La loro aspirazione è di tornare a lavorare alla Domus Area di Chiaravalle, tristemente nota negli ultimi mesi a causa di un focolaio da Covid19 che ha portato alla morte di 25 anziani. Ma i dipendenti su questo non transigono:
"Per quanto ci consta, non risulterebbe, allo stato, accertata, anzi neppure contestata, alcuna forma di responsabilità per quanto avvenuto, in capo alla direzione della struttura, né tantomeno, in capo ai dipendenti totalmente abbandonati a sé stessi da tutte le Istituzioni", scrivono un nutrito gruppo di lavoratori della “Salus MC Srl” titolare della “Domus Aurea”, i quali si sono rivolti all'avvocato Salvatore Giunone per inviare una diffida al ministero della salute, al presidente Jole Santelli, all'Asp di Catanzaro, al prefetto di Catanzaro, ai carabinieri di Soverato, alla Salus Mc stessa e al Comune di Chiaravalle centrale.
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Il riferimento all'assenza di responsabilità è al fatto che "la struttura, in data 06 aprile, è stata oggetto di accurata Ispezione igienico-sanitaria ad opera dei Carabinieri dei NAS, i quali non hanno riscontrato nè carenze, né rilevato criticità alcune, né, tantomeno, hanno impartito prescrizioni di sorta. Circostanze che evidenziano la idoneità della stessa a proseguire la propria attività recettiva. Ciò nonostante, la struttura è risultata destinataria di un provvedimento di sospensione apparentemente motivato dall’esigenza di compiere imprecisate e acronistiche ulteriori verifiche in ordine alle generiche ed imprecisate condizioni della stessa, provvedimento che, sembrerebbe sorretto più da ragioni mediatiche che da valide argomentazioni giuridico fattuali scaturite dalla inadeguatezza della gestione emergenziale ad opera degli Enti competenti", continua la lettera.
"Non è certo questa la sede opportuna, né compito di chi scrive, accertare eventuali responsabilità della vicenda, ai vari livelli, anche in considerazione delle indagini scaturite da rispettivi esposti e querele che certamente non giovano né ai dipendenti, che allo stato sono posti in regime di cassa integrazione, né, soprattutto, agli indifesi e inascoltati ospiti della struttura. È difatti di questi ultimi che ci si dovrebbe adeguatamente occupare, tenendo conto di quelle che sono le loro reali volontà. Gli stessi, insistentemente, contattano, anche per il tramite dei propri familiari, i dipendenti della struttura chiedendo loro di poter fare ritorno presso la loro casa, individuando quest’ultima nella residenza della “Domus Aurea”, per riacquisire la serenità perduta nei continui spostamenti generati dall’inadeguatezza di chi ha incautamente “gestito” l’emergenza. I “nonnini” chiedono con forza di poter riappropriarsi della loro quotidianità, in quell’ambiente “familiare” tanto caro, fatto di una continua e premurosa cura, di rapporti umani veri e sinceri instaurati con le assistenti, di attività di svago, ludiche e spirituali che consentivano lo svolgimento di una vita serena ed equilibrata", scrive l'avvocato Giunone per conto dei dipendenti della Salus Mc srl.
"Gli scriventi, orgogliosi di aver contribuito, attraverso la loro opera, a rendere la struttura per cui lavorano, una struttura di eccellenza sul territorio, vogliono e pretendono di dar voce ai loro “nonni” non potendo in alcun modo accettare che nell’ambito del medesimo territorio regionale, contrariamente a quanto verificatosi alla “Domus Aurea”, a fronte della stessa situazione di emergenza verificatasi in altre strutture, la prontezza di intervento da parte degli Enti preposti, la predisposizione di tempestive misure volte a preservare l’ambiente “domestico” degli ospiti, consentendo loro di permanere presso lo stesso, nonostante l’emergenza in atto, si risolvesse in una disparità di trattamento tra i nonni calabresi meritevoli tutti dei medesimi diritti e delle stesse garanzie costituzionali. Non pare accettabile che, la manifesta inadeguatezza della macchina burocratica e l’esistenza di inconsistenti beghe, per cosi dire “amministrative”, prive di concretezza, che- si legge ancora- suo malgrado, la Struttura sta cercando di affrontare su più fronti, possano incidere negativamente sugli ospiti della stessa"
Infine, dunque, l'invito e la diffida ai destinatari della lettera, perché i lavoratori "possano essere ricondotti all’interno della stessa nel pieno rispetto dei protocolli sanitari". Con l'avviso che "un eventuale mancato riscontro o in denegata ipotesi di diniego all’invocato trasferimento e riattivazione della stessa, cui potrà far seguito una definitiva compromissione del posto di lavoro degli scriventi, imporrà di agire nelle sedi opportune per ogni accertamento di responsabilità e risarcimento danni".
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