di TERESA ALOI
Un'immagine dopo l'altra. Un'emozione dopo l'altra. I colori, a volte vividi a volte aspri, dell'Aspromonte si intrecciano con i sentimenti. Quelli veri. Quelli della gente di Calabria. Quelli di chi non dimentica le sue radici. Quelli di chi si nutre di ricordi e di speranza.
"Aspromonte La terra degli ultimi" del regista Mimmo Calopresti, nelle sale dal 21 novembre, è tutto questo e molto di più.
"E' cronaca e favola". "Inferno e paradiso", come scrive il regista. E' il Sud dove si cerca disperatamente di costruire il futuro. E' la lotta spasmodica di un popolo che si rimbocca le maniche per avere la sua strada. Per proiettarsi verso un mondo migliore. E' la continua lotta alla ricerca delle promesse, false, di uno Stato che non garantisce a tutti le stesse possibilità di sviluppo. E' quel Sud lasciato solo ma non da chi ha sete di riscatto. E' il film di ieri ma, dolorosamente, anche di oggi. E' l'orgoglio di chi non si arrende, e sogna un'esistenza diversa.
E' un film che "è il percorso di vita di un ragazzo che vuole cambiare il proprio destino, che intraprende un percorso di crescita e riscatto da una situazione difficile, che crede - spiega il regista - a una strada che lo possa portare verso la modernità. Alla fine della sua vita di successi lontano da Africo e dalla sua terra (la Calabria), sentirà il bisogno di tornare per rivedere per l’ultima volta il posto dove è nato e cresciuto, per riassaporare l’aria di libertà che gli era rimasta attaccata addosso per tutta la sua vita. È un film che racconta non il rimpianto della propria infanzia, ma il ricordo di quello che si è stati, di quello che si sarebbe potuto essere, e soprattutto la bellezza di aver potuto vivere un sogno ed essersi nutriti del gustoso cibo dell'utopia con pienezza e soddisfazione".
. LA STORIA
Siamo ad Africo, un paesino arroccato nella valle dell’Aspromonte calabrese, alla fine degli anni ’50, dove una donna muore di parto perché il dottore non riesce ad arrivare in tempo e perché non esiste una strada di collegamento. Gli uomini, esasperati dallo stato di abbandono, vanno a protestare dal prefetto. Ottengono la promessa di un medico, ma nel frattempo, capeggiati da Peppe, decidono di unirsi e costruire loro stessi una strada. Tutti, compresi i bambini, abbandonano le occupazioni abituali per realizzare l’opera. Giulia, la nuova maestra elementare, viene dal Nord, e vuole insegnare l’italiano “se Africo entrerà nel mondo grazie alla strada, i ragazzi dovranno conoscerlo prima, imparando a leggere e a scrivere”. Ma per il brigante Don Totò, quello che detta la vera legge, Africo non può diventare davvero un paese ‘italiano". La terra degli ultimi è un western atipico sulla fine di un mondo e sul sogno di cambiare il corso degli eventi grazie alla voglia di riscatto di un popolo.
LA SCHEDA
Il film è una produzione Italian International Film – società di Lucisano Media Group - con Rai Cinema, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, con il contributo di Regione Calabria e Calabria Film Commission; scritto da Mimmo Calopresti con Monica Zapelli, già autrice de I cento passi, con la collaborazione di Fulvio Lucisano, tratto dall’opera letteraria di Pietro Criaco “Via dall’Aspromonte” (Rubbettino Editore). La terra degli ultimi è interpretato da Valeria Bruni Tedeschi (David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista per La pazza gioia), Marcello Fonte (Palma d’Oro al Festival di Cannes 2018 come Miglior Attore con Dogman), Francesco Colella (interprete della serie Trust di Danny Boyle e Zero Zero Zero di Sollima), Marco Leonardi (Maradona – La mano de Dios di Marco Risi, Anime nere di Francesco Munzi, All the money in the world di Ridley Scott), e con la partecipazione di Sergio Rubini (regista e attore di decine di film a partire dal film rivelazione La Stazione).
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