di CARLO PETRASSI
Nel suo libro "Una Meravigliosa Esperienza Professionale. I Trapianti d’Organo in Calabria", mio padre il prof. Antonio Petrassi scriveva: “Nel marzo del 1989 ricevetti una telefonata, era Dario Alfani che mi disse: sto per andare in Sardegna per un prelievo di organi, un rene è stato assegnato alla Calabria: decidi tu se eseguire il trapianto a Cosenza o a Reggio. Non vi nascondo di essere stato in grande difficoltà nel decidere; si trattava del primo trapianto! Alla fine decisi per Reggio, anche contro il parere dei miei collaboratori cosentini, perché volevo dimostrare che non vi era spazio per campanilismi o personalismi e che la collaborazione era leale e sincera […]”
Se in Calabria le classi dirigenti politiche e in generale le classi dirigenti calabresi di ogni ordine e grado usassero il buon senso utilizzato in quella occasione da mio padre per far partire il progetto dei trapianti d’organo in tutta Calabria e non solo a Cosenza, con ogni probabilità oggi la nostra Regione si ritroverebbe qualche infrastruttura strategica in più e qualche progetto in più finanziato dall’Unione Europea e quindi con ogni probabilità avrebbe: una sanità migliore, una rete dei trasporti più moderna , una rete idrica non colabrodo, un ciclo dei rifiuti sostenibile, una scuola decente ecc. E invece la nostra regione da anni è campione del mondo di campanilismo, di clientelismo e di veti incrociati, tesi a impantanare qualsiasi iniziativa anche quella evidentemente più lodevole.
Scrivo questo perché sono rimasto fortemente deluso, da cittadino e politico calabrese, dalle recenti affermazioni rilasciate su alcune testate giornalistiche regionali dal prof. Francesco Russo dell’Università di Reggio Calabria, affermazioni tese a demolire, senza appello, il nuovo progetto di RFI sull’alta velocità ferroviaria nella tratta Roma-Sud, progetto fortemente voluto dal governo Draghi e inserito nel Pnrr con un investimento di circa 22 miliardi di euro.
Le critiche del professore sostanzialmente riprendono quelle già espresse dalla ing. Domenica Catalfamo, anch’essa di Reggio Calabria nonché ex assessore regionale ai trasporti come il prof. Russo, in una lettera inviata al Ministro delle Infrastrutture circa un anno fa. In sostanza, i due sostengono che il tracciato della nuova ferrovia ad alta velocità deve continuare ad essere lo stesso dell’esistente cioè quello tirrenico e non debba essere sostituito con quello più baricentrico previsto dal nuovo progetto di RFI e voluto dal governo Draghi. Senza voler entrare nel merito delle argomentazioni tecniche sostenute dai due politico-docenti e di quelle sostenute invece da RFI e dal governo per il nuovo progetto di alta velocità ferroviaria, ciò che dispiace è registrare la riproposizione dei soliti clichè tesi a delegittimare progetti infrastrutturali proprio nel momento in cui sembrano essere arrivati al traguardo. Tutto questo, ancora una volta, avrebbe il solo effetto di far perdere il treno, quello sì, dello sviluppo della nostra regione destinata, così facendo, a perdere i fondi del Pnrr per questa vitale infrastruttura.
Del resto, giusto per fare degli esempi, non è già successo per i fondi più volte rinviati negli anni per l’Agenda Urbana Cosenza-Rende? Per la metro leggera Cosenza- Rende? Per il rifacimento del sistema idrico calabrese? Per l’ospedale, si spera universitario, di Cosenza ecc.
A proposito di area urbana Cosenza-Rende, farebbe bene tutta la politica di riferimento dell’area e non solo, a cominciare dai sindaci, a far fronte comune sostenendo in tutti i modi e in tutte le sedi possibili il nuovo progetto di alta velocità di RFI, perché rappresenta certamente una grande occasione di sviluppo che non ha precedenti per l’intera Calabria, ma ancor di più per questa area geografica che va considerata comprensiva anche di tutto lo Jonio cosentino. Qualora fosse effettivamente realizzato, il progetto varrebbe da solo molto di più di qualsiasi altra risorsa che poteva esserci assegnata dal Pnrr.
A giudicare dai pochi interventi a sostegno del progetto, a riguardo segnalo quello del fine intellettuale cosentino Franco Petramala, non mi pare ci sia questa consapevolezza da parte dei nostri politici.
Saranno forse impegnati in cose più importanti?
*Presidente de “La Terza Rende”
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