di SABATINO NICOLA VENTURA
La Bibbia divide i ruoli tra uomo e donna, e sempre la donna è una “costola” dell’uomo, “statuisce” la subalternità della donna all’uomo, relega la donna, sostanzialmente, all’ubbidienza, al compiacere l’uomo. La Bibbia e le chiese Cristiane derivate,alcune ancora oggi, attribuiscono alla donna moglie il compito di eseguire la volontà del marito. Anche i figli nati dal matrimonio, sono per la Bibbia esclusiva podestà del padre, Infatti sin dal parto il nato non è, alla pari, della mamma e del papà, ma del maschio: è ripetutamente affermato, anche nei testi cattolici, che alla nascita la donna da un figlio al marito; non si sono dati, ugualmente, un figlio.
Paolo di Tarso, il fondatore della Chiesta, in alcune sue lettere indica il ruolo inferiore della donna: lettera agli Efesini – versetti 21-33- lezionario liturgico del matrimonio.
La violenza alle donne è antica, è questione culturale, oserei dire ideologica sancitre dalle religioni, ma anche d’apposite leggi di numerosi Stati, nel passato e ancora adesso. Ci sono nazioni, ricordo, governati dai principi professati dal profeta Maometto, e in questi Stati la condizione della donna è vergognosa.
Scrive la scrittrice Turca Asli Erdogan, perseguitata dal regime del suo Paese: Quando una donna subisce un attacco, un abuso, quando viene disprezzata in quanto donna… In questo mondo fatto a immagine dell’uomo, che parla la lingua dell’uomo, non la si chiama “aggressione”, alcuni la chiamano fitrat, altri “menzogna”, qualcuno dice “onore”, qualcun altro “amore”, chi “maternità sacra” … Dobbiamo forse elencare le frasi che danno la sensazione di essere stata scritte cinquanta o cento anni fa, riguardo al fatto che la forma più antica, più resistente, profonda e subdola di tirannia è quella che l’uomo esercita sulla donna…? Oppure, con uno sforzo da cavare gli occhi, con una pazienza che si addice così bene al mio genere, dobbiamo sussurrare “Ma anch’io sono un essere umano” ...? E chi si oppone a questo? Chi parla di continuo in mio nome, fa piovere giudizi, decisione, ordini, mi ruba le parole, le ferite, persino il mio sangue, mi condanna all’inferno… quando dico “io” … Ero in grado di affrontare l’inferno… Ma cos’era dunque che mi destinava sempre alla sconfitta?
Asli Erdogan, che ha in comune con il Presidente della Turchiasoltanto il cognome, continua la lotta contro ogni politica repressiva.
Le politiche autoritarie riguardano anche l’Europa e l’Italia, e sono un pericolo per il diritto delle donne. Scrive Giorgia Serughetti “…Dove la reazione conservatrice avanza, le donne sono sospinte nell’ombra, ricondotte ai ruoli tradizionali, riassoggettate al controllo dei mariti, padri, e fratelli. …e con ciò di rivendicare lo status di cittadine con pienezza di diritti.
Il Governo di Giorgia Meloni è sulle stesse posizioni culturali e politiche autoritarie dell’Ungheria, della Polonia, e adesso anche dell’Argentina, È in forte sinergia con tutti i movimenti sovranisti europei, che fanno della famiglia il simbolo della nazione. La famiglia al posto delle donne come titolari di diritti. Assistiamo, pertanto, alla pervicace difesa dello Stato Nazionale contro l’intrusione degli organismi internazionali, compresi quelli europei, di cui si è anche parte. Tale, nell’ambito di un’aggressione continua allo Stato di diritto, da condizionare i diritti individuali, anche il diritto delle donne ad avere salva la vita, all’affermazione di valori antiliberali e conservatori. Scrive Giorgia Serughetti: “… L’ordine nativista e autoritario, che abbiamo visto essere al cuore della proposta della destra populista, ha dunque un pilastro essenziale nell’assetto gerarchico delle relazioni tra i generi e gli orientamenti sessuali. Quest’assetto costituisce il versante interno del disegno di ricostruzione dei confini. Se la durezza delle frontiere statuali serve a separare i nativi dagli stranieri, e a impedire la contaminazione della discendenza, la sorveglianza dei confini tra i generi e le forme della sessualità rifonda la società su disuguaglianze di fatto, quando non di diritto.”
Oggi, giornata contro la violenza alle donne, potrà essere, mi auguro, l’occasione per il rilancio di un movimento per i diritti, a partire dalla parità di genere.
L’Italia democratica e progressista è chiamata, oggi forse più di prima, a uno straordinario impegno per raggiungere la parità di genere. Per aver sottovalutato quanto stava avvenendo, partiamo in ritardo. Ma sarà possibile sconfiggere la regressione, per come si è riusciti nel passato.
Lo ius corrigendi, il diritto dell’uomo di educare e correggere la donna, anche con l’uso della forza, fu abolito 68 anni fa. Il 1969 viene dichiarato incostituzionale l’articolo 559 del codice penale che puniva unicamente l’adulterio della moglie. È opportuno ricordare che in Italia sino a 43 anni fa, vigeva il codice Rocco che all’art. 587 precisava il “delitto d’onore”: “chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”.
Bisogna anche ricordare che i bambini nati fuori dal matrimonio potevano essere uccisi per causa d’onore. È utile menzionare, che vigeva l’istituto del “matrimonio riparatore” che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale, nel caso che lo stupratore di una minorenne acconsentisse a sposarla, salvando l’onore della famiglia.
Ricordo, ancora, che in Italia (atto grave di violenza) le donne, per esempio, sino alla metà degli anni ’60 del 900 non potevano essere magistrati. Le prime magistrati, 8, si ebbero solo nel 1965. Le donne non potevano entrare in polizia, carabinieri, esercito, ecc. I ruoli dirigenziali di prestigio, di comando erano riservati solo all’uomo.
Il femminicidio, (nozione sviluppata a partire dal 1990 dalla sociologa messicana Marcela Lagarde e altre) atto estremo di violenza sulle donne, il più grave, pone l’Italia nei primi posti per numero di casi. È un delitto commesso prevalentemente da italiani: mariti, compagni, fidanzati, genitori, parenti. È anche commesso, in numero minore, da maschi europei e presenti in Italia, Albanesi, Rumeni, Bulgari, e così via. Uomini che nulla hanno a che fare con gli immigrati. Quest’ultimi, a oggi, commettono femminicidio, in percentuale bassissima. Il femminicidio, crimine profondo e vergognoso, è, giustamente stigmatizzato e decisamente condannato. Ma le donne sono sottoposte a tant’altre violenze e discriminazioni, qualche volta anche sottili e subdole, spesso non sufficientemente attenzionate e combattute: difficoltà a trovare lavoro, disparità sui posti di lavoro, trattamento economico inferiore all’uomo, scarsapossibilità di carriera, “pretese inaccettabili”, ecc.
Nel mondo, soprattutto extra europeo, le donne, in tanti paesi, subiscono violenze che colpiscono profondamente la dignità e la stessa vita. Ancora oggi milioni di bambine subiscono la mutilazione degli organi genitali, sono obbligate a essere moglie bambine, a soffrire la condizione dei matrimoni imposti, a non potere andare a scuola. Significativo è il numero delle donne che subiscono la violenza della tratta. Nel Pakistan vengono uccise, tramite lapidazione, le donne, in prevalenza ragazze, che hanno avuto rapporti sessuali prima del matrimonio, o che hanno rifiutato un matrimonio combinato, o che hanno tradito il marito, o che sono state violentate.
Nel solo Pakistan, su 5000 delitti d’onore nel mondo, se ne registrano 1000.
Il 99% dei decessi materni in gravidanza e parto avvengono fra le donne più povere del mondo.
Non c’è dubbio che le discriminazioni verso le donne sono un retaggio, che bisognerà definitivamente relegare alla storia.
Non si andrà avanti nell’emancipazione dell’umanità pensando di ripristinare, come propongono i conservatori illiberali, un passato pieno di disvalori. Il pensiero sovranista, nazionalista, autoritario è un nemico delle libertà e, nel caso in argomento, del riscatto della donna.
Mi concedo una conclusione leggera, ma non priva di sostanza.
Il principe De Curtis, in arte Totò, ci regalò una canzone di grande successo, ancora oggi conosciuta nel mondo. Una canzone cantata da grandi artisti nazionali e internazionali, mi riferisco a MALAFEMMINA, che, a proposito di femmnicidio, è conforme alla cultura sostenuta dal fu codice Rocco.
Riporto la prima parte del testo:
“SI AVISSE FATTO A NATO – CHELLO CH’E FATTO A ME – ST’OMMA T’AVESSE ACCISO, TU VUO’ SAPE’ PECCHE’? PECCHE’ ‘NCOPPA STA TERRA – FEMMENE COMME A TE – NUN CE HANNO A STA PE’ N’OMMO ONESTO COMME A ME…”
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