XXI Festival d’autunno, alla Grangia Sant’Anna di Montauro “Taragnawa – Moroccan Tarantella”

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images XXI Festival d’autunno, alla Grangia Sant’Anna di Montauro “Taragnawa – Moroccan Tarantella”

  21 agosto 2024 10:31

Si pronuncia taraghnaoua, si scrive “Taragnawa – Moroccan Tarantella” il progetto  musicale che debutterà il prossimo 24 agosto sul palco allestito alla Grangia Sant’Anna di Montauro, in prima nazionale, co-produzione originale del XXI Festival d’autunno.

L’operazione nasce dal confronto tra le tradizioni musicali popolari della Calabria e di altri paesi del Mediterraneo, in special modo quelli della popolazione gnawa, appunto, originaria del Marocco. A portarlo in scena sarà un ensemble di strumentisti per lo più calabresi o provenienti da Paesi del Mediterraneo: ci saranno infatti il guembrì, detto anche sintir, che è una sorta di basso a tre corde;  ci saranno le qraqeb, delle nacchere tipiche dei gnawa, ci saranno varie tipologie di tamburi come il darabukka, il bendir  e il riqq o rik, ci sarà l’oud, uno degli strumenti più popolari della musica araba, chitarra acustica, chitarra elettrica, il violino arabo e le nostre chitarre battenti, le lire, l’organetto, le zampogne, i tamburelli.

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«La prima novità è questa – spiega il referente del progetto, il musicista ed etnomusicologo Danilo Gatto – Quella che vedrete in scena alla Grangia sarà una vera Orchestra Mediterranea: dei musicisti due sono del Marocco, uno è greco e un altro algerino. Gli italiani sono tutti calabresi». Insieme a Gatto, all’organetto e alla zampogna, infatti ci saranno Mohcine Ramdan, al guembri e all’oud, Osama El Karrichi alla chitarra acustica e al tbal, Alessandro Darsinos al darabukka, al bendir e al rik, Mohammed Ezzaime El Alaoui al violino, al qraqeb, Antonio Critelli alla lira calabrese, alla pipita e alla zampogna, Francesco Loccisano alla chitarra battente, Filippo Scicchitano al contrabbasso e ai tamburi a cornice Andrea Piccioni, laziale di nascita ma ormai calabrese adottivo, che il pubblico del Festival d’autunno conosce, essendo stato tra gli artefici  - Gatto era tra i musicisti - di un appuntamento di successo della scorsa edizione, TarantaCeltica, sempre alla Grangia.

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«Taragnawa nasce all’interno del dipartimento di Musiche tradizionali del Conservatorio – dove insegnano  Piccioni, Gatto, e Loccisano, ndr -  e sarà una delle produzioni del progetto di Internazionalizzazione al quale abbiamo avuto accesso attraverso il bando Pnrr».

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Come spiegherebbe questo progetto in poche parole?

«Prima di tutto va detto che riprende un altro progetto sperimentato una ventina di anni fa: questa è la versione riveduta e corretta, oltre al fatto che si avvale di altri musicisti, provenienti da più Paesi. Taragnawa – Moroccan Tarantella recupera l’eredità lasciata da quell’esperimento e la affronta con un repertorio nuovo, differente».

Quali sono le caratteristiche che accomunano le due tradizioni musicali, calabrese e gnawa?

«Dal punto di vista musicale noi abbiamo sperimentato una fortissima sovrapponibilità, una vera “cuginanza” a livello ritmico, con incastri perfetti dell’uno con l’altro, oltre al modo di concepire la musica, di concepire le melodie, e così via. Possiamo affermare che questo dialogo musicale, ancor più di quello dello scorso anno coi musicisti irlandesi, è nato in maniera molto naturale, senza troppi sforzi. Qualunque cosa ti metti a suonare c’è subito un corrispondente nella loro cultura e viceversa».

Parliamo esclusivamente di tarantella calabrese, giusto?

«Sì, per quanto ci riguarda noi andiamo a riprendere il repertorio di tutta la Calabria».

Qual è il futuro di Taragnawa, che programmi avete per questo progetto?

«La verità è un po’ ambiziosa, ma sincera: in questo momento il Mediterraneo è un mare di guerra, noi vorremmo diventasse un mare di pace. Anche attraverso la musica. Questo desiderio si affianca alle collaborazioni che abbiamo avviato come Conservatorio con diversi Paesi arabi: un gruppo di studenti e docenti verrà dall’Egitto per partecipare al nostro campus che faremo a Cetraro a settembre. Questa produzione va in questa direzione».

Cosa succederà alla Grangia, sabato sera?

«Tutti i presenti saranno contagiati da tantissima energia e voglia di ballare: c’è veramente una forza ritmica poco eguagliabile ad altre situazioni alle quali anche noi stessi abbiamo partecipato in passato; per quanto ci riguarda è il progetto con la più forte capacità di coinvolgimento a cui abbiamo partecipato».

«Il concerto Taragnawa è nei fatti emblematico di quelle “connessioni” che la ventunesima edizione del Festival vuole promuovere – ha affermato il direttore artistico del Festival d’autunno, Antonietta Santacroce – È un progetto che non solo celebra la diversità culturale e musicale delle regioni del Mediterraneo, ma ne esplora le similitudini e le differenze, creando tra queste un ponte, attraverso la musica. La fusione di strumenti come la zampogna e l’oud, creerà un’atmosfera unica e coinvolgente per il pubblico, che sarà invitato a immergersi in un viaggio sonoro emozionante, che porta tradizione e innovazione a nuove altezze».

Ricordiamo che il XXI Festival d’autunno è sostenuto anche quest’anno da Regione Calabria/Calabria Straordinaria, attraverso i fondi Pac 2014/20; dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, dal Comune di Catanzaro oltre che da vari Enti privati.

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