Bufera su una scuola di Rende, lasciato solo in classe perché iperattivo: Valditara interviene

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Aula scolastica
  27 novembre 2023 18:29

di PAOLO CRISTOFARO

Sensibilità ed educazione emotiva. Se ne parla tanto ultimamente, in relazione ai drammatici fatti di cronaca e di violenza, soprattutto tra i giovani. Si dice che bisognerebbe educare al rispetto fin da piccoli, ma spesso, purtroppo, si fa il contrario. E i primi educatori - genitori e insegnanti - rischiano di istigare atteggiamenti opposti e deplorevoli. E così a Rende, nel Cosentino, i bambini sono diventati pedine dell'orribile piano ordito - secondo le testimonianze della madre di un ragazzino di 8 anni - dai genitori degli altri compagni di classe, con l'avallo di alcuni docenti, volto a lasciare l'amichetto da solo, facendogli trovare l'aula deserta. Il motivo? Il bimbo è iperattivo.

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E' un caso che sta facendo il giro del web e negli ultimi giorni, provocando indignazione nei lettori e attirando, giustamente, l'attenzione delle istituzioni preposte. La madre ha raccontato, sgomenta, quanto successo al figlio. Il bimbo era stato spostato di sezione, dai genitori, per incomprensioni con i docenti, che volevano affidargli un insegnante di sostegno nonostante la famiglia avesse fatto presente che la diagnosi di iperattività con funzionamento intellettivo superiore alla media, fatta al figlio, non era stata riconosciuta come invalidità.

Lo studente, di 8 anni, è solo iperattivo, ma è molto sveglio e parla due lingue. La sua "rinascita", la sua nuova avventura scolastica, con nuovi compagni e nuovi docenti, sarebbe dovuta iniziare nell'altra sezione della scuola elementare, ma i genitori della classe - secondo la madre del bambino aizzati anche da alcuni docenti - gli avrebbero fatto trovare l'aula vuota per il suo primo giorno. Un piano studiato a tavolino perché il giovane era stato additato come "ritardato". Una diversità non compresa e non valorizzata, ma messa alla gogna, male interpretata e condannata, proprio da chi dovrebbe dare, alle nuove generazioni, una visione diversa e inclusiva.

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"Mamma che vuol dire ritardato?", ha chiesto il ragazzino a casa dopo aver parlato con alcuni compagni. E ancora: "In classe avevano tutti la febbre mamma", avrebbe riferito ingenuamente in famiglia dopo la triste sorpresa dell'aula deserta. Atteggiamenti che la madre ha denunciato alle autorità preposte, facendo scattare il campanello d'allarme anche all'Ufficio Scolastico Regionale, presso il Garante per l'Infanzia e anche presso il Ministero dell'Istruzione. Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha preso tempestivamente contatto con il direttore dell'Ufficio Scolastico per la Calabria Antonella Iunti "per effettuare tutte le verifiche del caso e ricevere precise informazioni sulla vicenda, in modo da valutare gli eventuali provvedimenti da prendere sulla base di quanto accaduto". A farlo sapere, con una nota, gli stessi uffici ministeriali. "Mio figlio ha avuto, dopo l'esperienza, un crollo emotivo. Ora ha paura di ritrovarsi ancora solo e si colpevolizza", ha detto ancora la madre. "Se rimango di nuovo da solo posso chiamarti?", avrebbe domandato il giovane alla mamma spaventato dalla vicenda.

Quest'ultima, avvocatessa, ha presentato un esposto presso la Procura dei minorenni di Catanzaro per violenza psicologica aggravata ai danni di un minore, facendo avviare un'istruttoria anche al Garante per l'Infanzia, Antonio Marziale. Dal dirigente della scuola, intanto, sarebbe stata avviata una verifica interna. E mentre le istituzioni lavorano per attuare le opportune verifiche sul caso - valutando eventuali provvedimenti a carico dei responsabili - la madre del bambino di 8 anni sta pensando di spostarlo in un'altra scuola, sperando di trovare un ambiente più inclusivo e propositivo verso al valorizzazione della diversità di ciascuno, piuttosto che improntato sull'esclusione. Una triste vicenda che fa riflettere e mette in luce, ancora, le profonde difficoltà di tante famiglie che affrontano problemi del genere da sole, trovandosi "contro", talvolta, anche rappresentanti di quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare e aiutare. 

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