbe più credibile in bocca ad Andrej Vyšinskij, cioè il famigerato procuratore generale dell'URSS (nonché protagonista delle drammatiche e sommarie 'purghe' staliniane), non certo ad un magistrato italiano, dove opera in uno Stato di Diritto. Eppure, tali impostazioni -di codesti robersberiani P.M. de noartri (ma pur sempre, connazionali contemporanei)- potrebbero indurci a credere che l'Ayatollah Ruhollah Khomeyni, sia stato un fior fiore di liberaldemocratico e -forse?- il Califfo dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi, nientepopodimeno che un lassista inadempiente.
Difatti, balza agli occhi, sin da subito che stiamo parlando di una cervellotica inchiesta e di un fallimentare dibattimento (in Appello totalmente bocciato), con tanto di assoluzione per gli imputati, così come era giusto e naturale che fosse e nemmeno avrebbe mai dovuto aprirsi una simile e vergognosa azione giudiziaria -parliamo del processo 'Trattativa Stato Mafia' (di cui Ingroia e Di Matteo, rappresentavano la oziosa pubblica accusa)- ma che Cafiero de Rhao, si trasformi in un qualsiasi 'Serbelloni Mazzanti vien dal Mare', fa venire una gastrite giurisprudenziale (o presunta tale) bell'e buona.
Cioè -dice il candidato stellato e stellare- Di Matteo parlava con i giornalisti, mentre non poteva farlo, perché in tal modo, per opportunità, si era rimasti d'intesa e quindi viene chiamato in causa il CSM, così quando e se l'organo di autogoverno dei giudici, avesse dato l'imput di riammetterlo (sempre a Di Matteo) negli organigrammi della DNA (Procura Nazionale Antimafia) retta da Cafiero, quest'ultimo lo avrebbe riammesso 'a corte', ovvero nel gruppo di lavoro preposto e delegato a faccende e vicende, tra l'altro a mio avviso indimostrabili, poiché non vere.
È evidente come il de Raho creda in una stampa tutta sua - tipo quella diretta da una frigida pregiudizievole, posticciamente platinata, la quale divulga il verbo manettarista (e non solo quello, quando le conviene) a cottimo o per appalto indotto, da bassi servizietti vari- ma che proprio lui, il Cafiero di cui prima (o anche il 'Serbelloni Mazzanti vien dal Mare', da me, precedente citato) si sbracci, brandendo il senso di opportunità, beh...mi sembra troppo e persino incredibile, se non -al solito!- una ennesima contraddizione, fondata sulla sua incoerenza comportamentale, oppure sui vuoti di memoria, tipici per alcuni coetanei di costui.
Patti chiari, le mie sono valutazioni politiche, quindi le prenda come tali, ed egli non pensi a querele temerarie -le quali (per notizia urbi et orbi) me le sbatterei tra lo scroto- in quanto quando si entra nell'agone delle campagne elettorali, ciò è previsto, poiché si chiama confronto democratico.
Parimenti, qualora dovesse accadere, avrei la dimostrazione delle mie sacrosante ragioni ex tunc (o a prescindere, che dir si voglia), così come l'avrei -e vi sarebbe lecita, legittima e democratica indignazione popolare- nel caso in cui io ricevessi aggressioni strumentali (con tanto di accuse fallaci e fantasmagoriche), da qualcuno degli appartenenti alla categoria di cui era presidente il Luca Palmara citato, (ovvero, comuni, ex colleghi, i quali si scaglierebbero contro di me a cagione del mio comportamento di lesa maestà, non contemplato dalle norme vigenti), epperò rimane, cionondimeno, un dubbio, che rassegno a voi tutti immediatamente: Cafiero, parlando, emette un pensiero -pure discutibile?- o slogan, in luogo al solo suono? Io la mia idea me la sono fatta, quindi gli consiglierei di andare, finalmente a giocare sereno a tennis -visto che da Procuratore (benché con tutto il supporto della macchina investigativa e delle forze di polizia) non sapeva chi potesse incontrare- e magari in questa attività, sarà più credibile che in quella di politico o di P.M, pure al netto di qualche svista di chi si trova in lista, quindi hai voglia a dire che solo lui parla di certi argomenti, pur comprendendo come questo candidato sia uno pochino pochino sbadato -diciamo così- e perciò in virtù di essa evitava la frequentazione dei circoli sportivi reggini (annamo bene!).
Tanti cari, cari auguri, per la sua carriera ginnico agonistica, forte del suo notorio 'physique du rôle', senza pensare a nessuna ironia (ma poi, chiunque può variabilmente interpretare), ed è già come se mi avesse ringraziato. Se, invece, qualcuno volesse replicare, altrettanto pubblicamente, controreplicherei e mi si creda, ne sarei felice, ma soprattutto, mi divertirei un mondo, eccome, anzi, certo che sì!
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