Vivarini: "Cresciuto in una famiglia in cui stavamo mattina e sera con la palla tra i piedi"

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Argentieri e Vivarini

Il tecnico giallorosso è intervenuto nel corso della presentazione di "Campioni non solo si nasce... ma lo si può anche diventare - L'Arte del dribbling", il manuale scritto e firmato dal trainer Giovanni Alessandro 

  21 marzo 2024 19:34

"La mia idea è che c’è una parte genetica che fa si che ogni individuo ha qualità fisiche particolari e nessuno è uguale all’altro, questa si tramette geneticamente e un bambino che ha queste doti le può sviluppare sviluppando forza e intensità, mentre la cosa più interessante è l’imprinting di un bambino e ognuno di noi in base a ciò che fa riesce ad avere un suo sviluppo con caratteristiche che poi fanno andare lontano. Se un ragazzino già a 2-3 anni tratta la palla in un certo modo e poi continua spiega il fatto che poi si può diventare. Al contrario chi ha tutte le caratteristiche e non le sviluppa, poi queste qualità rimangono inespresse. Poi c’è quello che si può costruire affinando le qualità con gli anni. Ma se non curi e non porti avanti non riesci a sviluppare qualità. Questa è la mia idea".

Lo ha dichiarato questo pomeriggio il tecnico del Catanzaro, Vincenzo Vivarini, intervenendo questo pomeriggio nella Sala delle Culture nel Palazzo della Provincia, nel corso della presentazione di "Campioni non solo si nasce... ma lo si può anche diventare - L'Arte del dribbling", il manuale scritto e firmato dal trainer Giovanni Alessandro grazie al suggerimento e all'idea del procuratore Jano La Ferla che offrì i suoi buoni consigli e i suoi buoni interventi affinché l'opera potesse vedere la luce per i tipi della Titani Editori.

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"Io sono nato in una famiglia in cui il calcio era pane quotidiano e se ne parlava sempre, finivamo di pranzare e si giocava - ha aggiunto il coach delle Aquile - Stavamo dalla mattina alla sera con la palla tra i piedi, ma non so quale sia la chiave giusta per diventare campioni. Sono tanti i fattori che ti portano ad arrivare ad un livello alto".

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"Il ruolo dell’allenatore - ha spiegato Vivarini - può essere la fortuna o sfortuna di un giocatore ma l’obiettivo più importante è tirare fuori il meglio di ciascun giocatore, mas questi miglioramenti passano da tanti concetti, quello mentale, tenendo il ragazzo sempre motivato credendo nelle proprie potenzialità per sviluppare quello che ha dentro. Oltre all’aspetto mentale bisogna andare sugli aspetti tecnici. Credo molto nel miglioramento individuale di ogni singolo giocatore. Nel calcio bisogna ragionare sempre per centimetro di miglioramento singolo e di tutta la squadra. Con il lavoro e l’applicazione si ottengono i risultati".

"Con Jano ci conoscevamo dal 2002-2003 - ha poi ricordato l'allenatore giallorosso - ero nel settore giovanile del Giulianova e con lui ci eravamo conosciuti avendo un rapporto continuativo e se servivano ragazzi bravi serviva avere una rete di osservatori e lui era molto bravo in questo, poi è subentrato rispetto tra noi da grande appassionato del mondo del calcio e mi ha sempre sponsorizzato, poi sono arrivato qui nel momento in cui ha avuto un riacutizzarsi della malattia e ho vissuto poco averlo e stasera sono qua soprattutto per lui. Sono molto interessato al tema". 

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