“Quello che sta succedendo nell’AO di Cosenza è preoccupante, un intreccio giuridico tra disposizioni del SSN ed universitarie che mina la fiducia degli operatori sanitari nelle istituzioni e configura una violazione dei principi fondamentali in materia di tutela della salute dei cittadini”.
La Cisl Medici Calabria, assistita dall’Avv. Donato del Foro di Roma, ha presentato ricorso ad adiuvandum al TAR della Calabrianel procedimento promosso dall’ACOI sulle plurime violazioni normative che eccedono le disposizioni sulla costituzione delle AOU e permettono le nomine dei “primari” universitari senza concorso, contestate dall’organizzazione da più tempo.
?Infatti, continua “la colonizzazione” massiccia delle direzioni delle strutture ospedaliere da parte di docenti universitari su indicazione dell’Accademia che, in alcuni casi, sono privi perfino dei requisiti per l’accesso all’incarico di “primario”, malgrado l’Azienda non sia giuridicamente riconosciuta Azienda Ospedaliero Universitaria ai sensi del D. Lgs 517/99, men che meno quale policlinico universitario.
?Il tutto origina dall’adozione del Decreto Commissario Ad Acta per il piano di rientro dai disavanzi al servizio sanitario della Regione Calabria (DCA) n. 197/2022. Un provvedimento con cui si è preso atto del protocollo sottoscritto da Regione Calabria, Università ed Azienda Ospedaliera di Cosenza, atto già contestato dalla Cisl Medici Calabria nel 2023, con cui è stata individuata la cosiddetta “Azienda di riferimento”.
?La messa al bando dei “primari” ospedalieri e l’impossibilità di carriera degli stessi viene confermata nell’atto aziendale, approvato con il DCA n. 258 del 25 giugno 2025, che prevede strutture complesse ed unicamente Dipartimenti a direzione universitaria.
?Ma non solo! La Cisl Medici Calabria ha già denunciato ai Ministeri competenti ed alla Corte dei Conti, nel mese di aprile u.s.,che il finanziamento del personale universitario, incoerentemente messo a dirigere le strutture ospedaliere, avviene con fondi europei e del SSR.
Infatti, il provvedimento del Commissario ad Acta della Regione Calabria n. 19 del 24.01.2025 prevede l’impiego di risorse regionali ed europee per la retribuzione, universitaria ed assistenziale, di 18 professori di ruolo, con un impegno di spesa di circa un milione e 800 mila euro annui per 15 anni, pari ad oltre 27 milioni.
Ma qui emerge il nodo più critico: i fondi europei (FESR) non possono essere destinati a spese per il personale. Il loro utilizzo in questa direzione rappresenta una evidente distrazione di risorse. Inoltre, anche qualora si volesse forzare questa interpretazione (ipotesi comunque infondata), la programmazione comunitaria avrebbe come termine ultimo il 2029.
Appaiono quindi incomprensibili le modalità per garantire, negli anni successivi, la copertura dei trattamenti economici dei docenti universitari, il cui status giuridico va ricondotto al rapporto di lavoro instaurato con l’ateneo di appartenenza. L’unica possibilità, a quel punto, sarebbe quella di attingere illegittimamente al bilancio del SSR, con ulteriori carichi finanziari su un sistema regionale già provato ed in piano di rientro dal debito sanitario da circa 15 anni.
Non è accettabile, quindi, che l’individuazione delle c.d. “Aziende di riferimento” avvenga in base ad accordi tra Rettori e Governatori di turno, senza una ottimale programmazione dell’attività formativa e senza considerare le pesanti conseguenze sull’organizzazione del lavoro e sui costi per il SSR.
Auspichiamo, pertanto, che il TAR metta ordine alla diffusione di situazioni anomale e riporti nei limiti della legalità e della corretta pianificazione nazionale la collaborazione tra Università e SSN. La Cisl Medici sta, inoltre, predisponendo un ricorso al Giudice del Lavoro a tutela dei diritti e delle aspettative dei medici ospedalieri.
Il tema non lascia spazio a dubbi: il sistema messo in atto penalizza il merito, le competenze e le legittime aspirazioni di carriera dei medici ospedalieri, favorendo la fuga dal servizio sanitario pubblico verso l’estero o il privato.
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