di EDOARDO CORASANITI
Il Tribunale di Vibo Valentia ha revocato il braccialetto elettronico a Giancarlo Pittelli, avvocato, ex parlamentare, in carcere dal 19 ottobre scorso per l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione "Malapigna" della Dda di Reggio Calabria.
Venerdì il Tdl della città dello Stretto ha sostituito la misura del carcere con quella degli arresti domiciliari. Motivo che avrebbe dovuto portare il carcere di Reggio Calabria a rilasciare l'avvocato. Non succede, e non succede nemmeno nei giorni seguenti: senza alcun titolo cautelare, Pittelli viene lasciato in carcere. Il motivo è uno: per l'indagine Rinascita Scott l'ex parlamentare è cautelato agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, mentre per "Malapigna" la detenzione è domestica ma senza dispositivo. E non solo: al momento dell'arresto e trasporto in carcere a metà ottobre, Pittelli aveva con sé il braccialetto. Viene "tolto" ma quando venerdì vengono disposti gli arresti domiciliari l'istituto penitenziario di Reggio non lo rilascia perché non ha più il dispositivo di controllo e per legge non può lasciar andare.
Un bel guaio e vulnus che costringe un indagato a subire per oltre 3 giorni la carcerazione senza nessun motivo. Su istanza degli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, ora il Tribunale di Vibo Valentia che sta celebrando il processo "Rinascita Scott" ha revocato il braccialetto elettronico. Adesso può ritornare a casa.
Giallo su Pittelli: il Tdl lo manda ai domiciliari, ma il carcere di Reggio non lo rilascia
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