di STEFANIA PAPALEO
Non c'è denuncia. Piuttosto una smentita da parte della presunta vittima di quanto sostenuto dalla pubblica accusa. Ma nulla è servito ad alleggerire la posizione di un ex consigliere comunale di Lamezia Terme condannato anche in Corte d'Appello per violenza sessuale aggravata su minore. La sentenza emessa pochi minuti fa lascia in piedi la ricostruzione dei fatti che, dopo essere costata all'uomo una detenzione di 7 mesi in carcere, lo ha visto condannare in Tribunale a 5 anni e 3 mesi di reclusione. Oggi, al termine della camera di consiglio, i giudici di secondo grado gli hanno fatto lo sconto di 1 mese.
La Corte, presieduta da Loredana De Franco, gli ha comminato una pena pari a 5 anni e 2 mesi di reclusione, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, avallando la richiesta della Procura generale, rappresentata dal sostituto procuratore Di Maio e contro la quale si erano battuti strenuamente gli avvocati difensori Piero Chiodo e Nunzio Raimondi.
"Solo un libro potrebbe scrivere l'amore paterno che lo lega a me", aveva detto fin dall'inizio la ragazza all'epoca poco più che quattordicenne, cercando in tutti i modi di negare quelle conversazioni intercettate casualmente su whatsapp dai finanzieri del Gico nell'ambito dell'indagine che, nel 2019, portò allo scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Lamezia Terme. Eppure nessuno ha voluto ascoltarla. Ammessa al processo di primo grado come teste, alla fine i giudici non l'avevano chiamata a prendere posto in aula. E oggi, giunti al termine del processo in Corte d'Appello, il copione si è ripetuto, con una sentenza che mai si sarebbero aspettati imputato e difensori.
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