Vincenzo Speziali: "L'Iran e i 'tennisti'"

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Vincenzo Speziali
  04 ottobre 2022 11:42

di VINCENZO SPEZIALI

Sono ormai tanti anni che esiste, un "enigma nel mistero", parole di Winston Churchill, in riferimento a quello che era "l'impero del Male" -in questo caso la frase è di Ronald Reagan, ed entrambi, in epoche diverse, si indirizzavano alla fallita Unione Sovietica- ma ciò di cui intendo parlare io, è l'Iran komeynista.

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Questo stato, è impropriamente definito sciita, perché la 'sciia`' -liturgia minoritaria nell'Islam- è da sempre presente nel Paese, già da quando si chiamava Persia e vi era alla sua guida uno Scia`, di non importa che dinastia. 
Purtuttavia, il monarca era garante di una laicità vera, in luogo e al posto, del fanatismo dittatoriale e moralistico -quindi anacronistico- dei clerici attuali, spesso più che mai sanguinari. Intendiamoci, costoro, ovvero gli ayatollah -da Khomeyni e proseguendo con il suo successore, cioè l'attuale Khamenei- non sono altro che una blasfemia della loro stessa corrente religiosa, poiché i mussulmani sciiti, in origine e in pratica, sono quelli più aperti, ovvero gli intellettuali della religione che si rifà a Maometto, a differenza dei loro -detestatissimi- 'fratelli' sunniti e questi ultimi, solo per interesse, propaganda e convenzione, assumono il ruolo degli 'aperti', comprensivi e liberali laici.

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Nossignore, non è così, semmai è il contrario assoluto, però la deriva iraniana post rivoluzionaria del 1979 (la cacciata dello Scià Imperatore e l'arrivo dei barbuti ed ancora attuali teocrati), ha concepito un sistema dittatoriale, modulato sull'interpretazione restrittiva dei loro dogmi (o presunti tali!).

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Ciò premesso, l'intero sistema da terrore (dell'Iran odierno) -ammantato in difesa di una discutibile 'purezza' comportamentale e dei costumi- fa sì di trovarsi con la compressione delle elementari libertà e veder violati i diritti fondamentali, in capo a qualunque cittadina, ma pure qualsiasi cittadino.

Lo stiamo vedendo in seguito alla barbara uccisione della giovane Masha, la scorsa settimana, dopo essere stata arrestata e trucidata dalla polizia religiosa dei famigerati pasdaran (i guardiani della rivoluzione, per l'appunto), poiché costei non aveva ben posizionato il velo sul capo (obbligatorio per tutte le donne, sia in strada, sia al cospetto degli uomini estranei, persino nelle stesse abitazioni).
Da lì, da quel giorno, per quanto ne sappiamo, si è riversata -finalmente!- l'ira della gente, la quale ricorda di essere, in primis, comunità di persone, perciò con diritti e speranze, libertà e voglia di vivere.

E purtroppo, allo stesso tempo, non si è fatta attendere la risposta forsennata dei dittatoriali pseudoreligiosi, i quali forti del loro potere prepotente, hanno ordinato pestaggi ed arresti di massa, senza guardare in faccia a nessuno e di nessuna nazionalità, cioè persino con cittadini stranieri, i quali davano solidarietà agli iraniani soggiogati, ormai da anni. Troppi anni!

In questa situazione, difatti, si trova pure l'italiana Alessia Piperno, scaraventata in un carcere non meglio precisato di Theran, da cui, miracolosamente, è riuscita a comunicare ai suoi familiari a Roma, l'incubo che vive lei da giorni e confermando, di conseguenza, quello a cui sono condannati da decenni, l'intero popolo, un tempo gloriosamente persiano.
Ad ogni buon fine, può essere che il tempo degli aytollah sia ormai giunto al suo giusto capolinea e che questi crudeli dittatori lascino la mano, proprio a fronte di una giusta sollevazione di popolo.

Magari, così avvenendo, i teocratici islamisti si potrebbero ritrovare nella appropriata condizione in cui si spera possano condividere le comuni performance persino con qualcuno dei loro simili, in giro per il mondo (pure in Italia? Fate voi!), cioè in luogo ad un arrogante arbitrio sugli altri e quindi riconvertendosi al tennis, sempre che abbiano le referenze preventive degli associati, in qualsiasi circolo.

Oppure, sempre gli aytollah (e i loro consimili all'estero?), prendano la strada di una normalizzazione, circa il naturale ruolo nella società e l'abiura dei metodi repressivi e deportativi, affinché la gente non si svegli in luoghi ameni, senza colpa alcuna, se non quella di vivere, vivere in conformità del diritto naturale e non certo di quello imposto, opinabilmente e per visioni, altrettanto opinabili e non accettabili.
Già, se a qualcuno l'Iran sembra lontano -tanto quanto l'Egitto contemporaneo di Al Sisi- non dimentichiamoci mai, che anche alle nostre latitudini vi potrebbero essere storture raccapriccianti, come quelle in riva allo Stretto di Messina (ovvero dal lato continentale), in cui si celebrano processi penali, dove a farla da padroni sono in gran parte i defunti, sia tra i (presunti!) reprobi, sia tra i testimoni.
Ma allora, in un caso simile, questa sarebbe civiltà del diritto, oppure trasposizione di fondamentalismo fanatico? La mia idea è chiara e la si conosce pure, ribadendo l'attenzione e la vigilanza attiva, verso chi, come me, denuncia il tutto.

 

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