di VINCENZO SPEZIALI
È lui, come sempre e al solito se stesso, uguale e coerente, alla sua vita, alla sua 'essenza'. Anzi alla sua 'missione pastorale'!
Lo ricordo per le strade -'i viculi da a nostra Catanzaru'- ad 'inseguire, per accogliere, confortare, dare loro 'pietas et ospitalitas' a tutti i relitti (presunti ma non veri) di una nostra brutta società.
Solo lui, oggi, Don Mimmo Battaglia, Arcivescovo Metropolita (cardinalizio lo è de facto), in quel di Napoli -laddove 'incarna' la di lui 'cattedra'- ha innalzato un 'grido' di dolore e di giusta, giustissima, 'denuncia morale e civile.
Conoscendolo, don Mimmo mio (...e nostro!), lo immagino -vestito con quei parametri, i quali in fondo al cuore trova 'superflui', cioè non consoni a dolore, sofferenza e autentica 'Chiesa degli Ultimi', la quale rappresenta e per la quale ha consacrato la vita- dicevo lo immagino, nel 'piangere con il proprio gregge' e difatti, fanno fede le parole che di seguito riporto.
"Venga il tuo Spirito e soffi su chi ha il compito di governare e amministrare il bene comune, affinché attraverso politiche di risanamento e di inclusione, possa rispondere con azioni concrete e immediate alle vite segnate dalla sofferenza, perché la politica è autentica se fa sua l'etica della cura, e solo la cura può trasformare il dolore in speranza, la sfiducia dei singoli in un nuovo slancio comunitario!".
Ecco qui, innanzi a noi tutti, il vero don Mimmo, la sua umanità, pari a quella di San Paolo VI°, che declamo` essa, facendola propria, anzi rivendicandola ed ergendosi quale "esperto' di suddetta materia, innanzi all'ONU, in quel lontano 4 Ottobre del 1965.
Don Mimmo mio (...anzi nostro!), ha fatto più e fatto meglio: 'inchioda' con mirabile e contemporaneamente implacabile dolcezza, l'insipienza di chi '(s)governa', perché lui è e rimane la voce dei giusti, la voce degli ultimi.
Ed io, io, come faccio a rapportarmi con un 'gigante simile', allorquando vivo -seppur tra dolori veri, soprusi realmente patiti, violenze subite (persino in famiglia)- dicevo ed io -parimenti a quanto don Mimmo sa- come faccio a dichiararmi 'figlio di Dio Onnipotente', pur vedendomi il dubbio di non esserne all'altezza, proprio a fronte della giusta rabbia che provo e che cova nel mio intimo?
Mistero della Fede, la quale però continuo ad evere e da essa mi sento 'rischiarato, ovvero riscaldato , purtuttavia, nonostante ogni avversità, in barba a chicchessia, nel giorno e nella notte, vivendo tra luce e tenebre, ma sempre affermando e ribadendo "Te Deum laudamus et misericordia pro nobis".
Grazie don Mimmo, per il tuo esserci e per la testimonianza di coscienza civile e religiosa.
Un'ultima cosa: ti voglio e ti vogliamo bene, tutti noi, da Catanzaro a Napoli, da Cerreto Sannita, sino a dove vuoi tu.
A proposito, dice un detto ebraico: "presto, ci vedremo a Roma".
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