Asili nido: il capoluogo meno costoso è Catanzaro ma i posti sono pochi

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Un asilo nido (Foto d'archivio)
  30 ottobre 2019 12:18

Una famiglia media italiana, con un bimbo al nido, spende al mese 303 euro nell'anno in corso, +0,9% rispetto al 2018/19.

I dati arrivano dall'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell'ambito del progetto "Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino", finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico e mostrano una Italia divisa su tariffe, posti disponibili, agevolazioni per le famiglie: al Nord si registrano le rette più alte, ma anche maggiori misure di agevolazione per le famiglie; il Sud invece più contenuto sui costi, seppur in aumento rispetto all'anno precedente, pecca sulla disponibilità di posti. La retta più alta è in Trentino Alto Adige, pari a 472 euro in media, quella più bassa in Molise, 169 euro. Le regioni settentrionali si caratterizzano per una spesa media per le famiglie più elevata, ma in decremento rispetto all'anno precedente, stabile la spesa al Centro e in aumento invece nelle regioni meridionali (+5,1%).
Lecco è il capoluogo più costoso con 515 euro di spesa media a famiglia, Catanzaro il più economico con 100 euro. Ad Andria incremento boom del 105,5% (si passa dai 146 euro del 2018/19 ai 300€ dell'anno in corso. 

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Trova posto in un asilo nido poco più di un bimbo su cinque, ma la copertura è assai variegata fra le diverse Regioni: si va dal 34,3% dell'Umbria al 6,7% della Campania (solo tre bimbi su 50) e ben sei regioni sono sotto la media nazionale (21,7%). Questi i dati dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell'ambito del progetto "Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino", finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico. Dal rapporto emerge che sono 11.017 i nidi in Italia, di cui 6.767 privati e 4.250 pubblici; i posti disponibili sono 320.296, distribuiti fra 153.316 privati e 166.980 pubblici.
Notevoli le differenze regionali: più forte la prevalenza di posti nei nidi pubblici in Basilicata, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, trentino Alto Adige; nei nidi privati invece in Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Veneto; equilibrata nelle altre regioni.

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La percentuale di copertura a livello nazionale - si legge nel Rapporto - è pari al 21,7% della potenziale utenza (bambini residenti sotto i 3 anni di età), ma con notevoli differenze tra le singole regioni: in negativo si distingue la Campania, con una copertura pari appena al 6,7%, in positivo l'Umbria con il 34,3%; sotto la media nazionale sei regioni: Campania (6,7%), Calabria (8,8%), Sicilia (9,3%), Puglia (13,6%), Basilicata (14,2%), Abruzzo (19,9%). Dunque tutte le regioni meridionali sono ben al di sotto della media di copertura, fa eccezione la Sardegna che raggiunge il 26,1%.
Tra il 2004 e il 2012 le risorse messe a disposizione dai Comuni per gli asili nido sono cresciute del 47%, passando da 1,1 a 1,6 miliardi di euro; tra 2012 e 2014 si è registrata una contrazione della spesa, nel triennio 2014-2016 una stabilizzazione, con una spesa complessiva per i servizi per l'infanzia nel 2016 di circa 1 miliardo e 475 milioni di euro.
La quota a carico degli utenti sul totale della spesa è passata dal 17% del 2004 al 20% del 2013, mentre dal 2015 si attesta al 19,4%. La quota percentuale a carico delle famiglie è più elevata della media in dieci regioni, in vetta il Veneto dove le famiglie contribuiscono del 26,2% rispetto alla spesa complessiva, all'estremo opposto la Sicilia le cui famiglie contribuiscono per una quota pari al 6,3%.
"Ci troviamo in un contesto in cui l'incompatibilità tra l'occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole, rappresenta un motivo di dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri per il 36% dei casi su un totale di 35.963 provvedimenti (dati Ispettorato del lavoro). La fotografia che emerge dal nostro dossier evidenzia che, sul fronte dell'offerta del servizio di asili nido comunali, ancora tanti passi devono essere fatti per contribuire concretamente a ridurre le diseguaglianze e accelerare il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del nostro paese", spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva.

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