WhatsApp e Telegram "tradiscono" il vigile di Fossato Serralta: com'è iniziata l'indagine

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  13 settembre 2022 12:25

WhatsApp e Telegram. Le due app di messaggistica sono le chiavi d'accesso all'indagine che sabato scorso ha portato all'arresto di Alessandro Cua, 48 anni, vigile urbano di Fossato Serralta, e Massimo Longo, 53 anni. Entrambi sono ai domiciliari e devono rispondere di numerosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, mentre a Cua sono contestati anche truffa ed estorsione. Fatti aggravati in violazione dei doveri inerenti alla propria funzione pubblica. Nel fascicolo coordinato dalla Procura di Catanzaro ed eseguita dai carabinieri ci sono 16 indagati. 

Tutto inizia con l'arresto in flagranza nei confronti di una persona di 22 anni, fermato ad aprile di due anni fa. Dall'analisi del suo cellulare e dall'estrapolazione dei messaggi, le forze dell'ordine ritrovano il riscontro: la sostanza stupefacente sarebbe stata ceduta dal vigile di Fossato al giovane. Le investigazioni vanno avanti e secondo gli inquirenti sarebbe emerso che i presunti reati di Cua non erano limitati solo al comune di Fossato ma si sarebbero estesi anche al capoluogo di regione e ai comuni limitrofi (come Taverna, Marcellinara, Sellia Marina, Stalettì). 

Secondo il gip che ha disposto gli arresti domiciliari per Cua, il vigile sarebbe il trait d'union di "una multiforme di delitti e attività illecite". 

Adesso per il vigile urbano inizia la fase in cui si potrà difendere davanti allo stesso giudice delle indagini preliminari che ha sposato la linea accusatoria della Procura. Durante l'interrogatorio di garanzia, a Cua verrà concessa la possibilità di fornire spiegare in merito ai capi di imputazione che gli vengono contestati. O, eventualmente, optare per la facoltà di non rispondere e attendere una nuova occasione per iniziare a mostrare gli elementi della sua non colpevolezza. 

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Spaccio, truffa e assenza dal lavoro a Fossato: il vigile urbano e gli altri 15 indagati (I NOMI)

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