Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 30 anni, vecchio, storico garantista, con centinaia di battaglie fatte in questi anni, per difendere personaggi e politici noti (dei diversi schieramenti) e tanta gente comune, interviene dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Rende, Marcello Manna, e di altri imputati, nel processo “Reset” che portò allo scioglimento, nel giugno del 2023, del comune rendese per infiltrazioni mafiose. Corbelli ricorda di essere stato tra “i pochissimi a schierarsi e difendere il “modello Rende” e l’unico ad avere addirittura inscenato una manifestazione di protesta davanti al municipio di Rende per protestare gandhianamente contro il facile scioglimento dei comuni e nella fattispecie contro quello disposto nei confronti del municipio rendese che giudicò “assurdo, del tutto ingiustificato, una bestemmia e uno sfregio, dagli effetti, come immagine, devastanti, per un comune simbolo della Calabria e del Mezzogiorno. Era il 13 novembre 2024 quando Corbelli andò di prima mattina a fare la sua protesta davanti al municipio di Rende(come riportò anche Il Quotidiano). Ricordò in quell’occasione un dato che definì “particolarmente significativo e preoccupante. Negli ultimi 33 anni, dal 1991 al marzo 2024, sono stati sciolti in Italia 387 comuni, 12 all’anno, 1 ogni mese! Il record, secondo l’ultimo report della Dia (Direzione investigativa antimafia), spetta alla Calabria con 130 Municipi sciolti, oltre a 5 aziende ospedaliere e sanitarie commissariate dal 1991 al 2023. Non è possibile, affermò durante la sua protesta, che ogni mese nel nostro Paese un comune venga sciolto per infiltrazioni mafiose”. La sera stessa il filmato (che verrà riproposto in giornata sul profilo Fb di Diritti Civili), con la protesta dell’attivista dei diritti umani, venne trasmesso nel corso del suo popolare programma Diritti Civili, in onda su RtcTelecalabria. Il giorno dopo l’ex sindaco di Rende Marcello Manna telefonò a Corbelli per ringraziarlo, per il suo coraggio e la sua onestà, a nome suo e dell’intera sua Giunta. Oggi Corbelli, dopo l’assoluzione di Manna, che “di fatto conferma che a Rende non c’è mai stata alcuna infiltrazione mafiosa e che il comune non andava assolutamente sciolto con quell’accusa e macchia terribili”, si chiede come sia stato possibile arrivare ad associare alla mafia un comune come Rende che è, per storia, tradizione e cultura, esattamente agli antipodi della criminalità organizzata e che primeggia invece, in Italia e nel mondo, per quel suo patrimonio immenso e inestimabile che è l’Università della Calabria. Chi risarcirà adesso Rende del devastante danno subito, un vero e proprio sfregio a tutta la comunità e alla sua nobile storia. La vicenda di Rende, così, per restare, sempre in ambito comunale, come quella legata all’attuale sindaco Sandro Principe, un politico perbene e un ottimo amministratore, che rivendico con orgoglio di aver, quasi da solo, quando in passato, venne arrestato e tenuto ai domiciliari oltre 100 giorni, ininterrottamente difeso sino al momento della sua liberazione, deve far riflettere su due aspetti: sul troppo facile scioglimento dei comuni per mafia e poi sul senso e volto vero della Giustizia, su che significa essere veramente garantisti e non invece essere sempre e comunque giustizialisti, a prescindere, e fare da megafono di certi pm. Lo dico con il rispetto per l’operato della magistratura che ho da sempre, ma non basta l’accusa di un magistrato per condannare una persona, un ente o criminalizzare una intera comunità. Ci vuole un regolare processo, e i suoi tre gradi giudizio, per stabilire la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato. E’ quello che dico da anni, quello ho affermato e denunciato lo scorso anno nella protesta davanti al municipio di Rende e quello che spero possa servire ed essere da monito per il futuro per scongiurare altre ingiustizie e il ritorno agli anni bui del giustizialismo. La legalità va sempre difesa e perseguita, ma nel rispetto dei diritti delle persone, delle amministrazioni, delle stesse comunità e di quel principio sacro di presunzione di innocenza, punto cardine della nostra Costituzione, che va sempre salvaguardato”.
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