di EDOARDO CORASANITI
A cinque mesi dalla sentenza di primo grado, arrivano le motivazioni del giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro che ne ha condannati 21 e assolti 4: sono i contorni del processo "Basso profilo", il blitz che il 21 gennaio 2021 ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Al centro dell'indagine guidata dalla Dda di Nicola Gratteri i presunti collegamenti tra mafia, politica, imprenditoria e criminalità organizzata crotonese, catanzarese e reggina. Coinvolti consiglieri comunali e regionali, imprenditori e presunti colletti bianchi (notai e avvocati) di Catanzaro e Crotone ritenuti a contatto con i maggiori esponenti delle 'ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come "Bonaventura", "Arena" e 'Grande Aracri'.
Tra le file dei condannati spunta l'ex assessore regionale al bilancio, Francesco Talarico, al momento dei fatti contestati candidato ad un seggio nel Parlamento e condannato a 5 anni di reclusione. Tra i big assolti invece risulta il notaio catanzarese Rocco Guglielmo (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Filippo Giunchedi).: accusato di intestazione fittizia di beni e falso ideologico, al divieto di dimora per 29 giorni (gennaio- febbraio 2021). Secondo le accuse sarebbe stato il trait d'union per concretizzare il passaggio di quote societarie a cittadini albanesi che, prelevati a Bari provenienti da Durazzo sono stati ospitati a Catanzaro, dotandoli di codice fiscale italiano: per il gup invece non è così perché "non risultano anomalie" nella stipulazione degli atti, né per il risicato tempo di compilazione né per i codici fiscali: in nessun modo infatti è possibile verificare che il notaio fosse consapevole, ad esempio, della non conoscenza della lingua italiana. In pochissime parole, deve "rimarcarsi che risulta insufficiente la prova della complicità del notaio, della sua consapevolezza in ordine alla non conoscenza della lingua italiana da parte dei soggetti albanesi e, dunque, della falsità ideologica degli atti rogati". In nessun caso, nonostante la Procura volesse la condanna a 6 anni di reclusione. Il gup prende in considerazioni le possibilità che l'accusa ipotizza (ovvero la conoscenza dei progetti criminosi e la sua compiacenza) ma sintetizza con il dire che siamo nel campo del dubbio: "Non idoneo a fondare alcuna prova di colpevolezza".
Altro capitolo centrale dell'indagine è l'accusa di scambio politico elettorale che avrebbe visto come protagonisti Talarico, Saverio Brutto, Tommaso Brutto e Antonio Gallo (gli ultimi tre sono giudicati con il rito abbreviato): il processo, secondo il gup, ha dimostrato che Gallo, imprenditore vicino alle cosche, avrebbe accettato di sostenere la candidatura di Talarico. E quest'ultimo spinto per concretizzare l'aiuto anche con altri personaggi del reggino come Antonino Pirrello (condannato a 4 anni). Nel dispositivo si legge come venga richiesto, ad esempio, che Talarico diventi "un punto di riferimento". Anche se sono gli stessi interlocutori a chiarire: "Non vogliamo nessun imbroglio".
Assolti anche Rodolfo La Bernarda (difeso dall'avvocato Tiziano Saporito), Francesco Mantella (difeso dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Arturo Bova), Luciano Basile (difesa dall'avvocata Valentina Castellucci). La condanna più pesante invece quella di Carmine Falcone, 14 anni, definito nella sentenza come un uomo centrale e di portata storica nella cosca.
Condanna alta anche Tommaso Rosa, a 11 anni e 5 mesi, collaboratore di giustizia da poche settimane. Condannata a 9 anni e 6 mesi la moglie di Rosa, Concetta Di Noia.
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