Carlo Palermo (segretario nazionale Anaao): "Basta con il commissariamento economicistico. In Calabria bisogna assumere: manca il 20% dei medici"

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Carlo Palermo (segretario Anaao Assomed)
  08 novembre 2019 13:16

di GABRIELE RUBINO

"Il vero problema di regioni come la Calabria, ma in tutte le altre in piano di rientro, è il pesonale". Tocca subito la questione cruciale il segretario nazionale dell'Anaoo Assomed, Carlo Palermo, in visita a Cosenza per un seminario organizzato dall'articolazione regionale del sindacato dei medici. "E' il taglio enorme del personale che c'è stato in questi dalla crisi economica in poi, dal 2010 al 2017 se andiamo a guardare i dati del conto annuale dello Stato in Italia mancano 8 mila medici. Questi medici mancanti - prosegue Palermo- sono soprattutto in regioni in piano di rientro a soffrirne maggiormente. Il taglio ormai in Calabria ha raggiunto il 20% del personale medico se si prendeno a riferimento le dotazioni organiche del 2009/10. Condizione inaccettabile perché si accompagna ad una carenza di dirigenti sanitari, ad una carenza di infermieri: abbiamo una vera e propria desertificazione ospedaliera in Calabria. La provincia di Cosenza che ha circa 750 mila abitanti non riesce a mantenere aperti sette ospedali. Io ho lavorato come direttore del dipartimento di medicina della Usl del Sud-Est della Toscana, che ha la stessa popolazione anche se con un territorio più ampio, ed ha tredici ospedali pienamente operativi".

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Il punto è sempre quello, senza assunzioni non possono aumentare e migliorare i servizi. "Se si vuole garantire il diritto alla salute dei cittadini, bisogna assumere. Bisogna superare i limiti previsti dall'articolo 11 del Decreto Calabria. Un limite del 5% di incremento economico rispetto all'anno precedente, che è una cifra assolutamente irrisoria. Nel 2019 significa un incremento di circa 50 milioni. Troppo poco. Basti pensare che per ripristinare l'intera dotazione organica tagliata in questi anni ci vorrebbero dai due ai tre miliardi. In Calabria significa che raggiungerò la dotazione organica di presenza fra venti anni. E' inaccettabile soprattutto per i cittadini che non riescono più ad accedere alle cure. Cosa significa questo: un aumento della morbilità e della mortalità. La Calabria ha un tasso di mortalità standardizzato ben superiore alla regione Veneto, a Bolzano e a regioni più avanzate sotto questo punto di vista di erogazione dei servizi.Il taglio delle dotazioni organiche, il taglio degli ospedali, il taglio delle politiche di prevenzione significano un incremento della mortalità: è inevitabile. I cittadini calabresi hanno diritto di accedere alle cure e bisogna smetterla con questa storia che la sanità dei poveri vada a finanziare con l'emigrazione sanitaria la sanità dei ricchi. Bisogna assumere".

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Palermo suggerisce un altro cambiamento, sostanziale nella sanità calabrese: "Bisogna cambiare totalmente la filosofia dei commissariamenti. Non è più possibile andare avanti con una logica economicistica. Quello che ha valore è la sicurezza delle cure e l'accesso alle cure da parte dei cittadini e bisogna soprattutto supportare la Regione e le aziende sanitarie sotto il profilo del management. Ci vuole gente esperta, amministrativi che hanno visto e vissuto la realtà complessa delle sanità in modo tale da elevare il livello qualitativo e amministrativo. Qui non siamo nemmeno in grado, oggi,  di andare a migliorare la griglia dei LEA perché non vengono nemmeno standardizzate le procedure, non vengono nemmeno conteggiate le varie attività che vengono svolte negli ospedali. Manca perfino il rilievo di queste attività. Ma come si può andare avanti? Non può essere tutto affidato ai pochi medici e ai pochi dirigenti sanitari rimasti in servizio. Bisogna in qualche modo migliorare non pensando al dato puramente economico ma pensando al diritto alla salute dei cittadini".

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