Vincenzo Speziali: “La propaganda di Israele e la trattiva in corso a Doha”

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Vincenzo Speziali
  17 agosto 2024 09:05

di VINCENZO SPEZIALI

Esiste una regola, precisamente quella delle '11 P', che mio nonno materno, con il suo reale garbo e la mitezza che gli erano propri, conculco` a tutti i suoi figli, quindi anche a mia madre.

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Il postulato succitato, difatti, recita -testualmente!- così: 'Prima Pensa, Poi Parla, Perché Parole Poco Pensate, Portano Pesanti Pene'.

Ordunque, Avichay Adraee, portavoce arabofono dell'esercito israeliano, non mi sembra sia osservante di codesto adagio, per sua disgrazia (e di ciò potrei pure infischiarmene), ma, principalmente per nostra sfortuna (mentre, ciò mi riguarda, eccome).

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Difatti, se nel mentre si cerca di trattare una 'pace regionalmente complessiva' tra Israele e Hamas con tutti i suoi alleati, ovvero gli arabi cristiani e musulmani (questi ultimi differenziati dal diverso rito islamico sunniti e sciita), non capisco proprio l'intemerata di tal soggetto, se non alfine di ottenere la reazione sdegnato, proprio per la di lui stucchevole prova muscolare, oppure provocazione bell'e buona, che dir si voglia.

Mi spiego: allorquando una simile 'capafresca' si intromette nelle dinamiche di uno Stato straniero -precisamente il Libano, nel caso di specie a cui mi riferisco- per di più entita` statuale indipendente e con il suo Paese senza alcun riconoscimento diplomatico, allora -parimenti e calzantemente a come si dice in romanesco- 'ta a vai a cerca`!

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Costui, lancia strali e dispensa pelosi consigli ai libanesi, suggerendo mellifluamente prima e intimando categoricamente poi, di mettersi contro Hezbollah, altrimenti tutti loro (cioè i libanesi di qualsivoglia etnia religiosa), pagheranno le conseguenze che Israele combinerà avverso lo Stato dei Cedri, in caso di conflitto.

Parliamoci chiaro, fuor di perifrasi e di metafora, ma ciò può essere accettabile e assimilabile ad una dichiarazione normale?

Certo che no e per due motivi: 1) creare tensioni come queste, frammentando ancor di più il precario tessuto di convivenza libanese, significa auspicare una nuova guerra civile in un Paese come il Libano, il quale a sua volta, su questo e su altro, 'ha già dato'; 2) la propaganda del soggetto specifico ricorda molto e tanto, le dichiarazioni di un altro portavoce, segnatamente quello di Putin, cioè Peskov, nell'intento di insolentire, dividere e frazionare -sempre con l'utilizzo di effimera propaganda- sia l'Ukraina e i suoi cittadini, sia i Paesi che sostengono Kiev.

Tra l'altro, proprio simili 'tavanate pazzesche', sono, eufemisticamente, improprie, nel mentre si tratta una tregua o una pace, quindi qualora le si rilasciano, diventano la prova provata o la cartina di tornasole, di quanto il Governo dello screditato 'macellaio di Tel Aviv', cioè l'indagato per plurimi reati finanziari Benjamin Netanyahu, non ha alcuna voglia reale di contribuire al 'cessate il fuoco'.

E noi, noi tutti, che facciamo?

Per quanto sia paradossale, soprattutto perché è confermato dal sottoscritto, mi trovo d'accordo con la posizione espressa ieri da 'Il Fatto Quotidiano', ovvero l'Italia, deve farsi sentire, facendo valere propriamente, il suo ruolo di Paese NATO.

Da giorni, ripeto a pie` sospinto come sia giusto garantire la sopravvivenza di Israele e il suo diritto alla difesa o alla propria sicurezza, ma, purtuttavia, ciò non può passare o avvenire, a scapito di Paesi altrui, della loro interna coesistenza civile e nemmeno -per quanto stiamo vedendo e per come sanzionato dal Tribunale Internazionale dell'Aja, avverso lo Stato ebraio- dicevo, nemmeno attuando il genocidio degli inermi palestinesi a Gaza.

Insomma, non si può essere senza se e senza ma, solo da una parte, cioè quella di Israele, sempre e a prescindere, poiché, piuttosto, sarebbe financo opportuno rilevare che tal Paese, non è propriamente una democrazia politica, semmai una sorta di teocrazia laica, differente dall'Iran che lo è pure religiosamente, ma in ogni modo, a Tel Aviv, qualcosina di 'religiosamente scorretto' la applicano, seppur all'interno dei propri confini e senza mai nessuno lo abbia rilevato o stigmatizzato.

Un esempio? È mai possibile che cittadini Israeliani, con tanto di nazionalità e passaporto, qualora non si ritrovassero ad essere dichiaratamente osservanti della religione ebraica, sono esenti dalla coscrizione militare obbligatoria, differentemente da chi è israelita?

Esistono, perciò, in siffatto Stato, cittadini di serie A e di serie B?

Orbene, possiamo chiamare ciò democrazia? A ciascun di voi la risposta, attenendomi -benché io abbia un'idea giusta e ben precusa- dal suggerire alcunché.

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