di GIANPIERO TAVERNITI
Dietro la nuova Politica Agricola Comune della UE, che potrebbe imporre la produzione e la commercializzazione del vino dealcolato, cosa c'e'? Leggendo alcuni quotidiani, ascoltando dei servizi delle varie tv pubbliche e private italiane, sentiamo in queste ore , una sorta di campagna mediatica che ci bombarda, sulla possibilità di introdurre delle nuove linee politiche comunitarie AGRICOLE , con gennaio 2023, dove si prevede di commercializzare solo del vino dealcolato o in aggiunta di acqua. Una proposta che circola, gira viene condivisa fortemente da paesi europei che di certo non sono grandi produttori di eccellenze vinicole al pari dell’Italia . Cosa si sta disegnando dietro questa volontà politica? Ben ragione hanno i Coldiretti Italiani a battagliare, ad ergere le barricate identitarie, a tutela del comparto riconosciuto in tutto il mondo e alle miriade di produttori che da oltre un secolo “inondano “ il globo di vino d.o.c. d.o.g.c. di alto livello e che attaccano un distintivo di eccellenza al “Made in Italy” nel mondo. Su quale binario dobbiamo condurre il ragionamento?
Sul binario di delegittimazione economica nei confronti dell’Italia, che dal comparto fattura 11 miliardi di euro e muove oltre 2000 imprese nella penisola? Oppure sul binario di ridurre le spese sanitarie, visto che l’abuso dell’alcool e anche del vino di qualità produce danni all’organismo? Oppure sul binario prettamente ideologico e religioso, che vorrebbe aprire un grandissimo mercato del vino, anche nei paesi arabi, nel mondo islamico, esportando quantitativi importanti e di indiscussa qualità, in paesi dove non è consentito bere dell’alcool e cosi facendo si potrebbe concedere la possibilità della grande diffusione?
Sono tante le domande, varie e importanti, come sono poche le posizioni politiche che possano difendere questo importante prodotto italiano nell’Europa e nel globo, la speranza è solo una che queste nostre politiche non ledano la libertà di poter scegliere di bere del vino vero e del vino annacquato, per il semplice gusto di penalizzare la nostra economia o per il semplice gusto di snaturarci per i gusti altrui. Alla fine, ne perdono tutti, perchè il vero vino è quello prodotto dalle varie fasi di fermentazioni, dalle varie percentuali di zuccherina e dai diversi tipi di uva che viene selezionata, per fare variegati vini che si possano abbinare ad ogni tipo di pietanza e utilizzo. Ci chiediamo , se esista un programma d’impoverimento diretto verso l’Italia , smantellando capisaldi economici come il comparto del vino , come il mantenimento delle ormai oscene quote agrumi , favorendo l’import extra comunitario , la regolamentazione UE in materia di pesca che ha ammutinato tutti i pescatori professionisti che della loro pesca identitaria hanno condotto generazioni di famiglie, oppure siamo come al solito allarmisti ed accettiamo passivamente le ristrettezze e l’impoverimento della nostra ex chioccia Europa che avrebbe dovuto covare gli stati pulcini a crescere ed invece in una sorta d’incantesimo borsistico sospinto dalla forza del toro e dell’orso, si è trasformata in volpe affamata di pulcini teneri e deboli?
Ai posteri, l’ardua sentenza, con la speranza che possano ragionare dopo aver gustato vino vero, con la giusta responsabilità di non abusarne quando prevedono dibattiti e lavori parlamentari.
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