Una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita condotta dalla donna e dal marito, brigadiere dei carabinieri "in distonia con lo stipendio percepito dal sottoufficiale"
10 dicembre 2020 17:05di TERESA ALOI
Una sontuosa villa con piscina (parte della quale adibita a un B&B) da cui si gode un panorama mozzafiato perché situata sulla zona collinare di Paola. Ventidue stanze, magazzino e giardino. E poi, crociere, frequenti viaggi, auto di prestigio e vestiti di marca. Anche interventi di chirurgia estetica.
Conduceva una bella vita e non si faceva mancare nulla, Emilia Natalina Gallo finita nell'inchiesta denominata "Affari d'oro" portata avanti dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza che hanno eseguito un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, di beni mobili e immobili, del valore stimato di circa 2 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catanzaro, su proposta del Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni.
Dunque, una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita condotta dalla donna, commerciante di preziosi, e dal marito, brigadiere dei carabinieri "in distonia con lo stipendio percepito dal sottoufficiale". Ed era stato proprio nel settembre del 2012 che l'uomo era stato fermato mentre era a bordo della propria auto ed era stato trovato in possesso di oro usato senza alcun documento che ne giustificasse il trasporto. Poi, tutta una serie di denunce fino a quando nel marzo del 2016 la polizia nel corso di un controllo all'interno della gioielleria aveva ritrovato nella cassaforte 600 pezzi di oro usato dal valore complessivo di 200.000 mila euro. Diversi beni - venduti dai coniugi al Banco Metalli italiani di Catanzaro - che nel corso delle indagini la polizia aveva ricollegato a furti avvenuti e denunciati nella zona di Paola negli anni precedenti.
"E' emerso in modo chiaro che, servendosi della schermatura della propria gioielleria, nonché della protezione assicurata dall'appartenenza del marito alle forze dell'ordine, la Gallo - scrivono gli inquirenti - abbia commercializzato per anni beni sottratti dal circuito legale di tracciamento rendendosi costantemente inadempiente all'obbligo di tenuta dei registri per i beni usati e acquisendo oggetti in oro senza alcun rispetto delle norme stabilite dalla disciplina amministrativa di settore".
Per gli inquirenti avrebbe "dato luogo ad un imponente mercato 'nero' di beni ricettati".
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