di CARMINE F. PETRUNGARO
"Mi trovo nel Comune di Campana, in provincia di Cosenza, nel cuore della Sila Greca… L’inverno è arrivato e in alta quota ha nevicato, ma c’è ancora un tiepido raggio di sole che riesce a penetrare le nuvole. Così mi avvio per fare una camminata. La mia meta “Outdoor”, dunque, è il versante collinare antistante il borgo. Percorro una stradina di campagna nei pressi dei famosi Giganti di Pietra, detti dell’Incavallicata. Da qui si possono vedere tutti i crinali del territorio circostante e panorami mozzafiato. Tra un pensiero e l’altro, do ogni tanto uno sguardo al cielo: non promette bene e quelle nubi scure annunciano maltempo. L’aria che soffia, si è fatta più fresca e il vento a volte, si fa così forte, che a fatica riesco a stabilizzare la macchina fotografica. È meglio dunque, spostarsi a valle.
Strada facendo m’imbatto in un piccolo gruppo di mucche podoliche transumanti. Si può dire che, nel territorio di Campana e nel suo circondario convergono da millenni, donne, uomini e animali, instaurando così un antico legame tra le zone montane e le vallate vicine alle aree marine. Infatti, mi trovo in quella parte della Calabria dei paesi interni, che non conoscono solo isolamento, ma anche scambio di cultura e antiche tradizioni, come la famosa Fiera della Ronza e le transumanze.
Appena giunto alla chiesetta della Madonna delle Grazie, all’ingresso del paesino, la mia attenzione viene attirata verso le colline circostanti che, risuonano dei campanacci delle mucche podoliche e dei richiami dei pastori. Provo a focalizzare ciò che vedo in lontananza. Il caso ha voluto che incontrassi sul mio percorso una mandria transumante. Ha appena raggiunto la collina di San Leonardo, all'ingresso del Comune di Campana (CS). Ancora oggi è normale imbattersi nell'entroterra calabro in una mandria di mucche, mentre questa percorre la strada principale, avvicinandosi o attraversando i borghi. Accade tutti gli anni a giugno e alla fine di dicembre. Un evento che si ripete da millenni, nelle terre di Campana. Queste mucche con i loro vitelli, sono giunte dall'altopiano della Sila, dove il tempo è peggiorato e la neve ha coperto tutto. Sono in cammino da due giorni. Un cammino che si concluderà nella valle del Fiume Nicà, dal clima più mite. Decido dunque di seguirli a piedi, per qualche chilometro, fino al bivio di Caprella e Contrada Manco. La grande mandria è guidata dai fratelli Michele e Roberto Ritacco di Scala Coeli. Spronano i loro cavalli e con molta abilità ed esperienza incitano le bestie a tornare nel gruppo, a non fermarsi.
Il sistema della transumanza si basa sull'adattamento delle mandrie ai cicli climatici, in modo che durante l'inverno il bestiame rimanga nelle calde valli. Alla fine della primavera, a giugno, si spostano verso le montagne, in cerca di pascoli verdi e acqua. I tratturi percorsi dai tempi delle civiltà italiche sono ormai scomparsi e in buona parte sono stati sostituiti dalle strade. Lungo queste antiche rotte si conservano testimonianze e tracce del passato. Nel corso dei millenni, sono stati costruiti in tutta la penisola italica, borghi, fortezze, ponti, fontane, eremi e persino dei santuari, per chiedere la protezione dei pastori e degli animali. La transumanza ha influenzato la cultura dei Calabresi, ha plasmato tutte le civiltà italiche, il cibo, la lingua e il loro sistema economico. La tradizione ha attraversato i millenni. Il filo conduttore con il passato non si è mai spezzato. Il comitato dell'Unesco, il 16 dicembre del 2019, ha proclamato la transumanza patrimonio culturale dell'umanità, anche in Calabria. Unesco o non Unesco, queste transumanze sono a rischio di estinzione. La Calabria resiste ancora, ma in altre regioni vi sono stati casi di divieti e molte limitazioni. Gli unici che possono salvare davvero la transumanza sono le istituzioni e gli allevatori che continueranno a farla come parte delle loro attività.
Una immagine che ritrae la transumanza scattata dal signor Petrungaro
Immerso in queste riflessioni, mi appresto a tornare verso il paesello. Delle mucche Limousine guardano curiose il mio passaggio, mentre masticano erba secca. Non posso negare di aver fatto molto cammino quel giorno, ma del resto sono abituato a camminare. In ogni caso, lo spettacolo della natura che mi accompagna per tutta la giornata, vale ogni sforzo. Vado via contento, so di aver trascorso una giornata movimentata. Torno a casa carico di questa esperienza e mi porto dietro tanti ricordi e buoni sentimenti per la mia terra. Il nostro territorio ci offre tanti stimoli, ma tocca a noi valorizzare e raccontare la sua storia. L’escursionismo e la narrazione sono i migliori mezzi per avvicinare la gente a questo mondo di cultura appenninica, satura di antiche tradizioni.
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