Violazione dei diritti e abuso delle misure, Camere Penali scioperano contro la magistratura

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  01 luglio 2022 14:07

Il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi, in aderenza ai deliberati delle singole Camere Penali che lo compongo, ha reso nota l’astensione dei penalisti dalle udienze e la programmazione di manifestazioni e iniziative politiche in tutto il territorio giudiziario della Calabria, per i giorni del 14 e 15 luglio 2022.

Per la prima volta, tutte le Camere territoriali della regione hanno così proclamato unitariamente un’astensione su tutto il territorio regionale con il fine di "lanciare con forza un grido di allarme, nella convinzione che i principi costitutivi del nostro patto sociale e con essi gli argini della legalita` costituzionale debbano essere riedificati". Uno sciopero volto, dunque, alla tutela dei diritti dei cittadini, «erosi - scrivono i penalisti - dall'inarrestabile trend recessivo della giurisdizione nei Distretti giudiziari della Calabria». 

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«Consapevoli della irrinunciabile necessità che lo Stato difenda se stesso e i propri cittadini dalla soffocante pervasivita` mafiosa», i penalisti hanno voluto rimarcare, tramite una nota del Coordinamento Camere Penali della Regione Calabria, come tale attività non possa che essere perseguita in uno Stato di diritto «senza alterare ne´ gli equilibri costituzionali che regolano il cruciale rapporto tra potere coercitivo e diritti fondamentali della persona, ne´ la separazione dei poteri»

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«Stiamo assistendo a una mutagenesi del diritto penale, trasformato da argine alla pretesa punitiva dello Stato leviatano a strumento di “lotta sociale”» scrivono i penalisti nella nota a sostegno dello sciopero, evidenziando la presa di posizione dell'avvocatura nei riguardi del "come" e degli "effetti" concreti sulla vita dei cittadini calabresi.

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«Non più tollerabile» risulta per i penalisti il numero di requirenti e quello dei giudicanti - il primo troppo elevato, il secondo esiguo - nelle Sezioni giudiziarie, così «disarmante» risulta per gli stessi il sistema definito di "pesca a strascico" nella riesumazione dagli archivi del modello inquisitorio. «Un abuso nell’applicazione e nel mantenimento delle misure cautelari con ribaltamento ideologico e di sistema della presunzione di innocenza - scrivono i penalisti calabresi - un abuso costante, reso ancora più insopportabile dal circuito mediatico-giudiziario che si attiva nella fase, spesso spettacolare, di esecuzione delle misure coercitive, producendo danni irreversibili sul piano umano, familiare, economico e sociale per i cittadini che le subiscono, oltre che costi insopportabili per lo Stato; l’avviso di garanzia, l’arresto, la conferenza stampa paludata, le foto dei protagonisti, i talk-show sul diritto, la pubblicizzazione di conversazioni private, le lacrime delle vittime, la lettura della sentenza, segnano nel loro inesorabile succedersi quotidiano la vittoria della concretezza sull’astrazione, dell’emozione sulla ragione, della stigmatizzazione sul rispetto; questa giustizia penale che considera sospetto l’avvisato, colpevole l’imputato, spregevole il condannato, travolge i valori propri della nostra Repubblica».

A sostegno delle tesi pronunciate, gli avvocati hanno inteso rimarcare «il primato costante del numero degli errori giudiziari» che vedono i Distretti di Reggio Calabria e di Catanzaro, costantemente in cima alle classifiche. 

Ulteriormente emblematici, per i penalisti, risultano essere fatti come la «recente vicenda degli "appelli cautelari" della illegittima corsia preferenziale riservata alle impugnazioni del requirente pensata e voluta dall'allora Presidente f.f. del Tribunale del Riesame di Catanzaro»,; "udienze fiume" nei maxi-processi «senza vincoli di orario, in cui molto spesso viene modificato “a sorpresa” l’ordine prestabilito dei testi a carico da escutere, con l'impossibilità per il difensore di offrire risposte idonee alla tutela dei diritti degli assistiti»; o ancora il caso avvenuto nel carcere di Cosenza, dove ad un detenuto con fine pena previsto per l'ottobre di quest'anno, è stata negata l'ultima visita alla madre morente, mentre è stata accolta la possibilità di vedere la stessa, ormai deceduta, attraverso una videochiamata. «Ci si chiede se un uomo, qualunque uomo, possa ricevere un simile trattamento e, ancora prima, quale finalita` rieducativa possa conseguire lo Stato se questo e` il modo di concepire la pena». 

Tra le ultime tesi a sostegno dello sciopero, non manca neanche il riferimento alla "mortificazione" che gli avvocati scrivono di aver dovuto sopportare nella gestione della vicenda legata all'Aula Bunker di Lamezia Terme dove, per un «presunto problema di sicurezza e di ordine pubblico» si sarebbe richiesto l'allentamento fisico degli Avvocati dallo spazio dedicato ai parcheggi. «Solo l'idea che l’Avvocato possa rappresentare un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza collettiva, rappresenta plasticamente come il ruolo del difensore sia oggi avvertito piu` come un “ostacolo” che non come la “sentinella” dei diritti e un attore indispensabile al corretto esercizio della giurisdizione» scrivono i penalisti. 

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