Caso Pittelli, Sergio Dragone: "Franco Cimino, la coscienza di una città"

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images Caso Pittelli, Sergio Dragone: "Franco Cimino, la coscienza di una città"

  11 dicembre 2021 17:04

di SERGIO DRAGONE

"L’appello umanitario di Franco Cimino per il ritorno ad un regime domiciliare della detenzione di Giancarlo Pittelli ha spaccato in due l’opinione pubblica e il popolo dei social. C’era da aspettarselo. Tutti i gesti coraggiosi e nobili suscitano questi opposti sentimenti, soprattutto quando non vengono ben compresi nella loro essenza e scambiati per una difesa della casta o, peggio, per un tentativo di delegittimare l’operato della magistratura. Conosco troppo bene Franco Cimino per potere smentire categoricamente queste malevoli interpretazioni. Il suo intervento è stato rigorosamente rispettoso dell’azione dei giudici a cui spetta – nella loro piena autonomia – stabilire la verità e la concretezza delle gravissime ipotesi di reato che pendono sulla testa di Pittelli.

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Il suo appello per una giustizia “umana”, senza che questa rinunci al suo dovere di perseguire i reati, è stato dettato da una cultura cattolica e garantista, da una straordinaria sensibilità resa ancora più acuta negli anni dalle sofferenze e soprattutto dalla perdita del suo affetto più caro.

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Credo di non sbagliare nel dire che ad infastidire maggiormente è stato il suo forte (e quindi impopolare) richiamo all’ipocrisia dominante nella Città dei Tre Colli, dove amicizie e inimicizie si formano e si dissolvono nello spazio di un mattino, a seconda delle convenienze. Quando Cimino ricorda che tutti – dico tutti – conoscevano Pittelli e oggi sembrano averlo rimosso, fino a renderlo un fantasma invisibile, non fa altro che dire una grande verità. Che non c’entra nulla col processo, con le inchieste, con il lavoro encomiabile che la magistratura svolge.

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Questa circostanza mi permette di dire qualche parola su Franco Cimino, sulla sua statura morale, culturale e politica, sul suo impegno “per gli altri” che ha sviluppato durante tutta la sua vita in tutti gli ambiti in cui si è cimentato, dalla politica all’insegnamento, dall’amministrazione al giornalismo.

Confesso: non gli riconoscevo il coraggio che ha dimostrato in questa occasione. Sono certo che lui, per primo, ha messo nel conto certi giudizi malevoli e velenose interpretazioni. Ha voluto essere a tutti i costi la coscienza di questa nostra Città, così bella e così complicata, i cui difetti non ci impediscono di amarla alla follia.

Franco Cimino nel 2006 per un soffio non è diventato sindaco di Catanzaro. Gli sono mancate alcune manciate di voti per realizzare il sogno di una vita. Io non l’ho votato perché il cuore e l’ideologia mi spingevano da un’altra parte. Lui non mi ha mai fatto pesare questa cosa. Anzi, l’ha utilizzata spesso con la sua pungente ironia per prendermi in giro (“se tu la notte prima del ballottaggio avessi ragionato, ora avrei addosso la fascia tricolore”).

Franco Cimino è una persona davvero bella, certo con i suoi difetti e le sue contraddizioni, ma oggi è da considerare anche la coscienza più vera di una città, una coscienza critica e sofferente rivolta al bene e alla crescita della comunità.

Il suo “grido umanitario” ci fa riflettere alla vigilia dell’ennesimo difficile Natale che vede la Calabria in zona gialla. Mi viene in mente Fabrizio De Andrè con la sua bellissima “Preghiera in gennaio”, quando parla di un Dio non vendicativo che crede sempre nella redenzione dell’uomo, anche il più incallito dei peccatori (“venite in Paradiso, là dove vado anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”.

LEGGI QUI L'INTERVENTO DI FRANCO CIMINO

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