Basso profilo. Francesco Talarico resta ai domiciliari ma esclusa l'aggravante mafiosa e lo scambio elettorale con le cosche

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images Basso profilo. Francesco Talarico resta ai domiciliari ma esclusa l'aggravante mafiosa e lo scambio elettorale con le cosche

Tornano in libertà i fratelli De Bernarda

  25 febbraio 2021 14:57

di EDOARDO CORASANITI

La misura non cambia: arresti domiciliari. Ma cade l'aggravante del metodo mafioso e lo scambio politico-mafioso (riqualificato in corruzione elettorale in base all’articolo 96 del Testo unico per l’elezione alla Camera dei deputati). E' la decisione dei giudici del Tribunale della Libertà per Francesco Talarico, ex assessore regionale, leader dell'Udc, ai domiciliari dal 21 gennaio nell'ambito dell'operazione "Basso profilo", il blitz che il 21 gennaio scorso ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Al centro dell'indagine i collegamenti tra mafia, imprenditoria e criminalità organizzata crotonese e reggina. Difeso difeso dall'avvocato Francesco Gambardella, secondo la Procura guidata da Nicola Gratteri il politico avrebbe avuto contatti con l'imprenditore Antonio Gallo, uomo accusato di essere interno alle cosche di San Leonardo di Cutro, per ottenere l'appoggio elettorale nel corso delle elezioni politiche del 2018 (alle quali non risultò eletto) in cambio di un interessamento verso le attività imprenditoriali di Gallo.

Resta agli arresti domiciliari anche Francesco Le Rose, 51 anni, di Roccabennarda (Crotone) e commercialista con lo studio a Catanzaro.  Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura applicata dal Gip ma ha annullato l'ordinanza nella parte dell'aggravante mafiosa: difeso dall'avvocato Francesco Iacopino ed Enrico Monaco (del foro di Caserta), Le Rose è accusato di associazione a delinquere (aggravata dal metodo mafioso) e trasferimento fraudolento di valori. 

In particolare, la Dda di Catanzaro contesta al commercialista di aver fatto parte, con il ruolo di organizzatore, di una associazione a delinquere diretta a ricavare illeciti profitti attraverso la creazione di società fittizie, che sarebbero state istituite al precipuo scopo di consentire a terze società di appostare nelle dichiarazioni dei redditi e nei bilanci costi fittizi, di aderire a indebite compensazioni tributarie e di creare riserve occulte di denaro tramite il ricorso alla falsa fatturazione".

L'organizzazione avrebbe avuto al vertice l'imprenditore Antonio Gallo (in carcere), l'uomo al centro dell'indagine e capace, secondo l'accusa, di intrecciare rapporti con le cosche del crotonese e del reggino. E qui il presunto anello di congiunzione con la 'ndrangheta.

Secondo le accuse,  la consorteria avrebbe potuto contare sul supporto qualificato di commercialisti compiacenti tra cui proprio Le Rose e Giuseppe Bonofoglio. Quest'ultimo è difeso dall'avvocato Giuseppe Carvelli e il Tdl ha confermato la misura degli arresti domiciliari  e l'accusa dell'aggravante mafiosa. 

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Caduto invece il metodo mafioso per l'avvocato Rosario Bonofiglio, 56 anni, difeso dall'avvocato Luigi Falcone: anche per lui, i giudici del Tdl hanno escluso che la sua eventuale partecipazione potesse in qualche modo collegarsi all'intenzione di contribuire o aiutare la criminalità organizzata. 

Tornano in libertà Rodolfo La Bernarda, dipendente regionale, difeso dall'avvocato Tiziano Saporito e il fratello Giuseppe La Bernarda, dipendente del consorzio di bonifica catanzarese, difeso dagli avvocati Andrea Filici e Luigi Villirilli: accusati rispettivamente di concorso morale per la corruzione per atto contrario agli atti d'ufficio e corruzione, per entrambi è contestata l'aggravante del metodo mafioso. I giudici del sesto piano del Tribunale di Catanzaro hanno annullato l'intero pacchetto accusatorio e rimettendo in totale libertà i La Bernarda. In particolare, i legali hanno dimostrato ai magistrati la non sussistenza di un patto corruttivo nei rapporti tra l'Eco Valle srl e  l'imprenditore Antonio Gallo. 

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Dopo l'annullamento anche per Luciano D'Alessandro (LEGGI QUI), con i provvedimenti di Le Rose, Bonofiglio e Talarico e i fratelli De Bernarda sono 17 le posizioni a cui è caduta l'aggravante mafiosa.

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Restano invece in piedi le accuse per Concetta Di Noja e Tommaso Rosa (difesi dagli avvocati Valerio Murgano e Francesco Iacopino), definiti dai pm e dal Gip Alfredo Ferraro tra i promotori e organizzatori dell'associazione a delinquere. Per entrambi i magistrati del Riesame hanno confermato il carcere e l'aggravante.  






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