Vincenzo Speziali: "La storia strana che può far ridere oppure piangere: fate voi!"

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images Vincenzo Speziali: "La storia strana che può far ridere oppure piangere: fate voi!"
Vincenzo Speziali
  08 maggio 2022 12:34

di VINCENZO SPEZIALI

Si ode uno squillo non di tromba, ma di 'trombone', ed incede per la strada il solitario Gianni (senza Pinotto, il quale si attarda nei soliti bar, utilizzati da costui come segreterie, alfine di raccattar improbabili candidati per il rinnovo del Consiglio Comunale di Catanzaro, nella lista avveniristica e inesistente, di cui si trovano a capo egli stesso e il Gianni di prima) e sempre Gianni bofonchiando più del tempo che fu, trasfigura se stesso, poiché in Corso Mazzini non si trova a suo agio, in luogo di dove lo è consuetudinalmente, ovvero alla Camera dei Deputati a fare da carta da parati.

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Gianni, ad onor del vero non solo tromboneggia, ma non concludeggia affatto, poiché parla di di identità, però poi trascinato da Pinotto (anche se entrambi potrebbero essere variabilmente considerati come Stanlio e Ollio, piuttosto che Tom e Jerry e -perche`no?- Totò e Peppino, senza esser comici come questo ultimi, epperò maggiormente esilaranti, non solo dei due eccelsi napoletani, bensì di tutti costoro) dicevo, Gianni sproloquio disperato e sconsolato grida a squarciagola: "io sono per il barbuto, berlingueriano narcisista, e chi se ne frega se dico di esser dicci`, tanto nessuno mi filava lì. Con lo Scudocrociato tante volte venni eletto, e la poltrona ha sempre custodito il mio retto. Oggi invece non vi è più, ed io, infatti, non ci sono su. Sol Pinotto mi è rimasto, e l'algido gelido mio gemello, è partito senza neppure quello".

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Ad onor del vero, nell'arcobalenica coabitazione, in cui tutto non trova niente (sineddoche della rappresentazione di uno schieramento fantasmagorico, convivono razzisti che insolentiscono coniugati con straniere, berlingueriani frustrati proprio perché non sono, neppure Berlinguer - che per altro non era una persona gradevole- e variopinti, nonché ufficialmente non si immagina di cosa uscenti, i quali più che rappresentanti dell'umanità hanno - in alcuni casi- le fattezze di strani appartenenti ad un non meglio specificato esempio faunistico), quindi riscontriamo nel guazzabuglio che denomineremo civico -solo per facilità e senza riferimenti al reale, però poi fate voi!- un via vai, quasi fosse la corsia di un ospedale, nel quale potrebbero accedere infermiere le cui fattezze non ricordano Manuela, ovviamente né Arcuri né altre, seppur incedenti con costanza nella missione di specie.

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Certo, tra docenti nel cui viso spunta una peluria canuta, infermiere dalla beltà soggettiva (io adoro le infermiere, così come il Medico di Merano -ritrapiantato in latiduni 'valentiane'- è un aficionados non di badanti, bensì di una, in particolare, in loco brianzalo) e assieme all'apparente fauna diversamente configurabile, riecco apparire un tipo che potrebbe avere un sorriso anziché un ghigno, ma pure un ghigno al posto del sorriso. Scende dalla sua automobile in modo 'smart' (dall'inglese intelligente...non si pensi a diversi riferimenti) e scorge a distanza della funivia - patti chiari, non la funicolare!- un corpulento soggetto dalla cui fronte esce una ectoplasmatica protuberanza (ma non trattasi di materia cerebrale positiva ed in eccesso) e, sempre il soggetto protuberato, fa al tipo 'smart' (il quale quest'ultimo rappresenta per il soggetto un'assicurazione più credibile e preziosa di quella a cui dovrebbe pensare un sinistrato o un assicuratore): "mi aiuti? C'è un tale che fa ritratti, il quale adesso si è messo persino a cucire 'cappottini' e non lo si batte, né lo si abbatte. Vorrei tanto aver un posto sicuro e solo tu -domunus meus (significa mio signore in Latino...qualcuno potrebbe non saperlo!)- sei la sola speranza, nella quale posso incedere ed accedere"!

Il tipo adesso, sorride o ghigna, ghigna o sorride -boooh....vai a saperlo?- e gli risponde, magnanimo e paziente: "mia protesi -non cateterica e nemmeno per gambe dolenti- ed unica soddisfazione della mia beltà narcisa e poco credibile, per te lo sai che faccio ogni cosa possibile. Tu sei colui che mi ha fatto credere di essere il figlio di De Gasperi, perciò ti grazio, tu che sei sgraziato"!
Il tipo gira le spalle e si mette a caccia di un qualsiasi voto (poiché non per egli non è reato, al pari del triangolo da Renato Zero cantato), ed anche costui, il tipo smart pensa ai ritratti del pittore e ai cappottini del sarto, sorridendo o ghignando, ghignando o sorridendo, ma comunque sempre amaramente, in quanto l'artista è un' artista, il quale dimostra sempre di più come sia inarrivabile, rispetto alle men che mediocrità di cui tratta geste, ritratta i gesti e cuce sia le prime che i secondi.

Intanto, Gianni (con e senza Pinotto), razzistucoli ignoranti e giammai avanti, paramediche, protuberosi e altri ancora più vistosi, giungono nel rione di Gagliano e a voce stentorea e affatto delicata, chiedono ad un barbuto leninista, se conosce l'abitazione non del noto professore, né del famoso docente, semmai del bidello della scuola, poiché sono i bidelli a custodire l'immobile in questione.
Il barbuto lenista si gira con la sua inveterata spocchia e risponde: "gente che venite da S.Elia fino a Giovino, sono io quello che cercate, sono io quello che volete! Se non lo avete ancora capito, ve lo dimostro, poiché io sono tutto, ovvero concavo e convesso, di sinistra e di destra (ma rimarrei, volentieri di sinistra!). Sono bidello e pure Borgomastro, perché qui non siamo in quel di Gagliano, bensì a Berlino Est". Qui si chiude -al momento- una storia esilarante, la quale fa ridere per chi non vuol piangere.
Ma è una storia che non attiene alla realtà.

Poi se qualcuno riscontrasse il contrario, sarebbero fatti suoi, però è anche vero che insieme ai fatti suoi, vi sarebbero i fatti degli altri, i quali, a loro volta, potrebbero essere indotti a fuggire via da una storia che diviene incubo. 

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