Vincenzo Speziali: "La 'Giostra' e l'amarezza"

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  09 marzo 2022 20:35

di VINCENZO SPEZIALI*


Gira e rigira, sempre in un sillogismo neologico ci si imbatte, soprattutto in questo tempo così strano, bizzarro e indefinito, dove la politica diviene un'orfana, per di più misconosciuta.
Essa, infatti, alfine di cercarla -o, meglio ancora, ricercarla- dovremmo, noi tutti, rivolgerci il mercoledì sera alla trasmissione televisiva RAI, condotta da Federica Sciarelli, ovvero "Chi l'ha visto?", poiché difficilmente, in modo diverso, si potrebbe ottenere il risultato sperato.
Basta osservare quanto accade alle latitudini di Catanzaro, laddove i "giri di valzer" -che nulla hanno a che vedere con quelli compiuti dal Regno d'Italia tra Austria e Germania (a cui eravamo formalmente legati) e Inghilterra e Francia (a cui intimamente ammiccavano)- siano diventati un ballo frenetico e scomposto, assimilabile, verosimilmente, più alla Pizzica che alle melodie di Johann Strauss figlio.
Sulle sponde della Fiumarella -dove in loco prende il posto del Danubio a Vienna- ci si trova alle prese con uno strano fenomeno, ovvero "il gioco dei quattro cantoni", in cui tutti vanno da tutti, sentono tutti, riferiscono di tutti, si accordano con tutti e poi...il mattino successivo, visto che dopo ogni giornata giunge la notte -la quale non porta consiglio ma produce scompiglio- la giostra riparte, con ciascuno sull'ottovalante.

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Purtroppo, persino e principalmente la città si ritrova sul tagadà (anch'essa attrattiva da Luna Park, altrettanto impetuosa), con la gente sbandata e sbalordita, al limite della sopportazione, per di più intenta ad essere sul punto di affermare "se non sbottiamo, sbattiamo"!
E dire che cose da fare, programmare, pianificare e realizzare ve ne sarebbero tante se non di più ancora, però tutti -in qualsiasi ambito politico o simil tale- ci ritroviamo "incartati" sui nomi, tralasciando i programmi e derubricando il fatto che sono essi a fare scaturire la persona -giusta- per trovare sintesi e credibilità nel portarli avanti, quindi realizzarli.
Purtuttavia, qualcuno no si arrende, continua insistendo -pervicacemente- anzi rilanciando il tema, poiché non accetto di assistere ad apologia nefanda, la quale a sua volta viene portata avanti non in malafede, bensì per insipienza altrui.

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Da tempo, difatti -persino registrando marchio, slogan, idea e proprietà concettuale- predico, financo, la valorizzazione dell'ambito geografico catanzarese -credibilmente centro del Mediterraneo- prefigurando una interconnessione dei "poli culturali" cittadini ( l'Autirorium, il Politeama, il S.Giovanni, le strutture universitarie, il Policlinico), per far sì di ottenere -a fronte del migliore utilizzo della quota parte dei finanziamenti previsti in capo al PNRR- un progetto pilota, il quale ci porti ad essere luogo di incontro e di sperimentazione per il sapere e per l'interscambio nell'intera macro area transanazionale.
C'è bisogno della determinata, nonché credibile, visione politica, autorevolmente rappresentata da un Sindaco, che sia capace di riuscire a promuovere -chiaramente di concerto con il  Magnifico Rettore- Catanzaro quale sede ufficiale, dell'UNIMED (Union des Universitès de la Mèditerranèe, fondata nel 1991, con una rete di 127 Università), in quanto ci troviamo nella posizione territoriale più favorevole -ed inoltre professionalmente e attrezzaturalmente ben strutturati- alfine di conseguire un risultato tale, non per conquistare un "pennacchio", bensì per riempirlo di contenuti.

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Invece di discutere di tutto ciò, si continua la "telenovela brasileira" dei nomi lanciati, osteggiati, bruciati e ritirati (con tanto di lacrime dei diretti interessarti), oppure si incede per una voluttà misteriosa nelle imposizioni, nei veti e negli intrighi -almeno quest'ultimi si lascino a chi li sa fare ed è credibile circa la siffatta materia- senza preoccuparsi o avvedersi che sembrerebbe il caso di rifarsi a Tito Livio -estrapolando qualche parola di una famosa frase delle Storie- quando scrisse: "Saguntum expugnatur".
Qui non siamo a Sagunto -e se per questo nemmeno a Palermo, poiché tale paragone lo prese a prestito il Cardinal Pappalardo nel mentre celebrava l'omelia funebre del nonno di un mio caro amico, trucidato dalla mafia e che rappresenta il vero ed unico eroe italiano- ma siamo a Catanzaro.
Anche in tal caso vale la pena parafrasare il porporato siciliano, trasponendo il tutto alla riduzione di un'amara chiosa, ovvero: povera Catanzaro nostra!
Povera Catanzaro mia!

*Coordinatore Regionale Calabria dell'Area di Centro e della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani

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