Vincenzo Speziali: "Un'area popolare, per la governabilità, nel solco del localismo sturziano per un Paese unito"

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images Vincenzo Speziali: "Un'area popolare, per la governabilità, nel solco del localismo sturziano per un Paese unito"
Vincenzo Speziali
  10 febbraio 2022 16:33

di VINCENZO SPEZIALI*

Non sono tempi facili, quelli che viviamo e di cui assistiamo decadenza, approssimazione o, anche, dissolvenza: sono la traccia di un fine epoca -inesororabile- dove le comparse (spesso, in modo borioso) pensano di essere primi attori, i figuranti (i quali altro non sono che questuanti) degli statisti e i cittadini, invece restano sgomenti a questo volar di stracci.
La risposta -ad una tale sconcezza, non solo civica, bensì culturale e amministrativa e perché no? Antropologica- sarebbe una sana pratica della politica, applicata, nella società e a favore delle persone, ma concetti basilari come questi, assurgono -ahime`- al rango di utopiche chimere.

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La pratica sillogica, cioè la desunzione, viene manomessa al punto tale che la si scambia -e la si attua- con quella della presunzione, cosa che di per sé la dice tutta e dimostra meglio, circa il come quanto in basso ci ritroviamo adesso.
Anche per ciò, per questi motivi alti e nobili o meglio ancora per ossequio alla gente, alle istituzioni e alla realizzazione di un progetto futuro -partendo dalle città (con le prossime consultazioni) e risalire poi al governo nazionale- che molti hanno accolto questo invito del 15 Febbraio a Roma, durante il quale cercheremo di porre le basi di una sintesi da avviare, per poi aprire una fase costituente -seria, uniforme e partecipata- tra coloro che si riconoscono nei valori del PPE e dell'Internazionale Democristiana e di Centro.
L'obbiettivo prefisso è di portata storica, non per chi parteciperà, bensì per quanto ne scaturirà -e si spera in bene- proprio a favore di in Paese e della sua comunità, che si chiamano Italia e italiani.

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Il miglior modo è riprendere il viaggio, ovvero la politica ai politici ( questi ultimi, chiaramente, seri e probi) secondo la cultura del popolarismo sturziano -la quale meglio di tutti ha incarnato il credibile concetto di autonomie municipali e relative peculiarità- per poi ricomporre un tessuto di valori comuni in cui ritrovarsi tutti (o in maggior parte), incominciando dalla nostra cultura e aggiornandola ai tempi odierni e ai mutamenti della società globalizzata, onde evitare che divenga sclerotizzata, arida o peggio ancora, indifferente.
Non si può accettare un mondo che non sia solidale, oppure che esso abbia una componente di odio sociale, giacobino e qualunquista, perché da ciò non ci si proietta nel futuro, bensì è il viatico per ricacciarsi nel passato, per di più oscurantista e negazionista.
Un po' come è accaduto alle vittime delle foibe, i quali per molto tempo -ahiloro, ahimè, ahitutti- sono stati vittime invisibili e quando non lo furono più, per anni -ingnobilmente- furono classificati quasi di serie b.

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È l'eterna "mediazione" italiana, ovvero aver dovuto accettare per carità di patria e pacificazione nazionale, il male compiuto da comunisti feroci (autoctoni o stranieri poco importa), poiché la "parrocchia rossa" si impose come compartecipe positiva della ritrovata democrazia -con questi che si sono fraudolentamente impossessati sia del ruolo di esclusivi combattenti, sia della relativa memoria, a loro uso e consumo propagandistico- senza ricordare il giusto apporto -essenziale, massimale e maggioraritario- dei partigiani bianchi, i quali appunto furono prevalenti nelle brigate partigiane Franchi e Osoppo. Gli infoibati, purtroppo e finalmente, sono non solo vittime di un genocidio (comunista), ma sono anche e soprattutto italiani, come noi, come tutti.

Oggi ci ritroviamo, invece, interna corporis, ad un sistema politico da riaggiornare, partendo dal meglio, rappresentato proprio dalla tradizione popolare, liberaldemocratica e riformista, la quale occupa uno spazio ben preciso -in seno alle culture europee e internazionali- nei rinnovati PPE e IDC, ma sempre nel rispetto delle nostre origini giudaico cristiane.
Per tali motivi, quindi, è giusto agevolare il percorso di metamorfisi in corso, da parte di chi fino ad oggi era distinto da tutto questo mondo e noi lo intendiamo fare, proprio partendo dalla nostra Camaldoli 2.0.
Sarà perché è giusto, sarà per l'Italia, sarà per la storia, ma principalmente, lo sarà per la gente, per la persona in particolare ed in generale.  È la persona, infatti, al centro di tutto e come diceva Moro: "ogni persona è un universo"! 

*Coordinatore Regionale Federativo Calabria dell'Area di Centro

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